Roma, Scuderie del Quirinale
– Andiamo ad una mostra! – mi propone mia figlia Giulia.
Le propongo di visitare un’ esposizione su Italo Calvino alle Scuderie del Quirinale, mi hanno detto che è molto interessante.
– Ma come? Una mostra su uno scrittore? mi guarda perplessa.
La rassicuro, dicendole che le opere di Calvino sono assolutamente visive, appartengono allo spazio, reale ed immaginario, sono frutto di esperienze concrete ma anche di fantasia e simboli. Il suo è un lavoro vissuto, elaborato e reinventato, assolutamente adatto per essere esposto.
Quest’anno si celebrano i cento anni dalla nascita dello scrittore ligure, in grado di appassionare anche i giovani lettori di oggi. Calvino è stata una figura di spicco nella letteratura italiana. Non è stato soltanto un romanziere, ma anche un apprezzato saggista. Le sue opere sono state tradotte in numerose lingue e continuano a appassionare i lettori e ad ispirare gli scrittori con la loro narrazione piena allo stesso tempo di inventiva e profondità filosofica.
Perciò Giulia ed io ci siamo avventurate in un percorso ben strutturato dai curatori della mostra che hanno evidenziato l’immaginario calviniano e il rapporto con le arti visive, la pittura, il disegno, la fotografia e il cinema. Calvino ha analizzato il reale affrontandolo da prospettive sempre diverse, spronandoci a osservare la realtà guardandola in modo creativo fondendo fantasia e ragione.
La mostra, oltre che l’artista, fa conoscere l’uomo attraverso le note biografiche. Leggiamo che è nato a Cuba e cresciuto in Italia, che ha partecipato attivamente alla Resistenza italiana durante la Seconda Guerra Mondiale ed ha vissuto a Sanremo, Parigi, Torino, Roma e New York. A partire dagli anni ’60 il mondo culturale italiano, da Italo Calvino a Elio Vittorini, da Norberto Bobbio a Franco Basaglia, ha condiviso un appuntamento estivo irrinunciabile: i ‘ritiri in montagna, a Rhemes-Notre-Dame, in Valle d’Aosta, organizzati dall’editore Giulio Einaudi.
I suoi primi scritti sono stati influenzati dal neorealismo, per passare poi ad uno stile più sperimentale e fantastico. Mi riprometto di rileggere le sue opere. Ricordo qui qualcuna delle sue creazioni: “Il barone rampante” scritto nel 1957, che fa parte della trilogia “I nostri antenati” di Calvino. È un romanzo fantastico su un giovane barone che decide di vivere per il resto della sua vita sugli alberi.
“Le cosmicomiche”, scritte nel 1965, sono una raccolta di racconti che combinano concetti scientifici con narrazioni letterarie, esplorando la storia dell’universo.
Nel 1972 Calvino ha scritto “Le città invisibili”, un romanzo che esplora le conversazioni immaginarie tra Marco Polo e Kublai Khan, concentrandosi sulle descrizioni di varie città e sulle loro implicazioni filosofiche.
“Se una notte d’inverno un viaggiatore” del 1979 è un romanzo celebrato per la sua struttura innovativa, prevede diverse narrazioni che esaminano l’atto stesso della lettura. È composto da capitoli alternati di diverse storie. Lo stile di scrittura di Calvino è un approccio giocoso al linguaggio, alla narrazione e alla struttura.
Il testo che ho sempre preferito è “Lezioni americane” in cui ogni lezione prende spunto da un valore che Calvino considerava importante perché alla base della nuova letteratura. L’ho letto e riletto, prendendone spunto per brevi racconti e sceneggiature rispettando la gerarchia da lui indicata: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità, coerenza.
Andare in giro per Roma porta sempre ad incontri importanti: in una sala dove proiettavano un filmato sullo scrittore c’era Isabella Rossellini, a Roma per la festa del Cinema.
Non avrei mai voluto disturbarla, ma mia figlia le ha detto che io ero una sua ammiratrice e ha scattato una foto. Ho raccontato a Giulia di Isabella, di suo padre e di sua madre, protagonisti di un cinema indimenticabile, ma questa è un’altra storia per un prossimo appuntamento sul blog.
R.