(en français après les photos) Anche se le guide turistiche consigliano di visitare la regione dello Champagne tra marzo e novembre, decidiamo di partire comunque in dicembre sulla scia delle amate bollicine e del motto carpe diem…Arriviamo così a Reims in una fredda giornata per cominciare con l’imperdibile visita alla cattedrale. Per chi non l’avesse mai visitata, il luogo vale certamente un detour da Parigi, un’estensione anche di una giornata in treno come consiglio alle viaggiatrici e ai turisti appiedati…È un monumento nazionale, un’imponente cattedrale gotica dove tutti i re di Francia sono stati incoronati, dal 987 al 1825. Da Ugo Capeto a Carlo X, tutte le teste coronate sono passate da là (quando non erano sotto la lama della ghigliottina, ma questa è un’altra storia). È anche nota per le famose vetrate di Chagall che ben si armonizzano con le altre del XIII seecolo e con i rosoni, creando un gioco di luci e di riflessi da mozzare il fiato. Con la nebbia non possiamo assistere a questo fenomeno ma ricordo, in una mia precedente visita durante una giornata dal clima più favorevole, di essere rimasta impressionata dagli effetti luminosi della luce sul coro e sulle colonne tra le navate.
Cattedrale di Reims, vetrate di Chagall
All’interno della cattedrale è conservata peraltro la Santa Ampolla, o meglio il frammento dell’originale distrutto durante la Rivoluzione Francese, dove era contenuto l’olio crismale con cui venivano unti i re di Francia. Il resto del tesoro si trova nell’adiacente Palais duTau dove è esposto anche un pendente ritenuto il talismano di Carlo Magno. Resistendo al freddo e con il naso all’insù, osserviamo a lungo la facciata della cattedrale decorata con numerose statue suddivise nei tre portali. Tra il magnifico rosone centrale e le torri campanarie si snoda una fila di statue di re, poi ci sono quelle dei vescovi di Reims, poi i profeti e gli apostoli e, lateralmente, un Giudizio Universale davvero impressionante con figure di dannati e diavolacci pronti a bollirli in pentoloni o a praticare altre spaventose torture.
Dopo aver girato un pò per la città e gustato qualche specialità, arriviamo verso sera nella fattoria dove avevamo prenotato le gîte ‘Charme‘ proprio perché in mezzo ai vignobles che, naturalmente, non vediamo a causa della nebbia che continuerà anche nei giorni seguenti. Il meteo non scalfisce il buon umore che risolleviamo con un buon vino, un bel fuoco di legna e giocando a ‘Le petit bac’, la divertente versione francese di ‘nomi, cose, città’.
La mattina seguente ci dirigiamo verso il Phare di Verzenay en Champagne che ospita l’Ecomusée de la vigne. Rinunciamo a salire il centinaio di gradini, salita consigliata con il bel tempo per la vista a 360° sui vigneti, e apprezziamo con tutta calma la collezione di immagini, cartelli, filmati e oggetti del museo. Impariamo ad esempio che nel 1860 la filossera, piccolo parassita in grado di distruggere le viti arriva nella regione dalla Francia del Sud da dove era stato introdotto attraverso delle viti importate dagli Stati Uniti. La crisi del settore in lotta contro il parassita dura dei decenni fino alla completa sostituzione dei ceppi con gli innesti americani, più resistenti e cambia le tecniche di coltivazione e mantenimento delle vigne ed il paesaggio. Ci sarà poi la lotta contro il decreto del 1908 che escludeva la zona dell’Aube dalla denominazione Champagne richiesta e che sarà inclusa nel 1911. Dopo la Grande Guerra il 40% dei vigneti sono distrutti o in condizioni disastrose. Piano piano la riproduzione riprende ma la crisi inizia con la tassazione di prodotto di lusso 1927 e scoppia con il crack del ’29: “Le Champagne se meurt et ses vignerons qui donnent la joie au monde sont au comble de la detresse ” scrive Le Petit Journal nel 1934. Per far fronte alla crisi, i viticultori si sindacalizzano e formano una sorta di associazione/cooperativa diventando loro stessi produttori di Champagne la cui produzione e prezzo verrà fissato e controllato dalla Commission de Chalon con decreto del 1935. Insomma il museo è una piccola perla che offre uno sguardo completo sulle mille sfaccettature che la produzione dello champagne ha significato per il territorio nella sua evoluzione e ciò che significa oggi: un viaggio nel tempo, nelle stagioni, nella storia e nella geografia umana della regione.
