(en français après les photos) La nostra amica ‘donnaconlozaino’ Alessandra ci manda un nuovo articolo su un’esperienza davvero suggestiva in un territorio denso di storia, leggenda e arte:
L’escursione inizierà alle 21.00, ma l’appuntamento è alle 20.30 al parcheggio della necropoli. Arrivando scorgo già nel gruppo che si sta formando Arianna, il marito Andrea e la loro piccola Sara di 8 anni, e poi Cristian, il presidente dell’Associazione Cornelia Antiqua, che organizza l’evento. Quanto mi fa piacere ritrovarli in questa nuova avventura dopo essere stati così bene insieme in Sicilia, a giugno! Mentre attendiamo che arrivino tutti, ci godiamo la bellezza del crepuscolo estivo, con la vista che spazia dalle colline al mare, col suono delle cicale in sottofondo. Aspettiamo che sorga la luna, perché sarà una luna piena e la data di questa serata di luglio è stata scelta proprio per questo. La bionda Nerea, che ha appena conseguito la Magistrale in Archeologia etrusca, sarà la nostra guida.
Ci troviamo all’esterno della necropoli etrusca detta “della Banditaccia” (la zona veniva bandita, cioè affittata con bando dai suoi proprietari, da cui l’origine del nome), la più estesa di tutta l’area mediterranea e sito Unesco dal 2004. Se la parte recintata della necropoli, ora chiusa,rappresenta circa 20 ettari ed ha circa 400 tumuli, la parte esterna, dove si svolgerà la nostra escursione, è disseminata di antiche sepolture che si estendono tutt’intorno per oltre 400 ettari e sono varie migliaia: avremo molto da scoprire, stanotte. Il programma è di percorrere la Via degli Inferi che alcuni di noi già conoscono e anch’io, che non abito lontano, ci sono venuta a passeggiare più volte, ma quello che oggi mi attira è la possibilità di visitarla di notte e con una guida… Il luogo è già molto misterioso e suggestivo di giorno figuriamoci come ci si deve sentire a trovarcisi con il buio…
Ora tutti i partecipanti sono arrivati, siamo muniti di torce (e di scarpe comode) e aspettiamo che cali l’oscurità per iniziare. Il segnale d’avvio ce lo dà il sorgere della luna che spunta da dietro il grande tumulo di fronte a noi (vedi foto). Si tratta di una sepoltura del VII sec. a. C. e la sua monumentalità è la testimonianza di un’epoca in cui Cerveteri (Kaisra per gli Etruschi, Caere per i latini) godeva di massima potenza e ricchezza. L’opera è realizzata in tufo, la pietra tufacea essendo la più diffusa in questo territorio di origine vulcanica, ha base circolare e copertura a tumulo. Questa sepoltura è così grande da ospitare due tombe, la Tomba dei Leoni e la Tomba degli Scudi e delle Sedie, che prendono il nome dalle decorazioni che si trovano all’interno. Si tratta di tombe gentilizie tra le più importanti che hanno planimetrie interne articolate: un corridoio d’ingresso detto “dromos”, un vestibolo, varie camere laterali che in fondo nelle quali c’era posto per molti defunti. Gli Etruschi pensavano che vi fosse una vita oltre la morte e concepivano la tomba come una casa per l’al di là, tanto più fornita di oggetti e di decorazioni quanto più il committente aveva possibilità economiche e rango elevato.
Non tutte le tombe etrusche hanno le dimensioni e la forma di quella che abbiamo visto, perché variano a seconda dell’epoca e dei proprietari. La nostra guida ci ricorda le fasi da tener presenti quando ci approcciamo alla necropoli: abbiamo il periodo villanoviano, il più antico (IX -VIII sec. a.C.), con urne e tombe a pozzetto o a fossa, il periodo rappresentato da tombe a tumulo come quello appena visto (VIII sec. a. C.) e il periodo in cui progressivamente si affermano le tombe “a dado” e a caditoia allineate lungo le vie sepolcrali (dal VI sec. a. C.). Va pure tenuto presente che con il tempo le sepolture si sono ridotte di dimensioni anche per motivi di spazio, così come accade ai giorni nostri.
