Io sì (un circolo virtuoso)

Da una canzone a un ebreo russo emigrato in Francia…

Laura Pausini ha da poco vinto il Golden Globe per la migliore canzone originale con “Io sì” (Seen).

La notizia mi rende contenta non tanto per la canzone in sé ma perché questo premio porterà uno strascico: spingerà molti a vedere il film di cui la canzone è motivo trainante: “La vita davanti a sé”, infatti, è la colonna sonora del film di Edoardo Ponti con Sophia Loren. La visione del film poi, forse, spingerà qualcuno a leggere lo splendido libro  da cui è stato tratto il film. 

Il libro  che ho tanto amato parla di un ragazzino arabo di dieci anni, allevato e cresciuto da Madame Rosa, una vecchia prostituta scampata all’Olocausto che tiene sotto il letto un ritratto di Hitler da guardare per ricordare e sopravvivere nei momenti più duri. La donna  ospita nella sua casa-accoglienza i figli delle colleghe che non vogliono farsi strappare la loro prole dall’assistenza sociale. Momò, così si chiama il bambino, cresce così tra ragazzini di ogni età e nazionalità, senza mai perdere la propria identità, grazie proprio a Rosa che educa i suoi piccoli ospiti rispettando le rispettive religioni e tradizioni.  Momò sogna di diventare un secondo Victor Hugo e offrire al mondo un nuovo “Les Miserables”. Nonostante le avversità, Momò riesce a crescere sereno. 

Il libro poi forse ci porterà a conoscere l’autore, Romain Gary, l’unico scrittore ad aver vinto due volte il premio Goncourt, partecipando per la seconda volta con La vita davanti a sé, nel 1975, firmandosi con il nome di Emile Ajar.

Solo alla sua morte si scoprirà che Emile Ajar era in realtà Romain Gary.

Scopriremo poi che il suo vero nome non era neanche Romain Gary, bensì Romain Kacev, emigrato russo in Francia all’età di 13 anni. Sapremo poi che Romain Gary era stato eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, regista e scrittore, che si era sposato due volte, la seconda con la bellissima attrice protagonista della Nouvelle Vague, Jean Seberg.

Qualcuno si innamorerà del libro che è una dichiarazione di rispetto per gli altri e di amore per la vecchiaia, mostrando il rispetto tra madame Rosa, ebrea, e Momò, musulmano e Madame Rosa e il signor Hamil, un altro tenero personaggio del libro. I due, attraverso gli occhi di Momo si trasfigurano: diventano belli, preziosi, indispensabili, riuscendo a mostrarci la bellezza nonostante, o forse, grazie alla loro vecchiaia. 

Sapremo che il pomeriggio del 3 dicembre del 1980, Romain Gary si era recato da Charvet, in place Vendôme a Parigi, per acquistare una vestaglia di seta rossa. Aveva deciso di ammazzarsi con un colpo di pistola alla testa e, per delicatezza verso il prossimo, aveva pensato di indossare una vestaglia di quel colore perché il sangue non si notasse troppo. Prima di morire, nella sua casa di rue du Bac a Parigi aveva sistemato tutto con cura: gli oggetti personali, la pistola, la vestaglia. Poi aveva scritto su un biglietto che il suo suicidio non aveva nessun rapporto con Jean Seberg, la sua ex moglie, l’attrice americana, l’adolescente triste di Bonjour tristesse, che l’anno prima era stata trovata morta, nuda, dentro una macchina. Il colpo di pistola con cui Romain Gary si uccise la notte del 3 dicembre 1980 fece scalpore nella società letteraria parigina, ma non giunse completamente inaspettato. Eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta, tombeur de femmes, vincitore di un Goncourt, Gary era considerato un sopravvissuto, un romanziere a fine corsa, senza più nulla da dire.

Ma a distanza di anni si parla ancora di lui , grazie anche alla canzone “Io sì” di Laura Pausini, in un circolo virtuoso che dalla canzone porta a un film e poi a un libro e poi ancora a lui, Romain Gary, Emile Ajar, Romain Kacev…

R.

Author: ragaraffa

Blogger per passione e per impegno, ama conoscere e diffondere le voci delle donne che cambiano.  

2 Replies to “Io sì (un circolo virtuoso)”

  1. marisa Polimeno says: 04/04/2021 at 3:34 pm

    Letto da pochi giorni, stimolata dalla lettura Ad alta voce di Rairadio3, sono d’accordo con Raffaella. La vita davanti a sé è tutto questo e forse, anche molto altro per ciascun lettore.
    Vedrò volentieri il film -anche se con qualche timore, non mi vedo Sophia nei panni di Madame Rosa con i suoi 95 chili e l’unica bellezza che le resta nei suoi neri occhi da ebrea.

  2. amvaldivieso says: 05/04/2021 at 3:41 pm

    Ho visto il film e l’ho proprio goduto!
    Mi è piaciuto molto l’argomento, la scenografia e il lavoro da attrice della grande Sofía Loren. Ė incredibile vederla ancora oggi così forte, bella, versatile e che mantiene fino ad adesso quello stampo così catturante!
    Una volta visto il film La vita davanti a sè, questo ha integrato l’elenco dei films visti su Netflix, segnato con cinque stelle e considerato da me, ottimo! Ma oggi, Raffaella, leggendo il tuo articolo, mi hai aperto gli occhi e mi hai fatto conoscere tutto questo circolo virtuoso che rinchiude questo film e che mi porta alla storia, alla musica, alla letteratura; non sapevo quanto c’era dietro! E così, mi viene la voglia di rivedere La Vita davanti a sé, di sentire la canzone della Pausini, di leggere il libro… Grazie, Raffa; è stato un bel circolo virtuoso per una mattina di quarantena!

Lascia un commento

Your email address will not be published.

This field is required.

You may use these <abbr title="HyperText Markup Language">html</abbr> tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*This field is required.