Ciliegina sulla torta: una degustazione di champagne dopo la visita che ci fa entrare a piene papille nel vivo di questa escursione.
Continuamo l’esplorazione della zona visitanto i FAUX DE VERZY, una varietà tortuosa di faggi nani dal tronco e dai rami contorti che formano sagome sorprendenti. Ci sono circa ottocento di questi esemplari spettacolari nella foresta del Parc naturel régional de la Montagne de Reims ma noi facciamo appena in tempo a vederne qualcuno e tentare di capire l’origine della loro particolarità (che resta piuttosto misteriosa anche ai botanici) quando ci confermano la visita alle cantine Mercier alle 15. Lasciamo allora la foresta per raggiungere Epernay, cuore della produzione dello champagne.
Dopo una buona quiche comprata nella boulangerie di Epernay, ci dirigiamo all’entrata della famosa casa Mercier, fondata nel 1858, per la visita ai diciotto chilometri di cantine dove vengono conservate le bottiglie di champagne. L’esperienza è davvero unica: si scende molto in profondità con un ascensore dalle porte trasparenti per poter visionare una presentazione multimediale della storia della cantina e del fondatore Eugène Mercier. Era un visionario all’avanguardia che aveva pensato di far conoscere la Maison facendo realizzare uno dei primi film pubblicitari della Storia dai Fratelli Lumière oppure organizzando una degustazione in mongolfiera durante l’Esposizione Universale del 1900. Per l’Esposizione del 1889 fece costruire un’enorme botte di venti tonnellate che impiegò 14 giorni per venire trasportata a Parigi tirata da 24 buoi e 18 cavalli mentre al ritorno furono necessari 22 giorni per le difficili condizioni delle strade in inverno. Ecco un mini video della discesa in ascesore:
Con un trenino e un’audiogiuda si percorrono poi alcune gallerie di questo incredibile labirinto dove vengono lasciate riposare le bottiglie conservate nell’umidità naturale. Tornati in superficie un sommelier ci declama, con competenza e passione, i due champagne che gusteremo: il Bruit de Mercier e il Blanc des Blancs.
Il freddo fa svanire presto l’alcool ingerito: una breve passeggiata e già l’effetto benefico delle bollicine scompare permettendoci di riprendere l’auto per la nostra prossima tappa: Chalon en Champagne. A Chalon ci aspetta la nostra amica Sophie, preziosa consigliera di questo fine settimana nella regione. Ci scaldiamo insieme con una buona cena e un buon vino locale dopo aver girato per la graziosa cittadina piuttosto vivace culturalmente, come ci racconta Sophie, trattenuta fino a sera dal giornale dove lavora per scrivere del passaggio in città della Ministra della Cultura.
Il giorno seguente scegliamo un itinerario naturalistico-storico: Le Chemin des Dames e l’Abbaye cistercienne de Vauclair. Il freddo ci fa rinunciare a intraprendere una camminata lungo il sentiero chiamato la route de Dames (dopo la Prima Guerra mondiale diventa le Chemin des Dames) dal 1780 quando Adélaide e Victoire, figlie del re Luigi XV sono venute a rendere omaggio alla loro dama d’onore Françoise de Chalus, proprietaria del castello di Bove. Ci fermiamo ad esplorare rapidamente il sito dove era situato il villaggio di Craonne, completamente distrutto durante la guerra, ora luogo di memoria con il suo Jardin de la Paix. Pannelli esplicativi raccontano dei memoriali, monumenti e siti che ricordano le tracce delle trincee, dei caduti e delle battaglie in questa zona. Si ricorda anche la Chanson de Craonne, associata all’ammutinamento dei soldati nel 1917 che protestavano contro il prolungarsi di una guerra in cui si moriva senza alcun senso.
Ci fermiamo ad ammirare l’impressionante abbazia che si staglia tra la nebbia con le sue imponenti rovine. Fondata nel 1134 da Saint Bernard nel cuore della foresta e con le pietre della cava adiacente, la Caverne di Dragon che apparteneva ai monaci, restano poche vestigia dopo la sua chiusura durante la Rivoluzione Francese e i bombardamenti delle Grande Guerra. Per due secoli è stata usata anche come riserva di materiale per costruire e riparare. Ciò che resta ha però un fascino particolare compreso il giardino dei semplici pieno di piante medicinali ben vive anche in pieno inverno.
Ripartiamo verso Soissons per gustare il tipico sassoulet (variante locale del tradizionale cassoulet), visitare la cattedrale gotica e le vestigia dell’Abbaye Saint Jean-des-Vignes del 1076. Verso sera rientriamo a Parigi con la voglia di tornare ad esplorare ancora la regione, magari in un’altra stagione!
