Rock&Roses

Patrizia Savarese- Roma, i palchi rock del mondo, Attigliano

Dai palcoscenici del mondo al giardino di casa passando per l’acqua ed altre forme: così potrebbe essere spiegata la traiettoria professionale ed esistenziale di Patrizia, fotografa affermata e ben nota nel mondo delle rock star e della fotografia in generale. Il salto è enorme dagli scatti a David Bowie, Bruce Springsteen, Bob Dylan e i Rolling Stones, arrampicata sul palco durante i loro concerti, a quelli attuali che mostrano la bellezza di piante e fiori nel loro sbocciare, a ‘km zero’ come li definisce. Un salto che mostra la flessibilità e la versatilità di questa donna il cui sguardo è alla perenne ricerca di immagini che ci facciano palpitare e cogliere la bellezza, il movimento, il dinamismo e, sì, anche la musica. Da decenni sperimenta le diverse forme che la fotografia può esprimere come strumento per veicolare messaggi ma anche come linguaggio artistico tout court. Dalla sua casa di Attigliano, vicino Roma, racconta:

Fotografo da più di quarant’anni, il mio lavoro mi ha dato l’opportunità di viaggiare per il mondo: America, Africa, Australia. Adesso però che sono diventata ‘stanziale’ anche per ragioni di salute, viaggio nel mio giardino cercando le immagini più straordinarie tra le piante e i fiori che curo e fotografo tutti i giorni. Per questo ho lasciato Roma per un piccolo borgo dove vivo in una casa con uno spazio verde di cui mi occupo con passione.

Patrizia racconta il suo incontro con la fotografia, quasi per caso, durante le sue peregrinazioni. A diciannove anni decide di trascorrere un anno un po’ bohémien a Parigi con il suo futuro marito francese ma poi continua il suo viaggio a New York e altrove. Si laurea in Architettura e fotografia e attraversa gli anni del post ‘68: un’epoca di grandi trasformazioni. Insieme a tanti giovani degli anni Settanta, Patrizia conserva ricordi intensi della svolta epocale di quel periodo, del cambio radicale della società. Racconta:

Sono stata architetta d’interni per un po’ poi il mio ex marito aveva iniziato a fare il fotografo, su mia sollecitazione, e iniziò a lavorare per la rivista CIAO 2001. Eravamo comunque studenti squattrinati così, quando si è presentata l’occasione di un posto vacante come fotografo di rock star, mi propose di presentarmi. A me sembrava il grande bluff della mia vita: io non avevo esperienza, facevo solo foto d’interni. Il direttore mi dette l’incarico e io mi rivelai adattissima a quel lavoro: ho sempre avuto lo sguardo attento, la velocità di scatto, elementi fondamentali per il mio nuovo incarico di fotografa nell’ambiente della musica rock. Ho trascorso anni fantastici in cui dovevo cogliere il momento cruciale degli artisti mentre suonavano, cantavano, si muovevano sul palco o venivano intervistati: le esigenze erano forti nel rendere l’immagine delle star diventate figure mitiche per il pubblico.

Quando ho iniziato, negli anni ‘80, ero l’unica donna e i colleghi mi guardavano in modo controverso, a volte con benevolenza, altre volte con compiacenza o mettendosi in competizione. Attualmente, nelle scuole di fotografia, sono più le donne che gli uomini e, in genere, sono più brave, flessibili, umili. Ho riscontrato nella mia carriera il fatto che gli uomini sono, per la maggior parte, più presuntosi e questo non aiuta affatto nella fotografia, dove devi saperti correggere, riconoscere i possibili miglioramenti delle tecniche e delle proprie competenze. Le donne sono più creative perché hanno cominciato dal basso e sanno cosa vuol dire progredire e dover sempre dimostrare di essere brave, sono spesso più curiose e aperte alla sperimentazione.

