Radio e astri

Adriana – Chiusi, Roma, Genova, Cerenova

Anni fa trascorrevo alcuni mesi estivi al mare a Ladispoli, una località a 60 km da Roma. La mattina presto, mentre i miei figli dormivano, raggiungevo, attraverso una stradina che costeggia il bosco di Palo, la vicina cittadina di San Nicola. Lì, toglievo le mie scarpette da corsa, le infilavo nello zaino, le sostituivo con i sandaletti da spiaggia che mi ero portata dietro e mi avviavo in spiaggia. Dopo aver fatto un bagno, costeggiando il castello degli Odescalchi, tornavo via mare verso Ladispoli. Era una lunga passeggiata che mi permetteva di fare sport e godere del mare. 

Tornata quest’anno nella stessa località, le mie ginocchia dopo tanti anni non mi permettevano le corse così lunghe dei tempi addietro perciò ho optato per le passeggiate mattutine nel senso inverso. Dall’hotel Miramare, via spiaggia, mi avviavo fino al castello di Palo per poi giungere a Marina di san Nicola e, questa volta camminando, tornare via terra a casa.

Un giorno di fine agosto, il cielo era scuro e preannunciava pioggia, ho cominciato la mia passeggiata. C’era pochissima gente e temevo di entrare in acqua da sola: se mi fossi sentita male nessuno mi avrebbe soccorso. Poco prima di giungere al castello ho visto in acqua una donna:

  • Ci sono molti sassi in quel punto? – ho chiesto
  • Entri pure, c’è solo sabbia, e l’acqua è calda.

Ho raggiunto la donna a nuoto e dopo poche frasi siamo passate a darci del tu e l’ho inondata di domande. Come spesso usiamo fare noi donne, ci siamo messe a parlare, raccontando un pezzetto di vita per volta, poi abbiamo concordato un incontro per conoscerci meglio. Trascrivo per le donne con lo zaino la nostra chiacchierata.

Mi chiamo Adriana e sono orgogliosa di questo nome, reso famoso dal film di Silvester Stallone, Rocky. Mi riferisco alla famosa Adriana, la moglie di Rocky. Meraviglioso fu l’urlo quando il pugile vinse un incontro: -Adrianaaaaa- 

Il primo Rocky fu doppiato da Gigi Proietti. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo. Un giorno Gigi Proietti è venuto nella radio privata dove lavoravo. Emozionata, gli ho chiesto soltanto un piacere: rifare solo per me il famoso urlo: Adrianaaaa…

Mi ritengo una speaker radiofonica, non ho preso il patentino di giornalista per via di un episodio sgradevole avvenuto nel 1992. Mi chiedevano sensazionalismi ed io ho detto no, non amo questo modo di fare spettacolo. La maniera in cui si fa giornalismo oggi mi piace ancora meno rispetto a prima. Ora più che mai si tende a fare il circo mediatico, sfruttare quel momento che serve per portare la notizia, utilizzare la persona per poi, se c’è qualche altro evento più eclatante, abbandonarla perché non serve più. Si va a scavare troppo per trovare il particolare, la minuzia per essere più acuto dell’altro, perché devi dire quella cosa lì, che possa stupire. A volte te la devi anche inventare, la notizia. Quindi ho rinunciato a prendere il patentino della giornalista, mi sono rimessa a fare la speaker radiofonica. 

Io nasco principalmente come astrologa, ho questa passione fin da bambina. Un giorno vidi mia zia con dei saggi, e, nel leggere i suoi appunti, un po’ per volta ho capito che c’era una dote nascosta in me. Ho sviluppato la passione per l’astrologia che poi è diventata il mio lavoro. Adesso la mia occupazione principale è quella di fare le carte astrali. Da circa un mese sto producendo un podcast tutte le mattine. Racconto un po’ di costume e società dal punto di vista delle stelle dello zodiaco. Ho previsto il giorno in cui Sangiuliano avrebbe lasciato il suo ministero. L’ex ministro della cultura aveva un quadro astrale disastrato e le stelle lo indicavano in modo esatto. 

Oltre alle carte astrali, mi dedico a interpretare i tarocchi. Per me è qualcosa di molto serio. Tra le altre cose ho seguito un bellissimo corso di due anni sull’interpretazione dei sogni dal punto di vista junghiano. Ho appreso una utile tecnica. 

 Sono vergine con ascendente leone, perciò sono molto minuziosa, molto teorica e attenta, di certo non dò i numeri.

Cambiando argomento chiedo ad Adriana come mai si sia trasferita a Cerenova.

 Sono nata a Chiusi, ma sono sempre stata a Roma, tutta la mia vita, fino a due anni fa, quando mi sono trasferita a Genova. Ho dato la mia spiegazione astrologica sul mio trasferimento a Genova con il transito di Urano sulla Luna. Mi sono chiesta cosa avrei fatto con quel transito. E cosa ho fatto? Ho venduto il mio appartamento romano e sono andata a vivere a Genova. Ho scelto la città ligure perché avevo lavorato lì per la radio, ero sul posto quando la nave della Costa Crociera doveva essere dismessa definitivamente. Mi sono innamorata di quel luogo che poi ho continuato a frequentare finché ho deciso, nel marzo del 2022, di comprare casa per stabilirmi lì.