Accompagnati dal verso dell’assiolo, ci avviamo per il viale costeggiato da pini profumati che ci porterà alla via degli Inferi. Camminando, Nerea ci racconta la storia degli scavi, che iniziarono in modo non scientifico a metà dell’ ’800 ad opera di appassionati di archeologia; il primo ad effettuare i primi scavi sistematici fu Raniero Mengarelli dal 1909 al 1933 e fu proprio lui che portò alla luce e denominò la Via degli Inferi, nel 1927. Dopo un lungo periodo di abbandono, durante il quale la zona non fu risparmiata dalla seconda guerra mondiale, le ricerche ripresero legalmente nel ’52 con Mario Moretti e in modo estensivo con la Soprintendenza Archeologica negli anni ’60. Negli anni ’80 Mauro Cristofani iniziò un lavoro poi proseguito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche; dal 2016 i volontari del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite(GATC) si occupano della rivalorizzazione dei luoghi. Purtroppo, queste zone hanno subito per decenni un’intensa attività di scavi clandestini che hanno devastato numerose tombe, disperdendo reperti unici. Sono i famosi “tombaroli” che saccheggiano i luoghi interessati solo all’aspetto economico dello scavo e alla speranza di trovare reperti da rivendere, cancellando preziose informazioni archeologiche e storiche. Per fortuna la legislazione attuale sembra aver rallentato, se non proprio eliminato del tutto, questo fenomeno.
Mano a mano che ci inoltriamo nel buio, i toni si abbassano e diventiamo più silenziosi. Sembriamo uno sciame di lucciole, con le nostre torce che si muovono nella notte. Ed eccoci ad un bivio. Dobbiamo prendere a destra e ben presto, camminando su un terreno divenuto più accidentato, arriviamo all’inizio della Via degli Inferi. L’impressione è quella di penetrare nella roccia, perché si tratta di una via cava, cioè scavata nel tufo, che metteva in comunicazione l’antico abitato di Caere con la sua immensa necropoli. Si presenta come una sorta di canyon ricoperto in alto da una rigogliosa vegetazione che a tratti forma una volta, le cui pareti sono cosparse di aperture mute ed oscure, tombe che sembrano osservare chi transita… In questa antichissima strada, che serviva anche da cava e che veniva via via scavata, le leggi archeologiche e geologiche si capovolgono, perché contrariamente a ciò cui siamo abituati, gli strati inferiori sono quelli scavati di recente, mentre quelli superiori sono i più antichi. Abbiamo, dunque, le sepolture più antiche in alto e quelle più recenti in basso, con una stratificazione che va dal VII sec. a. C. in avanti (troviamo anche tombe romane, a testimonianza dei rapporti di coabitazione che si crearono nel tempo tra le due popolazioni).
Quando sono venuta a Via degli Inferi di giorno mi sono limitata a camminare lungo la strada, alzando gli occhi sulle pareti cosparse di “buchi” ad altezze differenti, ma senza avventurarmi all’interno, anche perché le tombe sono tantissime, quelle in basso sono spesso inondate, quelle più in alto richiedono una scalata che non mi sono sentita di tentare. Paradossalmente, è proprio nel buio che ho visto di più perché l’Associazione Cornelia Antiqua ci ha organizzato un percorso ragionato, individuando per noi le tombe più significative che ha illuminato con fari più potenti delle nostre piccole torce. Aiutandoci tra noi ci siamo inerpicati sulle pareti alla scoperta di sepolture con caratteristiche diverse. La più bella è stata sicuramente la Tomba delle Colonne doriche (vedi foto), che prende il nome dalle colonne con capitello dorico che ne sostengono il soffitto. In questa, come in altre tombe più piccole, si trovano i letti dei defunti, con testiera arrotondata per l’uomo e a forma di tetto per le donne, identificate con la casa.Nerea ci fa notare i blocchi di pietra che si trovano davanti agli ingressi e ci spiega che una volta deposto il defunto, l’entrata veniva sigillata. Ci arrampichiamo fino