CIRCO
Quebrada de Anselmo e Quebrada del Condorito
Altre due belle escursioni: alla Quebrada de Anselmo e alla Quebrada del Condorito. La prima è stata piuttosto dura, una camminata di 7 ore tra andata, ritorno e sosta picnic, su e giù per un percorso abbastanza impervio tra i 1800 e i 2200 metri di altitudine. Eravamo un piccolo gruppo, con una guida che ci ha portati fino a un balcone naturale sulla quebrada, una specie di canyon, dove abbiamo fatto sosta, e poi anche a una piccola cascata che ha scavato una piscina nella roccia e dove qualcuno ha anche fatto il bagno. A parte l’inizio e la fine della camminata, tutto rigorosamente fuori da sentieri segnati, tra rocce granitiche brillanti di mica e quarzo bianco o rosa e materiali ferrosi rossi. Il tempo ci è stato benigno, nonostante ormai fosse autunno faceva ancora caldo, ma una leggera velatura del cielo ci ha protetti da scottature e sudate eccessive. Alla fine della gita ci siamo godute i complimenti dei nostri compagni, che hanno decretato che las tanas (italianas, noi) sono valientes. Io, che a un certo punto avevo pensato di farmi portare a careghina d’oro per il resto del percorso, mi sono rallegrata con me stessa per avere resistito alla tentazione.
Il percorso per arrivare alla Quebrada del Condorito, invece, è del tutto segnato, e si effettua all’interno di un parco ben curato e sorvegliato. Le formazioni rocciose e la vegetazione sono praticamente le stesse che si vedono alla Quebrada de Anselmo. Grandi distese di coirón o paja brava, un’erba alta e resistente, in questa stagione ormai quasi secca: bellissimo l’effetto di onde dorate, specialmente con la luce radente del pomeriggio. Anche quel giorno siamo stati fortunati, è stato il penultimo di bel tempo: unla perturbazione annunciata per la domenica ha generosamente aspettato il martedì per venire, regalandoci una splendida giornata il cui culmine è stato, naturalmente, l’osservazione dei condor che davano lezione di volo ai pichones (piccioni? Così si chiamano i giovanili di tutti gli uccelli da queste parti, ma dovreste vedere che stazza hanno questi!).
Alla Quebrada del Condorito siamo andate Luciana e io e le mie ospiti: Raffaella da Buenos Aires e Anna Maria da Santiago.
È stato un grandissimo piacere averle qualche giorno qui a Córdoba: era la prima volta per tutte e due, nonostante siano ormai nove mesi che sono qui. Ci siamo godute le colazioni insieme la mattina, le spedizioni di shopping, e persino un piacevole spettacolo teatrale su las minas del tango: un monologo recitato piuttosto liberamente da un’attrice non più giovane e inframezzato da brani di tanghi cantati da un moraccione piacione con una gran bella voce. La tesi, piuttosto scherzosa, era che le ragazze descritte nei tanghi se la passavano bene: ricevevano regali costosi (tipo cappa di ermellino foderata di lamé) e trattavano gli uomini come stracci, cambiandoli più in fretta dei kleenex. Qualche volta, è vero, ci lasciavano la pelle ma se l’erano goduta.
Lo spettacolo ci era stato proposto da Graciela, che è venuta con noi, ma non sapeva se ci sarebbe piaciuto, e si è sentita molto sollevata quando ha visto che ci eravamo divertite molto.
A proposito di spettacoli, in questo periodo ci sono stati parecchi concerti, tra cui quello del 2 giugno al Teatro San Martín, con un programma molto popolare (Verdi, Paganini, Respighi, Rossini) e dove, nonostante tutti avessero avuto il programma, gli applausi partivano alla fine di ogni tempo di quartetto o sinfonia.
Córdoba ferve di attività culturali, molte sponsorizzate del tutto o in parte dagli istituti di Cultura: il nostro è davvero molto attivo, non passa settimana che non ci sia qualcosa.
Tango
Certo tango, finalmente!
Ovviamente si tratta di una scelta puramente intellettuale, quasi da antropologia culturale: come si può vivere tre anni in Argentina senza cercare di capire il peronismo, il mate e il tango? Perciò Luciana e io abbiamo messo da parte tutte le remore e siamo andate all’Arrabal, un ristorante dove dal lunedì al venerdì ci sono lezioni collettive di tango seguite da milonga. Non si tratta di corsi con un inizio e una fine, e non sempre ci sono le stesse persone, anche se la coppia di insegnanti, Laura e Martín, rimane fissa. La prima sera è andata abbastanza bene, sebbene non abbia capito molto e mi si imbrogliassero sempre i piedi. Guardando i movimenti fluidi e felini di Laura e Martín sembra tutto facilissimo, ma invece è di una difficoltà diabolica, bisogna avere non solo orecchio per il ritmo della musica, ma sensori in tutto il corpo per capire dove il varón, l’uomo, vuole condurre la sua compagna, se avanti, indietro, a destra o a sinistra, incrociando i piedi o chissà cos’altro. Se poi il varón è incapace di guidare, e ti sale di continuo sui piedi, e magari ha mangiato aglio (ma gli argentini non prediligono questa spezia), la faccenda diventa critica davvero. Quando ti guida Martín sembra (quasi) di volare, ma poi ….