P.
Même si les guides touristiques recommandent de visiter la Champagne entre mars et novembre, nous décidons de partir quand même en décembre en suivant l’envie des bulles et de la devise carpe diem… Nous arrivons donc à Reims par une journée froide pour commencer par l’incontournable visite de la cathédrale. Pour ceux qui ne l’ont jamais visité, l’endroit vaut certainement un détour depuis Paris, une escapade en train, comme je le suggèrent aux voyageurs et aux touristes sans véichule..C’est un monument national, une imposante cathédrale gothique où tous les rois de France ont été couronnés, de 987 à 1825. De Hugh Capet à Charles X, toutes les têtes couronnées y sont passées (quand elles n’étaient pas sous la lame de la guillotine, mais c’est une autre histoire). Elle est également connue pour les célèbres vitraux de Chagall qui s’harmonisent bien avec les autres vitraux et rosaces du XIIIe siècle, créant un jeu de lumière et de reflets à couper le souffle. Par temps de brouillard, on ne peut pas assister à ce phénomène mais je me souviens, lors d’une précédente visite par un temps plus favorable, avoir été impressionné par les effets lumineux de la lumière sur le chœur et les colonnes entre les nefs.
La cathédrale conserve également la Sainte Ampoule, ou plutôt le fragment de l’original détruit pendant la Révolution française, qui contenait l’huile chrismale avec laquelle les rois de France étaient oints. Le reste du trésor se trouve dans le Palais du Tau adjacent, où est également exposé un pendentif considéré comme le talisman de Charlemagne. Résistant au froid et le nez en l’air, nous regardons longuement la façade de la cathédrale décorée de nombreuses statues sur les trois portails. Entre la magnifique rosace centrale et les clochers se trouve une rangée de statues de rois, puis celles des évêques de Reims, puis les prophètes et les apôtres et, sur le côté, un Jugement Dernier vraiment impressionnant avec des figures de damnés et de diables prêts à les faire bouillir dans des chaudrons ou à leur infliger d’autres effrayantes tortures.
Après avoir flâné un peu dans la ville et dégusté quelques spécialités, nous arrivons vers le soir à la ferme où nous avions réservé le gîte ‘Charme’ justement parce qu’il est au milieu des vignobles, que nous ne voyons évidemment pas à cause du brouillard qui va continuer les jours suivants. Le temps n’affecte pas notre bonne humeur, que nous élevons avec un bon vin, un bon feu de bois et une partie de “Le petit bac”.
Le lendemain matin, nous nous dirigeons vers le Phare de Verzenay en Champagne, où se trouve l’Ecomusée de la vigne. Nous renonçons à monter la centaine de marches, une ascension recommandée par beau temps pour la vue à 360° sur les vignobles, et apprécions calmement la collection d’images, d’explications, de documentaires et d’objets du musée. On apprend par exemple qu’en 1860, le phylloxéra, un petit parasite capable de détruire les vignes, est arrivé dans la région depuis le sud de la France d’où il avait été introduit avecmdes vignes importées des États-Unis. La crise du secteur dans la lutte contre le parasite a duré des décennies jusqu’au remplacement complet des vignes par des porte-greffes américains, plus résistants, qui ont modifié les techniques de culture et d’entretien des vignes et du paysage. Puis il y a eu la lutte contre le décret de 1908 qui excluait l’Aube de l’appellation Champagne requise et qui a été intégré en 1911. Après la Grande Guerre, 40 % des vignobles ont été détruits ou se trouvaient dans un état désastreux. La production reprend lentement mais la crise commence avec la taxation des produits de luxe en 1927 et éclate avec la grande crise mondiale en ’29 : “Le Champagne se meurt et ses vignerons qui donnent la joie au monde sont au comble de la détresse” écrit Le Petit Journal en 1934. Pour faire face à cela, les vignerons se syndicalisent et forment une sorte d’association/coopérative, devenant eux-mêmes des producteurs de Champagne, dont la production et le prix seront fixés et contrôlés par la Commission de Chalon par décret en 1935. En résumé, le musée est un petit bijou qui offre un regard complet sur les multiples facettes que la production de champagne a représenté pour la région dans son évolution et ce qu’elle représente aujourd’hui : un voyage à travers le temps, les saisons, l’histoire et la géographie humaine de la région. La cerise sur le gâteau : une dégustation de champagne après la visite qui nous plonge au cœur de cette excursion.