ad una tomba “a caditoia” detta così perché ha un’apertura verso l’alto nella quale si ritiene che i fossorescalassero il defunto, anche se l’ipotesi più plausibile è che la caditoia servisse per lo svolgimento di culti legati all’al di là (vedi il rito romano del “refrigerium”, in cui si versavano libagioni all’interno della sepoltura). Di fronte ad un’altra entrata Nerea ci mostra uno strano oggetto (vedi foto) consistente in una lastra di pietra piena di buchi e nessuno indovina di cosa si tratti: è un “cippario”, ovvero un “porta cippi funerari” con cui gli Etruschi contrassegnavano il genere del defunto e scrivevano probabilmente il suo nome. Andiamo avanti osservando a destra e a sinistra, lo sguardo attirato da tanti particolari e, tra le cose misteriose, ci vengono mostrate qua e là delle strane lettere (gli Etruschi scrivevano da destra verso sinistra) incise nelle pareti che non avrei mai notato da sola. Superato il letto di un torrente ora asciutto dove vediamo quella che probabilmente era una vasca per il lavaggio rituale dei defunti, arriviamo in un luogo straordinario: siamo ai piedi delle mura dell’antica Caere, che ci sovrastano con un’alta liscia parete di tufo e noi ci sentiamo molto piccoli di fronte a quest’opera immane. L’escursione è stata punteggiata dalla lettura a voce alta di testi scelti, tratti da Strabone, da D. H. Lawrence, G. Dennis, A. Nibby e F. Della Seta, che avevano un legame con quello che vedevamo, un’idea molto suggestiva per piccole pause di riflessione.
E’ ora di tornare e ripercorriamo senza soste la strada fatta, lasciandoci prendere dal fascino arcano del luogo. Quando arriviamo al punto di partenza ci rendiamo conto che è mezzanotte e che abbiamo camminato per tre ore. Grazie Cornelia Antiqua per questa esperienza unica, alla prossima!
Alessandra Damiotti
L’excursion commencera à 21 heures, mais le rendez-vous est fixé à 20 h 30 sur le parking de la nécropole. En arrivant, je vois déjà Arianna, son mari Andrea et leur fille Sara, âgée de 8 ans, puis Cristian, le président de l’association Cornelia Antiqua, qui organise l’événement, dans le groupe qui se forme. Quelle joie de les retrouver dans cette nouvelle aventure après avoir passé un si bon moment ensemble en Sicile au mois de juin ! En attendant que tout le monde arrive, nous profitons de la beauté du crépuscule d’été, de la vue qui s’étend des collines à la mer, avec le bruit des cigales en fond sonore. Nous attendons que la lune se lève, car ce sera la pleine lune et la date de cette soirée de juillet a été choisie précisément pour cela. La blonde Nerea, qui vient de terminer son Master en Archéologie étrusque, sera notre guide.
Nous nous trouvons devant la nécropole étrusque dite “dellaBanditaccia” (la zone a été bannie, c’est-à-dire louée par proclamation de ses propriétaires, d’où l’origine du nom), la plus grande de tout le bassin méditerranéen et site Unesco depuis 2004. Si la partie close de la nécropole, actuellement fermée, représente environ 20 hectares et compte environ 400 tumulus, la partie extérieure, où se déroulera notre excursion, est parsemée d’anciennes sépultures qui s’étendent tout autour sur plus de 400 hectares et en comptent plusieurs milliers : nous aurons beaucoup à découvrir ce soir. Il est prévu de parcourir la Via degliInferi, que certains d’entre nous connaissent déjà, etmoi qui n’habite pas loin, j’y suis venue plusieurs fois, mais ce qui m’attire aujourd’hui, c’est la possibilité de la visiter de nuit et avec un guide … L’endroit est déjà très mystérieux et évocateur pendant la journée, imaginez ce que l’on doit ressentir lorsqu’on s’y trouve dans l’obscurité …
Maintenant, tous les participants sont arrivés, nous sommes équipés de torches (et de chaussures confortables) et attendons que la nuit commence. Le signal du départ nous est donné par le lever de la lune qui apparaît derrière le grand tertre devant nous (voir photo).