Insomma, per poter partecipare in modo più consapevole al rito, abbiamo deciso di fare anche lezioni private, e così ogni lunedì mattina Laura e Martín arrivano a casa di Luciana dove li raggiungo e imparo con più calma e assistenza individuale i segreti di questa danza.
Cominciamo con un po’ di riscaldamento – Martín dice “entrar en calor”, e Luciana e io ci guardiamo di sottecchi. E poi ci dice che non dobbiamo cercare di guidare, ma invece fare attenzione a come si muove il varón, che ci può fare qualsiasi cosa ….
Non è proprio un’esperienza mistica.
Cordoba
I tassisti cordobesi sono evidentemente affetti dalla sindrome de “Gli assassini della Rue Morgue”.
Mi hanno attribuito varie nazionalità, ultima la danese! Ho chiesto al buon automedonte in questione se conoscesse molti danesi; sembra di no, ma al buio aveva scambiato la mia canizie per chiome dorate. Abbiamo convenuto che “en la noche todos los gatos son pardos (bruni)”, o grigi, come sosteniamo in Italia. Non riusciva a collocarmi, gli ho detto che ero cinese. Dato che però si tratta di una nazionalità scarsamente compatibile con i miei tratti somatici, prossimamente mi spaccerò per turca, finlandese o ungherese: una lingua madre ugro-finnica potrebbe giustificare i misteri della mia parlata castigliana.
Nebbia a Córdoba!!!! Questa è una zona molto arida, con precipitazioni scarse … quando si sentono le informazioni meteorologiche, spesso l´umidità dell´aria è del 30 o 35 per cento. Una delle scorse mattine, cominciata con un cielo stellato e qualche cumulo di nubi a est, all`improvviso una nebbia da pianura padana o da costa del Pacifico ha avvolto la città … per poi svanire una mezz´ora più tardi, senza lasciare traccia.
Sì, siamo davvero in autunno ora, le notti sono freddine, bisogna coprirsi bene, il riscaldamento ormai si accende ogni giorno.
Gli alberi si spogliano, ma con meno sfacciataggine che da noi, conservano qualche foglia, gialla, marron o di un verde malaticcio. Ma la jacarandá resiste e, qua e là, conserva ancora qualche infiorescenza violetta. E la bignonia rosa, che d’estate ha una tonalità delicatissima, sente il bisogno di rinvigorirsi con il freddo, e i fiori si accendono di un’intensità quasi cremisi.
Negli ultimi tempi ci sono state celebrazioni varie: il 2 giugno, la Festa della Repubblica, ha visto una folla veramente imponente nella Plazoleta del Fundador, con la banda della città di Córdoba, qualche bersagliere e addirittura tre reduci della guerra di Abissinia con i loro fez rossi, un po´ mummificati, a dire il vero, ma popolarissimi, tutti hanno voluto farsi fotografare con loro. Corone di fiori, discorsi ufficiali, ma comunque una partecipazione mi è parso piuttosto sentita almeno da una parte della numerosissima comunità italiana in questa provincia dell´Argentina. Ho fatto il confronto con la squallidissima cerimonia del 12 ottobre in Cile, dove nell´Avenida Brasil, sotto il monumento a Colombo, si era radunata una dozzina scarsa di persone (e vi assicuro, a Valparaíso i cognomi di origine italiana non mi sembravano molto meno numerosi che qui) oltre alla pattuglietta di vigili della Bomba Italiana, i vigili del fuoco volontari che in quel paese rappresentano le varie comunità. E poi il già citato ricevimento del Consolato al Teatro San Martín – con vero prosciutto italiano!!!
E poi la città ha ricordato i quarant´anni dal Cordobazo, scoppiato nel maggio 1969, importante manifestazione di protesta contro la dittatura di Onganía, che mobilitò studenti e operai, e che fu ferocemente repressa nel sangue: la prima vittima cadde il 29 maggio. Fu praticamente linizio della fine di quel regime, anche se il periodo di incertezza politica che ne seguì portò in pochi anni a una nuova e ancor più terribile dittatura.
Marisa