Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo su Caterina Banti, donna straordinaria e sportiva d’eccezione. Si potrà seguire la sua storia (e quella di Ruggero Tita) nella videonarrazione “Il timoniere e la prodiera” in diretta fb, venerdì 5 novembre alle 17, a cura del giornalista sportivo e scrittore Marco Pastonesi; video di Carlo Molinari.
É una figlia del vento. Lo sente e ascolta. Lo asseconda e accompagna. Lo incoraggia ed esorta. Lo guida e spinge. Lo esalta e sublima. Lo trasforma in oro. Medaglia d’oro alle Olimpiadi Tokyo 2021, vela, Nacra 17. La prima medaglia d’oro conquistata dall’Italia in una disciplina mista. Lei, Caterina Banti, prodiera, con Ruggero Tita, timoniere.
Romana, 1987. La prima volta sul Lago di Bracciano, aveva 13 anni. Conquistatissima, innamoratissima. Figlia – subito – del vento. Caterina non ha mai smesso di seguirlo. Titoli italiani, europei, mondiali. Nel 2021 quello olimpico. Già in pista, e la pista è uno specchio d’acqua, per la nuova edizione dei Giochi, Parigi 2024. A suon di due allenamenti al giorno, fra vela e palestra, yoga e psicologia, perché testa e anima devono essere preparati come bicipiti e polpacci, come addominali e dorsali. Otto chili di peso in più, muscoli, sia chiaro, per poter reggere e governare quei 160 chili di scafo gonfiati dalle raffiche, per ritardare fatica e stanchezza, per guadagnare in stabilità e velocità. Allenarsi ma anche mangiare e bere, dormire e riposare, recuperare e preparare, tutto teso a quell’obiettivo, tutto sospeso fra acqua e cielo.
Ci sarebbe anche la vita. Lei, Caterina, laureata in studi islamici, 110 e lode. Non si dà delle arie, di aria le basta quello che le passa il vento. “Cerco di tenere i piedi per terra”, dice di sé. Che detto da una velista, suona come un meraviglioso paradosso.
Lina Caleffi