Il s’agit d’une sépulture du 7ème siècle. à. C. et sa monumentalité témoigne d’une époque où Cerveteri (Kaisra pour les Étrusques, Caere pour les Latins) jouissait d’un pouvoir et d’une richesse maximum. L’œuvre est réalisée en tuf, la pierre de tuf étant la plus répandue dans cette zone d’origine volcanique, elle présente une base circulaire et un toit en monticule. Cette sépulture est si grande qu’elle abrite deux tombeaux, le Tombeau des Lions et le Tombeau des Boucliers et des Chaises, qui tirent leur nom des décorations trouvées à l’intérieur. Ce sont parmi les tombeaux nobles les plus importants qui ont des plans intérieurs articulés : un couloir d’entrée appelé “dromos”, un vestibule, diverses pièces latérales qui, au fond, accueillaient de nombreux défunts. Les Étrusques pensaient qu’il y avait une vie après la mort et concevaient le tombeau comme une maison pour l’au-delà : plus il était équipé d’objets et de décorations, plus le commanditaire avait des possibilités économiques et un rang plus élevé.
Toutes les tombes étrusques n’ont pas la taille et la forme de celle que nous avons vue, car elles varient selon les époques et les propriétaires. Notre guide nous rappelle les phases à garder à l’esprit lorsque l’on approche de la nécropole : nous avons la période villanovienne, la plus ancienne (IX -VIII siècle avant JC), avec des urnes et des tombes à puits ou à fosse, la période représentée par des tombes à tumulus comme celle que l’on vient de voir (VIIIe siècle av. J.-C.) et l’époque où s’implantent progressivement les tombeaux à « cubes » et à mâchicoulis alignés le long des chemins sépulcraux (à partir du VIe siècle av. J.-C.). Il convient également de garder à l’esprit qu’au fil du temps, les sépultures ont diminué en taille également pour des raisons d’espace, comme c’est le cas aujourd’hui.
Accompagnés par le chant du petit-duc, nous partons le long de l’avenue bordée de pins odorants qui nous mènera à la Via degliInferi. En marchant, Nerea nous raconte l’histoire des fouilles, commencées de manière non scientifique au milieu du XIXe siècle par des passionnés d’archéologie ; le premier à réaliser les premières fouilles systématiques fut RanieroMengarelli de 1909 à 1933 et c’est lui qui mit au jour et baptisa la Via degliInferi en 1927 ; après une longue période d’abandon, au cours de laquelle la zone n’a pas été épargnée par la Seconde Guerre mondiale, les recherches ont repris légalement en 1952 avec Mario Moretti et de manière approfondie avec la Surintendance archéologique dans les années 1960 ; dans les années 1980, Mauro Cristofani a commencé des travaux qui ont ensuite été poursuivis par le Conseil national de recherches ; depuis 2016 les bénévoles du Groupe Archéologique du Territoire de Cerite (GATC) travaillent au réaménagement des lieux. Malheureusement, ces zones font l’objet depuis des décennies d’intenses fouilles clandestines qui ont dévasté de nombreuses tombes, dispersant des découvertes uniques. Ce sont les fameux « pilleurs de tombes » qui pillent les lieux intéressés uniquement par l’aspect économique des fouilles et dans l’espoir de trouver des trouvailles à revendre, effaçant ainsi de précieuses informations archéologiques et historiques. Heureusement, la législation actuelle semble avoir ralenti, voire complètement éliminé, ce phénomène.
