(en français après les photos) Parigi non è solo i Giochi Olimpici anche se in questi giorni chi gira per la città si trova a confrontarsi con l’organizzazione della macchina olimpionica: trasporti, barriere, file e tifosi da ogni dove. Lontano però dalle ‘zone calde’, si può assaporare una Parigi con meno auto, meno abitanti e meno turisti dagli interessi culturali e artistici d’abitudine. Si può quindi accedere abbastanza facilmente ad alcuni musei e mostre evitando code e prenotazioni. Riesco quindi facilemente a ottenere il biglietto per l’esposizione BD à tous les étages al Centre Pompidou: un’emozione già salire i vari piani di questo incredibile centro d’arte e di cultura con il tapis roulant che fa svelare via via il panorama sulla città, oggi illuminata da un bel sole. Scopro che la mostra è composta da ben quattro esposizioni, suddivise appunto su diversi piani.
La prima esposizione: Bande dessinée (1964 – 2024) è al 6° piano e ripercorre la storia del fumetto e le nuove tendenze con tavole, manifesti, copertine, filmati e installazioni che danno conto di una varietà di artisti e temi. Anche senza leggere le innumerevoli tavole esposte, questo percorso richiede almeno un’ora per godere appieno della documentazione esposta.
La seconda esposizione, al 5° piano, si intitola: La bande dessinée au Musée. Tra le sale della collezione permanente e le gallerie adiacenti con le installazioni temporanee sono esposte alcune opere di artisti che si incrociano con illustratori ed autori del fumetto per rilevarne le influenze. Gli accostamenti sono davvero interessanti: oltre a Henri Matisse con Philippe Dupuy, viene associata l’opera di di Paul Klee a quella di Brecht Evens, René Magritte e Eric Lambé, Robert Doisneau con Emmanuel Guibert o Francis Bacon con Lorenzo Mattotti, André Breton con David B. (Nick Carter et André Breton- Une enquête surréaliste, di David B., 2019), solo per citarne alcuni. Si ricordano inoltre grandi autori di fumetti che hanno dato origini e impulso a quest’arte come George McManus, Will Eisner, Winsor McCay (Little Nemo in Slumberland), George Harriman (Krazy Kat), Hergé (On a marché sur la Lune) o Edmond Calvo (La Bête est morte). Anche questa parte richiede più di un’ora di visita.
Dopo una pausa alla caffetteria del museo, decido di continuare con la terza mostra, per me imperdibile: Corto Maltese, une vie romanesque. Appassionata dalle avventure e dal personaggio del marinaio maltese, mi dirigo al secondo piano, alla BPI (Bibliothèque public d’information) dove è stato allestito, vicino all’esposizione, un angolo lettura con la ricca collezione di album e libri a lui dedicati e l’inserto Dans les pas de Corto Maltese nella rivista Balise. Nella prima sala mi colpisce subito la biografia immaginaria del personaggio ricavata dalle sue avventure datate e localizzate con i luoghi dei suoi viaggi.
Oltre all’evoluzione del personaggio nel mondo dei fumetti dell’autore e dell’editoria, molto spazio è dedicato ai personaggi che accompagnano Corto delle sue avventure e che spesso ricorrono, in particolare alle splendide figure femminili. A queste ultime avevo già dedicato un articolo in occasione dell’uscita in Francia dell’album Aventureuses, in Italia: Donne di avventura (Rizzoli Lezard 2018):
https://donneconlozaino.org/2021/01/19/tutte-le-donne-d…-femmes-de-corto/
Alto, slanciato, la sua tenuta ispira la pop culture e la moda: giacca lunga navy bleu marine ripresa da Yves Saint-laurent nel 1962, pantalone bianco che sembra un jeans hippy, le basette e il cappello da capitano, con la sua sempiterna sigaretta fina e l’orecchino largo: è un elegante antisistema dallo spirito indomito e dai gesti distinti. Nasce il 10 luglio 1887 a La Valletta da un marinaio inglese e una madre gitana di Siviglia. Passa l’infanzia a Gibilterra e Cordova e dal 1904 iniziano i suoi viaggi avventurosi: in Manchouria durante la guerra russo-giapponese (La jeunesse), poi nel Pacifico del Sud (La ballade de la mer salée), ai Caraibi e in America del Sud (Sous le signe du Capricorne e Corto toujours un peu plus loin), inoltre viaggia in Europa: Italia, Francia e Regno Unito durante la Prima Guerra Mondiale /Les Celtiques) e poi l’Africa orientale (Les Ethiopiques) poi la Cina, Manciuria e Siberia (En Sibérie). Nel 1921 è a Venezia (Fable de Venise) poi parte per Rodi, la Turchia e Azerbaidjan fino alla frontiera con l’Afganistan e Le Indie (La Maison dorée de Samarkand). Torna in Argentina (Tango) poi in Svizzera (Les Helvétiques) e ancora i Caraibi e il Pacifico (Mu, la cité perdue).