Nous poursuivons notre exploration de la région en visitant le FAUX DE VERZY, une variété de hêtres nains aux troncs et branches tordus qui forment d’étonnantes silhouettes. Il y a environ huit cents de ces spécimens spectaculaires dans la forêt du Parc naturel régional de la Montagne de Reims, mais nous avons à peine le temps d’en voir quelques-uns et d’essayer de comprendre l’origine de leur particularité (qui reste assez mystérieuse même pour les botanistes) que nous sommes confirmés pour une visite des caves Mercier à 15 heures.
Après une bonne quiche chaude de la boulangerie d’Epernay, nous nous rendons à l’entrée de la célèbre maison Mercier, fondée en 1858, pour une visite des dix-huit kilomètres de caves où sont entreposées les bouteilles de champagne. L’expérience est vraiment unique : nous descendons très profondément dans un ascenseur aux portes transparentes pour assister à une présentation multimédia de l’histoire de la cave et de son fondateur Eugène Mercier. Visionnaire d’avant-garde, il pensait faire connaître la Maison en faisant réaliser l’un des premiers films publicitaires de l’histoire par les Frères Lumière ou en organisant une dégustation en montgolfière lors de l’Exposition universelle de 1900. Pour l’Exposition de 1889, il fait construire un énorme tonneau de vingt tonnes qui met 14 jours à être transporté jusqu’à Paris, tiré par 24 bœufs et 18 chevaux, tandis que le voyage de retour prendra 22 jours en raison des conditions routières difficiles en hiver.
Avec un petit train et un audioguide, nous nous promenons ensuite dans certains des tunnels de cet incroyable labyrinthe où les bouteilles sont laissées au repos dans l’humidité naturelle. De retour à la surface, un sommelier nous déclame, avec talent et passion, les deux champagnes que nous allons déguster: le Bruit de Mercier e le Blanc des Blancs
Le froid a tôt fait de dissiper l’alcool que nous avons avalé : une petite marche et l’effet bénéfique des bulles disparaît, nous permettant de remonter dans la voiture pour notre prochaine étape : Chalon en Champagne. A Chalon, notre amie Sophie, précieuse conseillère pour ce week-end dans la région, nous attend. Nous nous réchauffons ensemble autour d’un bon dîner et d’un bon vin local après avoir flâné dans la jolie ville, assez vivante culturellement, comme nous le raconte Sophie, retenue jusqu’au soir par le journal où elle travaille pour écrire sur la visite de la ministre de la culture dans la ville.
Le lendemain, nous choisissons un itinéraire historico-naturaliste: Le Chemin des Dames et l’Abbaye cistercienne de Vauclair. Le froid nous fait renoncer à une promenade le long du chemin appelé Route de Dames (après la première guerre mondiale, il est devenu le Chemin des Dames) depuis 1780 où Adélaide et Victoire, filles du roi Louis XV, vinrent rendre hommage à leur dame de compagnie Françoise de Chalus, propriétaire du château de Bove. Nous nous arrêtons pour explorer rapidement le site du village de Craonne, complètement détruit pendant la guerre et qui est maintenant un lieu de mémoire avec son Jardin de la Paix. Des panneaux explicatifs présentent les mémoriaux, les monuments et les sites le long du Chemin qui rappellent les traces des tranchées, des morts et des batailles dans cette région. Elle rappelle également la Chanson de Craonne, associée à la mutinerie des soldats en 1917 qui protestaient contre la prolongation d’une guerre dans laquelle les ‘poilus’ mouraient sans raison.
Nous nous arrêtons pour admirer l’impressionnante Abbaye de Vauclair qui se détache dans le brouillard avec ses ruines imposantes. Fondée en 1134 par Saint Bernard au cœur de la forêt et avec les pierres de la carrière adjacente, les Cavernes du Dragon, qui appartenaient aux moines, il n’en reste que peu de vestiges après sa fermeture pendant la Révolution française et les bombardements de la Grande Guerre. Pendant deux siècles, il a servi de réserve de matériaux de construction et de réparation. Ce qui reste, cependant, a un charme particulier, notamment le jardin des simples rempli de plantes médicinales qui sont bien vivantes même au milieu de l’hiver.
Nous reprenons la route vers Soissons pour déguster le sassoulet typique (variante locale du cassoulet traditionnel), visiter la cathédrale gothique et les vestiges de l’Abbaye Saint Jean-des-Vignes datant de 1076. Vers le soir, nous rentrons à Paris avec l’envie d’explorer à nouveau la région mais… à une autre saison!
P.
In un’altra stagione ci torneremo, sicuro!