(en français après les photos) Da qualche anno mi trovo a passare per i Paesi Baschi, attirata, come tanti, dalle famose località della costa ma anche dal cammino di Santiago che passa per Saint Jean Pied-de-Port. Da un paio di anni sfrutto l’ospitalità di amici nel grazioso villaggio di Mouguerre per esplorare meglio i dintorni: Bayonne (Baiona in basco) e la plage d’Anglet. In questi giorni decido però di spingermi oltre confine (la Spagna è proprio dietro l’angolo) e di prendere il barchino che, per due euro e mezzo, fa da spola, ogni quarto d’ora, tra la bellissima spiaggia di Hendaye e il pittoresco villaggio portuale e medievale di Hondarribia, Fontarrabie. Oggi è una bellissima giornata calda quindi molti turisti hanno avuto la stessa nostra idea perciò prima percorriamo i quasi quattro chilometri di spiaggia per andare nel lato nord, vicino alle rocce e ai faraglioni, per un tranquillo pic nic e un bellissimo bagno per poi tornare indietro e dirigerci oltreconfine.
Arriviamo nel pomeriggio a Hondarribia che esploriamo con piacere dopo una sosta al bar della Plaza de Armas: la cittadina è famosa anche per la gastronomia, qui si svolge peraltro una famosa competizione per i migliori pintxos (tapas). E’ soprattutto una città ricca dal punto di vista del patrimonio storico con le sue fortificazioni ben conservati, gli unici della regione di Guipùzcoa. Il casco antiguo offre scorci deliziosi con le sue antiche case dai balconi fioriti, dipinti dai colori vivaci. Si parte dalla Porta de Santa Marìa, una delle più antiche entrate per la città con lo stemma della città 1694 e la torre circolare del XVI secolo; l’altra porta, di San Nicolas ha ora una passerella al posto del ponte levatoio per superare il fossato. Dietro la Plaza de Armas, costruita sulle antiche mura, visitiamo la chiesa di Nostra Signora dell’Assunzione di stile gotico con aggiunta di elementi rinascimentali e barocchi tra il XV e il XVII secolo.
Proprio nella Plaza de Armas, nel punto più alto della città da dove si può ammirare il panorama sul fiume e la città bassa verso il porto, c’è il Castello dell’imperatore Carlo V, fortezza oggi diventata un Parador. Nella piazza in settembre si svolge la sfilata tradizionale. Proseguiamo la calle mayor e passiamo davanti al municipio, casa signorile del XVIII secolo con due grandi stemmi della città e grandi archi.
Anche nei pressi del porto fluviale (la Bidassoa) il quartiere de La Marina, con la sua passeggiata verso la spiaggia attraverso le strade pedonali invitano alla dolce vita tra bar e ristoranti in terrazza, case basche aux colombages. Peccato non passare la serata per ammirare il tramonto e l’atmosfera notturna ma dobbiamo tornare in Francia. Lasciamo così a una prossima volta le visite del Fort de Guadalupe verso il Mont Jaizkibel, del castello di San Telmo e del faro d’Higuer.
Dalla casa di Mouguerre vediamo i Pirenei, catena montuosa che mi evoca da sempre lo studio dell’orografia: “…catena che divide la penisola iberica dalla Francia”. Luogo poi diventato mitico per me che dovevo decidere quale cammino percorrere per Santiago dalla Francia. Insomma decido di approfittare di un paio di giorni di vacanza e di bel tempo per avvicinarmi alle cime di questa regione di alti pascoli e panorami unici. Saliamo in auto fino a Itary dove si possono affittare dei chalet per soggiorni estivi e invernali: prendiamo la camera Lizardaia in uno di questi condivisa con altre due camere, proprio di fronte all’inizio di 7 possibili sentieri marcati in giallo più quello del GR, la Grande Randonnée traspirena marcato in bianco e rosso.