Nell’ultima sala c’è la biografia dell’autore, Hugo Pratt (1927-1995) e una sua lunga intervista video. Pratt è cresciuto a Venezia che considera nella sua ambivalenza: prigione dorata e isola dove si naviga e soffia il vento della libertà dove il marinaio Corto può respirare e vivere le sue avventure tra immaginazione e storia: venezia come personaggio più che come decoro. Pratt e Corto hanno entrambi una vita avventurosa da viaggiatori intorno al mondo. Anche Pratt inizia da giovanissimo come militare arruolato dal padre fascista: un’adolescenza violenta che gli farà rivisitare la storia grazie al suo romantico personaggio sempre a fianco dei più deboli: viaggiatore libero ma leale, qua e là, con i popoli in lotta per l’emancipazione. Pratt ha vissuto a Buenos Aires e scopre l’America Latina, poi a Londra, in Italia, in Francia infine a Losanna moltiplicando viaggi nei vari continenti con l’insaziabile curiosità che si ritrova in Corto.
Le sue avventure sono un’odissea poetica, filosofica, letteraria, Corto ha dei doppi letterari: London, Rimbaud, Hesse. Il Maltese afferma di aver conosciuto Jack London in gioventù e le loro vite avventurose si assomigliano. Rimbaud avventuriero percorre l’Abissinia dove Corto ha le sue vicende negli stessi porti, Aden e Harar e si nutre della sua poesia. Nel suo soggiorno svizzero poi Corto è il doppio di Il lupo delle steppe di Hesse e, come l’autore, ha il gusto per il misticismo e l’esoterico, eredità da parte di madre. I riferimenti letterari sono ancora molti nelle figure leggendarie della tradizione sul tema del viaggio, da Dante a Melville, Da Hemingway a Don Quichotte, Shakespeare…Pratt aveva un’immensa biblioteca a cui attingeva, oltre alle sue esperienze e osservazioni dirette per i disegni ricchi di dettagli autentici anche se inseriti nel contesto storico-geografico immaginario.
E’ ormai pomeriggio, mi prendo una pausa caffé nella terrazza del 5° piano dove delle sdraie intorno a una fontana con statue sono a disposizione dei visitatori ma poi mi rendo conto di non fare in tempo a visitare l’ultima parte della mostra nel sotterraneo: Revue Lagon, le chemin de terre, né quella al primo piano dedicata ai giovani visitatori: Tenir tête ». Une exposition-atelier de Marion Fayolle. (quest’ultima aperta fino al 6 gennaio 2025). Leggo allora un’intervista a Marion Fayolle, fumettista che ha creato l’installazione alla Galerie des enfants composta da tre strutture a forma di teste-tende ciascuna delle quali propone un gioco: un teatro d’ombre, un’animazione con disegni e l’invito a indossare tessuti decorati, tutto nell’idea che la lettura è un’esperienza creativa. Fayiolle invita i bambini ad entrare nella pelle di altri personaggi giocando con i materiali per identificarsi e sviluppare la creatività attraverso giochi che possano farne inventare altri non previsti come quando un bambino gioca liberamente nella natura.
Sono appagata dalla vastità e completezza delle esposizioni visitate: per gli appassionati dei fumetti (e non solo) può essere davvero interessante programmare una visita al Beaubourg, a Parigi, la mostra è aperta fino al 4 novembre.
P.
