Bari, Fiera del Levante
Sono stata qualche giorno fa a Bari, la città che mi ha dato i natali e ho avuto l’occasione di recarmi, a distanza di molti anni dalla mia ultima visita, alla Fiera del Levante. Ho rivissuto con emozione le mie impressioni di bambina all’ingresso della fiera, gli stand etnici, i venditori di automobili. Ho ripensato a quei tempi di bimba dove a settembre aspettavo, poco prima dell’inizio della scuola, le uniche occasioni di vedere dei film al mattino (in tempi di canale unico la tivù trasmetteva solo trasmissioni serali ma durante la fiera la programmazione prevedeva film trasmessi a mezzogiorno). Cercavo lo spazio delle giostre ma non l’ho trovato, in compenso c’era un’area dedicata agli spettacoli e quella sera c’era Edoardo Bennato che chiudeva l’ottantesima edizione della Fiera campionaria.
Accompagnavo una persona con disability card perciò ho avuto insieme a lei un posto a sedere sotto il palco. Era per lei, quasi ottantenne, il suo primo concerto e sono stata felice che abbia avuto modo di assistere a uno spettacolo dove il cantante, quasi suo coetaneo, aveva l’energia di un ragazzo.
Edoardo Bennato, tra un pezzo musicale e l’altro, ha raccontato alcuni aneddoti. Il primo, simpatico, riguardava il perché del suo essere diventato musicista. Sua madre, non volendo che i figli fossero oziosi – L’ozio è il padre dei vizi- affermava sovente, si era rivolta alla sua vicina, una certa signora Tammaro, per cercare un insegnante di lingue che tenesse occupata la sua prole. L’insegnante di lingue non si era trovato, perciò era arrivato al suo posto un maestro di musica, e i tre fratelli Eugenio, Giorgio ed Edoardo avevano iniziato il loro percorso artistico, formando ben preso il trio Bennato.
Ed ecco in Fiera Edoardo, il cantastorie di Bagnoli, generoso verso gli spettatori, a dare spettacolo. Ha entusiasmato il pubblico. Io osservavo accanto a me, quella persona di ottant’anni, alla sua prima esperienza di rock, che cantava e batteva le mani come una ragazzina al cospetto di Edoardo Bennato. Non sapeva che è ritenuto uno dei maggiori esponenti del rock italiano, genere che ha spesso unito o alternato al blues, al folk, al punk e allo ska, ma ha passato una serata indimenticabile di stupore e allegria.
Quanto bene fa vedere un contrasto così evidente a una forma di discriminazione sempre più diffusa verso chi ha superato una soglia degli…anta.
Tra le tante forme di ghettizzazione infatti, ce n’è una che colpisce i cosiddetti boomers, quelli della generazione nata in Nord America o in Europa tra il 1946 e il 1964, ovvero durante il periodo dell’esplosione demografica avvenuta in quegli anni.
Quasi tutti hanno e si sentono uno spirito giovane, si curano, spesso dimostrano meno dei loro anni e li nascondono per aggiungere credibilità alle loro parole. Sì, perché è sempre più diffuso nella nostra epoca, l’ageismo, ossia la discriminazione basata sull’età, che sta diventando sempre più rilevante nella società europea, particolarmente in una società longeva come quella attuale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’ageismo è la terza causa di discriminazione al mondo, con gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale degli anziani, che spesso subiscono esclusione dal mondo del lavoro, dalle cure mediche e sono vittime di abuso. Il problema minaccia di ostacolare lo sviluppo e le relazioni intergenerazionali. Per affrontare questa sfida, la Fondazione Longevitas, insieme ad altre 21 organizzazioni, ha presentato al Parlamento Europeo a Roma il “Manifesto Europeo contro l’Ageismo”, chiedendo ai candidati alle elezioni europee di impegnarsi per contrastare questo fenomeno.
Ma tanto contribuisce a superare gli stereotipi la presenza nella politica, nella cultura, nella musica di personaggi al di fuori del tempo, come a Bari il grande, sempre giovane Edoardo Bennato.
Alla fine della serata ho sentito la mia accompagnatriceì:
-Quanti anni ha signora?
– Un anno in più del cantante- ha risposto spavaldamente.
R.