Queste sono caratteristiche importanti in un campo che evolve continuamente e Patrizia è un esempio di come si possano attraversare questi cambiamenti adattandosi alle nuove tecniche e arricchendo, con intelligenza e sapienza, il proprio sguardo sul mondo. Nel passaggio dall’analogico al digitale ed anche ora che la fotografia subisce la crisi epocale dell’Intelligenza Artificiale, Patrizia sa sempre come cavalcare l’onda, sperimentando questa ultima rivoluzione dell’immagine:

La fotografia riguarda il viaggio, un viaggio mentale: il saper captare un movimento, lo considero una forma di spostamento di sé. Ho imparato che lo stare fermi può includere il viaggio nel microcosmo. C’è gente che gira il mondo senza vedere niente come se avesse gli occhi bendati. Tutto dipende dal tipo di sguardo che hai quando viaggi; la base per essere fotografi è la capacità di osservazione: puoi riuscire a vedere l’incredibile semplicemente dietro il tuo palazzo. Durante e dopo la pandemia alcuni colleghi si lamentavano di non poter viaggiare come prima. Io viaggio tutti i giorni nel mio giardino di duecento metri quadri e scopro ogni giorno diversi paesaggi naturali anche nei dettagli che so guardare. Alla base del viaggio c’è la curiosità altrimenti non ha senso fare il giro del mondo o nemmeno nel giardinetto di casa. Inoltre c’è chi si relaziona di più con i paesaggi, chi con le persone, dipende che tipo di empatia si sviluppa nella vita. La mia caratteristica è l’eclettismo: dalle rock star in tournée, ai nudi in studio, alle piante di cui sono appassionata o ai dettagli. Fotografare è anche e soprattutto narrare una storia; io ho raccontato quella di un’epoca musicale ma poi mi sono dedicata alla foto pubblicitaria o di studio sempre con in mente una narrazione.

Cuori verdi
Green Food

Così si definisce sul suo sito personale: Prima di tutto sono una persona eclettica e curiosa…poi sono anche una fotografa. E progetto storie”. Dalla moda ai calendari d’autore, dalle mostre alle copertine di settimanali e riviste, dal designer ai cataloghi per le industrie, da foto di studio con modelli a quelli sulla natura morta, anzi vivissima perché legata alle tematiche ambientali che le interessano particolarmente, Patrizia ha sempre ricercato le novità e sperimentato nuove strade:

I calendari per un’azienda della Guzzini, sono stati tra i lavori più belli e innovativi per l’inizio degli anni 2000. Ho avuto idea di fotografare modelle che nuotavano sott’acqua e per diversi anni ho esplorato l’acqua in tutte le sue forme e possibilità, compreso il progetto ”Water Trip”.

In touch with nature
Natural Design
Specchi d’acqua

Tra i numerosi premi che Patrizia ha ricevuto, mi colpisce la motivazione data per il 1° Premio ottenuto al Lucca Digital Photo Fest2008 per il video Lo Straripamento. Un video che unisce il lavoro sull’immagine di Patrizia alla musica del tastierista Vittorio Nocenzi, fondatore, con suo fratello Gianni, del Banco del Mutuo Soccorso, band che Patrizia aveva seguito e fotografato. Roberto Tomesani (Tau Visual) scrive: “La poesia fluida e al contempo l’inarrestabile forza dinamica dell’acqua nella sua essenza di interrelazione con la vita sembra l’elemento portante del lavoro della Savarese. In realtà l’eccellenza espressiva di Patrizia muove su 1000 altre vie”: Ho lasciato Roma cinque anni fa e ho pensato di trasferirmi a Lugnano in Teverina, uno dei borghi più belli d’Italia. Conoscevo delle persone ed ho aperto la galleria espositiva “MiniGallery”, fondato l’associazione “Il Lentisco” con cui ho lanciato molte iniziative per il paese, tra cui un Festival della Fotografia, un concerto con il grande Gianni Nocenzi, presentato da Carlo Massarini e con la partecipazione della Rai. Ho provato a trasportare la mia esperienza e il mio interesse per le tematiche ambientali alla gente del posto, pensando ai tanti giovani che vivono chiusi nello stesso borgo. Poi mi sono sentita però troppo sradicata da Roma ed ho avuto l’esigenza di esserci più vicino, così sono scesa a valle dove c’è un treno verso la capitale che prendo nei miei spostamenti insieme a uno zainetto.