Paris, ce n’est pas seulement les Jeux Olympiques, même si ces jours-ci ceux qui se déplacent dans la ville doivent faire face à l’organisation de la machine olympique : transports, barrières, files d’attente et supporters venus de partout. Mais à l’écart des “points chauds”, on peut savourer un Paris avec moins de voitures, moins d’habitants et moins de touristes. On peut donc accéder à certains musées et expositions assez facilement, en évitant les files d’attente et les réservations. Je réussis donc facilement à obtenir un billet pour l’exposition BD à tous les étages au Centre Pompidou : c’est déjà une émotion de monter les différents étages de cet incroyable centre d’art et de culture avec le tapis roulant qui dévoile peu à peu le panorama de la ville, aujourd’hui illuminée par un beau soleil. Je découvre que l’exposition est composée de pas moins de quatre expositions, réparties justement sur différents étages.
La première exposition : Bande dessinée (1964 – 2024) se trouve au 6ème étage et retrace l’histoire de la bande dessinée et des nouvelles tendances avec des planches, des affiches, des couvertures, des films et des installations qui rendent compte d’une variété d’artistes et de thèmes. Même sans lire les innombrables planches exposées, cette visite nécessite au moins une heure pour profiter pleinement de la documentation présentée.
La deuxième exposition, au 5e étage, s’intitule : La bande dessinée au Musée. Entre les salles de la collection permanente et les galeries attenantes qui accueillent des installations temporaires, sont exposées un certain nombre d’œuvres d’artistes qui croisent des illustrateurs et des auteurs de bandes dessinées pour y déceler leurs influences. Les juxtapositions sont vraiment intéressantes : outre Henri Matisse avec Philippe Dupuy, l’œuvre de Paul Klee est associée à celle de Brecht Evens, René Magritte avec Eric Lambé, Robert Doisneau avec Emmanuel Guibert ou Francis Bacon avec Lorenzo Mattotti, André Breton avec David B. (Nick Carter et André Breton- Une enquête surréaliste, par David B., 2019), pour n’en citer que quelques-uns. Il y a aussi de grands auteurs de bandes dessinées qui ont donné l’origine et l’impulsion à cet art comme George McManus, Will Eisner, Winsor McCay (Little Nemo in Slumberland), George Harriman (Krazy Kat), Hergé (On a marché sur la Lune) ou Edmond Calvo (La Bête est morte). Même cette partie se visite en plus d’une heure.
Après une pause à la cafétéria du musée, je décide de poursuivre avec la troisième exposition, incontournable pour moi : Corto Maltese, une vie romanesque. Passionnée par les aventures et le personnage du marin maltais, je me dirige vers le deuxième étage, à la BPI (Bibliothèque publique d’information) où un coin lecture a été aménagé à côté de l’exposition avec la riche collection d’albums et de livres qui lui sont consacrés dont l’encart Dans les pas de Corto Maltese dans la revue Balise. Dans la première salle, je suis immédiatement frappée par la biographie imaginaire du personnage tirée de ses aventures, datée et localisée avec les lieux de ses voyages.
Outre l’évolution du personnage dans le monde de la bande dessinée et de l’édition de l’auteur, une grande place est consacrée aux personnages qui accompagnent Corto dans ses aventures et qui reviennent souvent, en particulier les splendides figures féminines. À ces dernières, j’avais déjà consacré un article à l’occasion de la sortie en France de l’album Aventureuses, en Italie : Donne di avventura (Rizzoli Lezard 2018) :
https://donneconlozaino.org/2021/01/19/tutte-le-donne-d…-femmes-de-corto/
Grand, élancé, sa tenue inspire la pop culture et la mode : longue veste bleu marine reprise par Yves Saint-Laurent en 1962, pantalon blanc aux allures de jean hippie, chapeau de capitaine, avec toujours sa fine cigarette et sa large boucle d’oreille : c’est un anti-système élégant, à l’esprit indomptable et aux gestes distingués. Il est né le 10 juillet 1887 à La Valette d’un marin anglais et d’une mère gitane de Séville. Il passe son enfance à Gibraltar et à Cordoue et, à partir de 1904, commence ses voyages aventureux : en Mandchourie pendant la guerre russo-japonaise (La jeunesse), puis dans le Pacifique Sud (La ballade de la mer salée), dans les Caraïbes et en Amérique du Sud (Sous le signe du Capricorne et Corto toujours un peu plus loin), il voyage aussi en Europe : Italie, France et Royaume-Uni pendant la Première Guerre mondiale /Les Celtiques), puis l’Afrique de l’Est (Les Ethiopiques), la Chine, la Mandchourie et la Sibérie (En Sibérie). En 1921, il est à Venise (Fable de Venise) puis part pour Rhodes, la Turquie et l’Azerbaïdjan jusqu’à la frontière de l’Afghanistan et des Indes (La Maison dorée de Samarkand). Il retourne en Argentine (Tango) puis en Suisse (Les Helvétiques) et de nouveau aux Caraïbes et dans le Pacifique (Mu, la cité perdue).