Prendiamo subito il cammino numero 1 che in tre ore permette di fare un circuito ad anello passando per la foresta e salendo sulle cime di Escaliers e di Arthanolatze. Il percorso offre dei paesaggi splendidi sulle vette più alte in lontananza e un panorama a ampio raggio. Questo primo contatto con la montagna basca è già una vera e propria immersione nella natura incontaminata. Camminiamo incontrando solo un paio di altri randonneurs mentre il suono delle campanelle delle mucche al pascolo risuona di continuo. Cavalli e pecore brucano liberi sugli altipiani o tra i cespugli, indifferenti a chi passa lungo il sentiero: si capisce che da sempre bovini e ovini vivono in stretto connubio con gli uomini in questa regione dove si produce uno dei migliori formaggi francesi e forse il mio preferito: l’Ossau–Iraty. Avvistiamo diversi rapaci: il gipeto barbuto, nibbio bruno e gracchio alpino, attraversiamo un ruscello che scende a valle formando un laghetto (ci si arriva con il sentiero 3) e la foresta dove i faggi prevalgono: siamo infatti nella faggeta più grande d’Europa. Immagino lo stesso percorso con i colori autunnali anche se è davvero piacevole ora camminare tra erica fiorita, agrifogli arborescenti, ginestre dei carbonai, conifere, felci e graminacee di montagna sui versanti esposti a sud e sulle selle.
Il giorno dopo optiamo per due sentieri più corti. La mattina prendiamo il sentiero n. 3, saliamo attraverso la faggeta nel versante sud per arrivare su un sella sulla cresta d’Orgambidexka, punto di vista ideale per osservare il passaggio degli uccelli durante la stagione delle migrazioni. Il panorama è incredibile e provo a contare le sfumature di verde punteggiate di vari colori delle infiorescenze montane. Scendiamo passando per un alpeggio e poi per la foresta per tornare alla base. Approfittiamo per acquistare del formaggio locale dal produttore: intanto le pecore stanno brucando mentre altre ruminano riposando in mezzo alla strada. Scambiamo le informazioni sugli avvistamenti degli uccelli con il giovane esperto nel Centre d’interpretation de la Nature. Ci spostiamo al Centre d’accueil per comprare il pane per il pic nic che decidiamo di fare lungo l’altro cammino: questa volta partiamo dal parcheggio direttamente di fronte verso il GR che in un paio d’ore arriva al laghetto nella zona del campeggio attraversando la faggeta.
Torniamo nel primo pomeriggio perché dobbiamo tornare a Mouguerre in tempo per una cena a base di pesce verso Anglet. Da segnalare un ristorante di cucina locale: restaurant Nahia https://www.facebook.com/people/Restaurant-NAHIA/100063640820395/ per un ottimo rapporto qualità/prezzo. Per chi vuole evitare i costosi ristoranti turistici sul mare, questo è l’indirizzo giusto: ottime cozze e pichirones a la plancha, illuminate dal sorriso del simpatico gestore. Io, Anne e Dominique terminiamo la giornata con un tuffo in piscina, dopo cena, raggiunte dalle nipoti di Dominique appena rientrate dagli Stati Uniti: bei momenti di incontri, fugaci ma intensi!
Abbiamo ancora una giornata da passare a Mouguerre ed è una caldissima domenica: -la spiaggia di Anglet è da evitare- ci dice Dominique – perché presa d’assalto dai turisti e con il parcheggio a pagamento. Al ricordo di una mattinata passata a cercare un parcheggio a Saint-Jean-de-Luz un paio di anni prima, sono ben contenta quando il nostro amico Justin ci propone di andare a bagnarci piuttosto sulla Nive, affluente dell’Adour, fiume che attraversa Bayonne. Passiamo il villaggio di Espelette, famoso per la produzione del piment d’Espelette, ottimo ingrediente per molte preparazioni culinarie compreso il cioccolato. Ci dirigiamo poi nella graziosa cittadina di Cambo les-bains: il termometro segna 42° e non vediamo l’ora di tuffarci nel fiume a Itsasu (Itxassou in basco). E’ davvero una bella domenica pomeriggio questa passata a nuotare nel fiume, asciugarci sulle rocce e al fresco delle fronde. Il sentiero che costeggia il fiume va al Pas de Roland Atekaitz da dove partono diversi sentieri uno dei quali raggiunge il Col des Veaux, certamente da percorrere in altro orario o una prossima volta, quando farà meno caldo!