MidJourney, IA

Nel mio zaino c’è quello che occorre per il mio lavoro: il cellulare, computer, macchina fotografica. Ci sono i miei tanti ricordi che non hanno un peso fisico ma importante dal punto di vista esistenziale. Viaggiare secondo me serve anche a questo: costruire un bagaglio di memorie che sono un patrimonio inestimabile. Quando non si può viaggiare, questi fanno parte di te; io però non sto ferma solo a guardare indietro e fortunatamente ho gli strumenti che mi permettono di andare avanti nonostante tutto. Il settore preferenziale per il mio lavoro è la ricerca e fotografo quello che vedo dove la vita mi porta ad esistere con grande capacità di adattamento. Anche i miei problemi di salute sono stati un punto di forza per reinventarmi e trovare nuove risorse, nuove angolature da dove guardare il mondo che, anche vicinissimo, è meraviglioso. Il progetto a ‘km zero’ tende a tirare fuori qualcosa di minimo e essenziale ma di forte impatto visivo: è un lavoro difficile che scaturisce dall’interesse a evidenziare l’amore per la natura e l’importanza di proteggerla. Non ci si impegna né c’è sensibilizzazione per qualcosa se non la si ama. Anche per questo ho pubblicato il libro “MINIMAL- foto in 1 metroquadro”, foto rigorosamente semplici, essenziali, spesso di Food distribuite anche da Getty Images.

Un progetto davvero interessante a dimostrazione che si può guardare lontano ma anche molto vicino e adattare il proprio sguardo sulle cose e sulla vita trasformando l’ordinario in straordinario, ciò che è comune tanto da diventare invisibile in pura bellezza e sorprendente armonia. Patrizia spiega questo progetto, in un’intervista sulla rivista Reflex, come “…un esercizio alla calma e, unito alla ricerca grafica, è un training creativo… Una catalogazione di forme e colori che ha molto a che vedere con un’antica pratica magica per comporre ‘mandala’ naturali o piccoli giardini zen. Penso agli antichi erbari, compendi di forme e virtù, e compongo mini collezioni con uno sguardo che va oltre la quotidianità dell’oggetto. Mi piace l’intreccio tra razionalità e istinto, partire da uno per lasciarsi trasportare dall’altro, in galleggiamento virtuale, in assenza di gravità. Rincorrere evanescenti e sottili sortilegi di luce qua e là, punti e linee, piccole architetture dello spazio”.

Patrizia cita un grande maestro in questa arte del costruire delle piccole cose in modo creativo e che si fa virtù pedagogica, Bruno Munari. Il maestro è uno dei riferimenti del metodo progettuale di Patrizia, è stato artefice di “Una rivoluzione gentile, nata da un grande senso di civiltà, un’etica profonda della responsabilità collettiva, che lo fa essere instancabile divulgatore e pedagogo appassionato. Dove la decostruzione dei meccanismi convenzionali del pensiero si incontra da un lato con la scienza e dall’altro con l’illuminazione zen che rivela l’invisibile attraverso l’essenzialità del gesto poetico che trasfigura. “Da cosa nasce cosa“, da un nulla, uno strappo, una piega, un filo, un po’ d’inchiostro su un torsolo di lattuga (commento tratto dal sito magazzininesistenti.it).

Patrizia ha ancora moltissimo da raccontare, aneddoti, scoperte, narrazioni per immagini ed emozioni. Ci salutiamo con la voglia di incrociare ancora i nostri cammini, magari nell’arco di un chilometro. Tra rose, piante officinali, acqua e musica rock, leit motiv della nostra generazione e non solo, so di aver incontrato una donna straordinaria.

Per saperne di più su Patrizia Savarese e il suo lavoro, ecco il suo sito: 

https://www.patriziasavarese.com/

P.

Author: Patrizia D'Antonio

Blogger, writer, teacher, traveller...what more? I love to meet and share with people. In my spare time I like reading, swimmming, cycling, listening and playing music . I was born in Rome but I live in Paris  

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