Dans la dernière salle, on trouve une biographie de l’auteur, Hugo Pratt (1927-1995), ainsi qu’un long entretien vidéo avec lui. Pratt a grandi à Venise, qu’il voit dans son ambivalence : une prison dorée et une île où souffle le vent de la liberté, où le marin Corto peut respirer et vivre ses aventures entre imagination et histoire : Venise comme un personnage plutôt que comme un décor. Pratt et Corto ont tous deux une vie aventureuse de voyageurs autour du monde. Pratt, lui aussi, a commencé très jeune comme soldat enrôlé par son père fasciste : une adolescence violente qui lui fera revisiter l’histoire grâce à son personnage romantique toujours aux côtés des plus faibles : voyageur libre mais loyale, ici et là, aux peuples qui luttent pour leur émancipation. Pratt vit à Buenos Aires et découvre l’Amérique latine, puis Londres, l’Italie, la France et enfin Lausanne, multipliant les voyages sur les différents continents avec l’insatiable curiosité que l’on retrouve chez Corto.
Ses aventures sont une odyssée poétique, philosophique, littéraire, Corto a des doubles littéraires : Londres, Rimbaud, Hesse. Le Maltais prétend avoir connu Jack London dans sa jeunesse et leurs vies aventureuses sont similaires. Rimbaud l’aventurier voyage en Abyssinie où Corto vit ses aventures dans les mêmes ports, Aden et Harar, et se nourrit de sa poésie.
Dans son séjour suisse, Corto est donc le double du Loup des steppes de Hesse et a, comme l’auteur, un goût pour le mysticisme et l’ésotérisme, héritage du côté de sa mère. Les références littéraires sont encore nombreuses dans les figures légendaires de la tradition sur le thème du voyage, de Dante à Melville, d’Hemingway à Don Quichotte, Shakespeare…Pratt disposait d’une immense bibliothèque dans laquelle il a puisé, en plus de ses propres expériences et observations directes, pour les dessins riches en détails authentiques même si placés dans un contexte historico-géographique imaginaire.
C’est l’après-midi, je fais une pause café sur la terrasse du 5ème étage où des transats autour d’une fontaine avec statues sont à la disposition des visiteurs, mais je réalise alors que je n’ai pas le temps de visiter la dernière partie de l’exposition au sous-sol : Revue Lagon, le chemin de terre, ni celle du premier étage dédiée aux jeunes visiteurs : Tenir tête . Une exposition-atelier de Marion Fayolle. (cette dernière est ouverte jusqu’au 6 janvier 2025). J’ai ensuite lu une interview de Marion Fayolle, la dessinatrice qui a créé l’installation de la Galerie des enfants composée de trois structures en forme de rideaux de tête qui proposent chacune un jeu : un théâtre d’ombres, une animation avec des dessins et une invitation à porter des tissus décorés, le tout avec l’idée que la lecture est une expérience créative. Fayiolle invite les enfants à entrer dans la peau d’autres personnages en jouant avec les matières pour s’identifier et développer leur créativité à travers des jeux qui peuvent leur en faire inventer d’autres, imprévus, comme lorsqu’un enfant joue librement dans la nature.
Je me réjouis de l’ampleur et de l’exhaustivité des expositions que j’ai visitées : pour les amateurs de bandes dessinées (et pas seulement), il peut être très intéressant de prévoir une visite au Beaubourg, à Paris, l’exposition est ouverte jusqu’au 4 novembre.
P.