P.
Depuis quelques années, je passe par les Pays Basque, attirée par les célèbres localités de la côte mais aussi par le passage du Chemin de Santiago à Saint Jean Pied-de-Port. C’est la deuxième année que je profite de l’hospitalité d’amis dans le joli village de Mouguerre pour mieux explorer les environs : Bayonne (Baiona en basque) et la plage d’Anglet. Ces jours-ci, cependant, je décide de franchir la frontière (l’Espagne est à deux pas d’ici) et de prendre le bateau qui, pour deux euros et demi, fait la navette tous les quarts d’heure entre la belle plage d’Hendaye et le village médiéval et portuaire d’Hondarribia (Fontarrabie en français). Avant nous parcourons les quelque quatre kilomètres de plage du côté nord, près des rochers (secteur naturiste) pour un pique-nique tranquille et une belle baignade avant de revenir sur nos pas et de traverser la frontière.
Nous arrivons dans l’après-midi à Hondarribia, que nous explorons avec plaisir après un arrêt au bar de la Plaza de Armas : la ville est également réputée pour sa gastronomie, il y a même un célèbre concours des meilleurs pintxos (tapas). C’est surtout une ville riche en patrimoine historique avec ses fortifications, les seules bien conservées de la région de Guipúzcoa. Le casco antiguo offre des coins ravissants avec ses vieilles maisons aux balcons fleuris, peintes de couleurs vives.
Nous commençons par la Porta de Santa Marìa, l’une des plus anciennes entrées de la ville, avec les blasons de 1694 et la tour ronde du XVIe siècle ; l’autre porte, celle de San Nicolas, possède maintenant une passerelle au lieu d’un pont-levis pour franchir les douves. Derrière la Plaza de Armas, construite sur les anciens murs de la ville, nous visitons l’église Notre-Dame de l’Assomption et du Pommier, de style gothique avec des éléments Renaissance et Baroque ajoutés entre le XVe et le XVIIe siècle.
Sur la Plaza de Armas, au point le plus élevé de la ville, d’où on peut admirer la vue sur le fleuve et la ville basse en direction du port, se trouve le château de l’empereur Charles Quint, une forteresse qui est aujourd’hui devenue un Parador. En septembre, le défilé traditionnel a lieu sur la place. Nous continuons le long de la calle mayor et passons devant l’hôtel de ville, une demeure seigneuriale du XVIIIe siècle avec deux grands blasons de la ville et de grandes arcades.
Toujours à proximité du port fluvial (la Bidassoa), le quartier de La Marina, avec sa promenade vers la plage à travers des rues piétonnes, invite à la dolce vita entre bars et restaurants en terrasse, maisons basques aux colombages . Il serait dommage de ne pas passer la soirée à admirer le coucher de soleil et l’ambiance nocturne, mais il faut revenir en France. Nous remettons donc à une prochaine fois les visites du Fort de Guadalupe, du Mont Jaizkibel, du château de San Telmo et du phare du Higuer.
Depuis la maison de Mouguerre, on aperçoit les Pyrénées, une chaîne de montagnes qui m’a toujours fait penser à l’étude de l’orographie à l’école: “… une chaîne qui sépare la péninsule ibérique de la France”. Un lieu qui est ensuite devenu mythique pour moi alors que j’envisageais de faire le chemin de Santiago depuis la France.
Je décide donc de profiter de quelques jours de vacances et de beau temps pour approcher les sommets de cette région de hauts pâturages et de panoramas uniques. Nous montons à Itary, où on peut louer des chalets pour des séjours d’été et d’hiver : nous prenons pour une nuit la chambre Lizardaia dans l’un d’eux, juste devant le départ de 7 chemins marqués en jaune plus le chemin GR, la Grande Randonnée Traspirenées marquée en rouge et blanc.
Nous prenons immédiatement le chemin numéro 1, qui nous permet en trois heures de faire une boucle à travers la forêt et jusqu’aux sommets des montagnes basques. Le parcours offre de beaux paysages sur les plus hauts sommets au loin et un vaste panorama.
