Verdi ‘sulle punte’, a Casablanca

Quando ho ricevuto l’invito dall’Istituto italiano di cultura di Rabat e dalla Società Dante Alighieri di Casablanca per lo spettacolo Viva Verdi, ho colto subito l’occasione per assistere alla straordinaria performance dei quindici ballerini che hanno dato corpo e movimento a famose arie del grande compositore Giuseppe Verdi. Il balletto di Milano si è esibito sabato 4 nella capitale marocchina (con l’orchestra diretta dal M° Giammario Cavallaro) e martedì 7 allo Studio Arts Vivants di Casablanca, con il patrocinio dell’Ambasciata e del Consolato italiano. Il programma, in due parti, ha permesso di apprezzare la bravura degli artisti, i costumi di Federico Veratti, la direzione artistica di Carlo Pesta e le coreografie davvero coinvolgenti.

Cosa dire della musica? Come ricordava la direttrice dell’IIC, Carmela Callea, quando si dice Verdi si pensa al motto allora segreto: Viva Emanuele Re d’Italia per ricordare le guerre d’indipendenza che portarono all’unità del nostro Paese. Un’unità politica tardiva mentre quella culturale si può far risalire al Medioevo, pur nelle differenze linguistiche regionali  perdurate fino agli anni Sessanta del secolo passato. Grazie alla diffusione della televisione infatti, in particolare al programma del famoso maestro Manzi “Non è mai troppo tardi” che ha contribuito a alfabetizzare milioni di italiani, si è unificata la comunicazione in italiano nella penisola dove, in molte fasce della popolazione, si  parlava ancora solo il dialetto. Verdi non rappresenta quindi solo la grande tradizione lirica e musicale italiana ma anche l’impegno politico e civico espresso dal compositore nella scelta epica di temi e motivi che inneggiavano e sostenevano la speranza di costruire una nazione, uno Stato. Storia passata, certo, ma ancora piuttosto recente se pensiamo che gli italiani hanno la stessa bandiera da poco più di sole tre generazioni.

La musica quindi, modulata in brani epici, più leggiadri, festosi o solenni, ha offerto un’ampia gamma della famosa produzione verdiana nelle due parti in cui è stato suddiviso lo spettacolo, aperto con il Trionfo di Aida: una coreografia ed un’esecuzione che mi hanno davvero colpita. Mentre ammiravo la compagnia dei ballerini volteggiare, ricordavo quando mia madre mi portò a Caracalla ad assistere all’opera intera: ero una bambina di circa sette anni ma ne rimasi affascinata tanto da domandarle di tornare a vederne altre. L’Aida, con gli elefanti in scena, i costumi e le musiche, colpirono la mia immaginazione così, appena tornai a casa, andai a cercare e leggere la storia e la geografia dell’Egitto e mi dissi che un giorno o l’altro sarei andata a vedere le piramidi.

Lo spettacolo è proseguito con i Preludi dei Masnadieri e l’intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni, il preludio d’Attila, il ballabile d’Otello e il meraviglioso Preludio e Brindisi della Traviata. Nella seconda parte tutti i ballerini in scena hanno dato vita a “Le quattro stagioni-la danza dei Vespri Siciliani” ed infine lo scenografico “Valzer del Gattopardo”: una chiusura entusiasmante per una serata davvero apprezzabile.

Mi sono trasferita da poco in Marocco, un Paese che amo e di cui voglio conoscere più approfonditamente la cultura locale, ma mi piace il fatto di poter vivere anche qui a Casablanca ‘serate italiane’ che emozionano me ed il pubblico.

P.

Author: Patrizia D'Antonio

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