À mesure que nous nous avançons dans l’obscurité, les tons diminuent et nous devenons plus silencieux. Nous ressemblons à une nuée de lucioles, avec nos lampes de poche qui bougent dans la nuit. Et nous voici à la croisée des chemins. Nous devons tourner à droite et bientôt, en marchant sur un terrain devenu plus accidenté, nous arrivons au début de la Via degliInferi. L’impression est celle de pénétrer dans le rocher, car c’est un chemin creux, c’est-à-dire creusé dans le tuf, qui reliait l’ancienne ville de Caere à son immense nécropole. Il ressemble à une sorte de canyon recouvert au sommet d’une végétation luxuriante qui forme parfois une voûte, dont les parois sont parsemées d’ouvertures silencieuses et sombres, de tombeaux qui semblent observer ceux qui passent… Dans cette route très ancienne, qui servait également de carrière et qui a été progressivement fouillée, les lois archéologiques et géologiques sont bouleversées, car contrairement à ce à quoi nous sommes habitués, les couches inférieures sont celles récemment fouillées, tandis que les couches supérieures sont les plus anciennes.Nous avons donc les sépultures les plus anciennes en haut et les plus récentes en bas, avec une stratification qui va du 7ème siècle avant J.C. (nous trouvons également des tombes romaines, témoignant des relations de cohabitation créées au fil du temps entre les deux populations).
Lorsque je suis venue à Via degliInferi pendant la journée, je me suis contentée de marcher le long de la rue, de regarder les murs parsemés de “trous” à différentes hauteurs, mais sans m’aventurer à l’intérieur, notamment parce que les tombes sont très nombreuses, celles du bas sont souvent inondées, celles du haut nécessitent une ascension que je n’avais pas envie de tenter. Paradoxalement, c’est justement dans l’obscurité que j’ai vu le plus de choses car l’association Cornelia Antiqua nous a organisé une visite raisonnée, identifiant les tombes les plus significatives, qu’ils ont éclairées avec des lampes frontales plus puissantes que nos petites torches. En nous aidant les uns les autres, nous avons escaladé les murs pour découvrir des tombes aux caractéristiques différentes. La plus belle était certainement la tombe des colonnes doriques (voir photo), qui tire son nom des colonnes à chapiteaux doriques qui soutiennent son plafond. Dans cette tombe, comme dans d’autres plus petites, se trouvent les lits des défunts, avec une tête de lit arrondie pour les hommes et en forme de toit pour les femmes, identifiée à la maison.Nereanous montre les blocs de pierre devant les entrées et explique qu’une fois que le défunt reposait, l’entrée était scellée. Nous montons jusqu’à une tombe à mâchicoulis, ainsi appelée parce qu’elle présente une ouverture vers le haut dans laquelle les fossoresauraient fait descendre le défunt, même si l’hypothèse la plus plausible est que les mâchicoulis servaient à l’accomplissement de cultes liés à l’au-delà (voir le rite romain du “refrigerium”, au cours duquel des libations étaient versées à l’intérieur de la sépulture). Devant une autre entrée, Nerea nous montre un objet étrange (voir photo) constitué d’une dalle de pierre pleine de trous et dont personne ne peut deviner la nature : il s’agit d’un “cippario”, c’est-à-dire d’un “porte-pierre funéraire” avec lequel les Étrusques marquaient le sexe du défunt et écrivaient probablement son nom.
Nous continuons à observer à gauche et à droite, le regard attiré par tant de détails et, parmi les choses mystérieuses, on nous montre ici et là des lettres étranges (les Étrusques écrivaient de droite à gauche) gravées dans les murs, que je n’aurais jamais remarquées seule. Après avoir passé le lit d’un ruisseau aujourd’hui asséché où l’on voit ce qui était probablement un bassin pour le lavage rituel des morts, nous arrivons à un endroit extraordinaire : nous sommes au pied des murs de l’ancienne Caere, qui nous dominent d’une haute muraille de tuf lisse et nous nous sentons tout petits face à cette œuvre immense. L’excursion a été ponctuée par la lecture à haute voix de textes choisis, tirés de Strabone, D. H. Lawrence, G. Dennis, A. Nibby et F. Della Seta, qui avaient un lien avec ce que nous voyions, une idée très suggestive pour de petites pauses de réflexion.
Il est temps de rentrer et nous refaisons le chemin sans nous arrêter, nous laissant prendre par les arcanes du lieu. En arrivant au point de départ, nous réalisons qu’il est minuit et que nous avons marché pendant trois heures. Merci Cornelia Antiqua pour cette expérience unique, à la prochaine !
A.D.