Ce premier contact avec la montagne basque est déjà une véritable immersion dans cette paysage paisible: nous marchons, ne rencontrant que quelques autres randonneurs alors que le son des cloches des vaches en pâture résonne continuellement. Les chevaux et les moutons paîtrent librement sur les plateaux ou dans les buissons, indifférents à ceux qui passent sur le chemin : nous nous rendons compte que les bovins et les ovins vivent au moins en étroite association avec les humains depuis toujours dans cette région où l’on produit l’un des meilleurs fromages français et peut-être mon préféré : l‘Ossau-Iraty. Nous apercevons plusieurs rapaces : le gypaète barbu, le milan royal et les vautours fauves, traversons un ruisseau qui descend dans la vallée pour former un petit lac (on y accède par le sentier 3) et la forêt où dominent les hêtres. Nous sommes en fait dans la plus grande hêtraie d’Europe. J’imagine le même parcours avec les couleurs de l’automne, bien qu’il soit vraiment agréable maintenant de marcher avec les bruyères en fleurs, les houx arborescents, les genêts charbonniers, les conifères, les fougères et les herbes de montagne sur les pentes. Le lendemain, nous optons pour deux chemins plus courts. Le matin, nous empruntons le sentier n° 3, qui grimpe à travers la forêt de hêtres sur le versant sud pour arriver à la crête d’Orgambidexka, point de vue idéal pour observer le passage des oiseaux pendant la saison des migrations.
La vue est incroyable et j’essaie de compter les nuances de vert parsemées des différentes couleurs des inflorescences. Nous redescendons en passant par un alpage puis par la forêt jusqu’à la base. Nous en profitons pour acheter du fromage local au producteur : des brebis broutent tandis que d’autres ruminent bien à l’aise au milieu de la route. Nous échangeons des informations sur les observations d’oiseaux avec le jeune expert du Centre d’interprétation de la nature . Nous passons à l’épicerie à coté du Centre d’accueil pour acheter du pain pour le pique-nique que nous décidons d’emporter par l’autre chemin : cette fois, nous partons du parking juste en face en direction du GR qui, en quelques heures, arrive à l’étang de la zone du camping à travers la forêt de hêtres. Nous rentrons en début d’après-midi car nous devons retourner à Mouguerre à temps pour un dîner de poissons vers Anglet. Nous recommandons un excellent restaurant de cuisine locale, Nahia, qui offre un excellent rapport qualité-prix. Pour ceux qui veulent éviter les chers restaurants touristiques de bord de mer, c’est la bonne adresse : excellentes moules et pichirones à la plancha servis par le sympathique patron. Anne, Dominique et moi terminons la journéen plongeant dans la piscine après le dîner, rejoints par les petites-filles de Dominique qui viennent de rentrer des Etats-Unis : de beaux moments de rencontres, fugaces mais intenses !
Nous avons encore une journée à passer à Mouguerre et c’est un dimanche très chaud : -la plage de l’Anglet est à éviter, Dominique nous prévient, -parce qu’elle est envahie de touristes et le stationnement y est payant. Me rappelant une matinée passée à chercher un parking à Saint Jean-de-Luz quelques années plus tôt, je suis bien contente quand notre ami Justin nous propose d’aller plutôt nous baigner dans la Nive, un affluent de l’Adour, une rivière qui traverse Bayonne. Nous passons par le village d’Espelette, célèbre pour sa production de piment d’Espelette, un excellent ingrédient pour de nombreuses préparations culinaires dont le chocolat, puis nous nous dirigeons vers la jolie ville de Cambo-les-bains : le thermomètre affiche 42° et nous avons hâte de plonger dans la rivière, près à Itsasu (Itxassou en basque). C’est vraiment un beau dimanche après-midi passé à se baigner dans la rivière, à se sécher sur les rochers et dans la fraîcheur des frondaisons. Le sentier qui longe la rivière va jusqu’au Pas de Roland Atekaitz d’où partent plusieurs sentiers dont l’un atteint le Col des Veaux, certainement à faire à un autre moment quand il fera moins chaud !
Grazie Patrizia!
Grazie Patrizia!