 Mi sono trovata spaesata all’inizio, si dice che i genovesi non siano accoglienti, che ti sorridono solo quando te ne vai via. Però, devo dire che, una volta capito il loro mood, mi sono trovata benissimo. Sono rientrata a Roma solo perché mio padre non stava bene, avrei voluto conservare una piccola casa a Genova ma non ci sono riuscita perché il tempo era breve per realizzare un doppio acquisto e ho comprato casa a Cerenova. 

 Le chiedo quindi se le costi abitare in una cittadina piccola:

 Sì, odio la cittadina piccola. Genova o altre città di provincia, non mi sono strette, perché sono a misura di uomo, cosa che Roma non è più, infatti non mi piacerebbe tornare a vivere nella capitale. Ultimamente ci vado spesso perché ci sono eventi culturali che mi interessano o cose che mi piace fare, è una città chiusa nella sua magnificenza. Non per niente, la definiscono la città più bella del mondo, però negli ultimi quindici anni è cambiata molto, non è  più la stessa. Ho scelto Cerenova per necessità, per stare vicino ai miei. Rimpiango Genova dove c’è una vita culturale molto attiva, si respira tanta cultura, ha infrastrutture meravigliose, è sempre all’avanguardia, io credo che diventerà una Barcellona europea.

Tornando al mio lavoro, nasco come speaker radiofonica parlando di astrologia in una piccola radio privata che ancora esiste, dove facevo l’almanacco, Praticamente raccontavo il santo del giorno, poi passavo a parlare di tutto un po’, dei novant’anni di Brigitte Bardot, dei 100 anni che avrebbe compiuto Marcello Mastroianni, per poi approfondire il personaggio, parlare ad esempio della sua nota pigrizia… 

Partendo dall’astrologia passavo agli approfondimenti culturali, alla moda, alla politica, quindi un po’ costume, di società visti in realtà tutti con l’occhio delle stelle, con l’energia che possono dare i pianeti.

Poi dopo ho fatto un salto di qualità, perché sono andata a radio-radio, un’importante radio romana, dove avevo il mio spazio, e in più avevo un contatto settimanale con gli ascoltatori: la gente chiamava, mi comunicava la data di nascita, io cercavo di spiegare a grandi linee quella che poteva essere la loro psicologia, oppure rispondevo a una domanda specifica. Spesso mi portavo le carte dei tarocchi, alzavo due tre carte e davo una risposta, non era una mia interpretazione ma quella delle carte, che rispondevano a una domanda che mi veniva posta. Quella trasmissione è durata12 anni, fino alla morte del conduttore, Gianni Elsner, molto famoso nel panorama romano e non solo. Sono entrata con lui nella società della mia squadra del cuore, e lì sono stata, veramente, molto, non dico fortunata, ma brava, perché ho avuto la possibilità di conoscere l’allenatore, il mio idolo della Lazio, Ericsson, morto anche lui da poco. Ho avuto modo di avere uno scambio di vedute con il mister della Lazio e da lì sono entrata a far parte della società, come posso dire, come porta fortuna perché ho predetto la vittoria della squadra, in tempi non sospetti. La Lazio era a dieci punti di distanza dalla Juventus. Era febbraio, Ericsson festeggiava il 5 del mese il suo compleanno e venne in radio. C’ero anche io, e affermai decisa che la Lazio avrebbe vinto lo scudetto. Non so se mi prese per pazza o meno quel momento, però poi, il 14 maggio del 2000, la Lazio ottenne lo scudetto e da quel momento diventai la mascotte della squadra. Mi omaggiarono per due anni della tribuna d’onore sinistra, come benaugurante, era l’epoca di Cragnotti.

In seguito ho avuto l’occasione di andare a Rai Uno, dove facevo ugualmente l’oroscopo la mattina, alle 7 meno un quarto. Occupavo lo spazio che prima occupava Branco, che era stato sospeso dalla Rai. Lì ho avuto modo di conoscere un uomo speciale, Franco Di Mare, a cui ero molto legata. Quando andò da Fazio, qualche mese prima di morire, io rimasi scioccata, stavo facendo zapping e lo sentii raccontare la sua terribile odissea per fare riconoscere la responsabilità alla Rai della sua malattia.

 Adesso, dopo un periodo di stasi, da circa un mese in mezzo ho creato un podcast mattutino, dove racconto le vignette più divertenti che appaiono sui giornali, spiego alcune prime pagine e commento le notizie che, secondo me, possono essere interessanti per gli ascoltatori.

Il podcast si può ascoltare su Spotify, si chiama Chit chat, chiacchiericcio, è una rubrica dove ogni giorno assegno un titolo all’ incontro mattutino.Oggi ho parlato del programma appena iniziato di Amadeus sul canale Nove, che pare sia un flop. L’ho letto da un punto di vista delle stelle: Amadeus, è un Vergine, in questo momento ha Saturno contro. Da lì ho parlato dei flop famosi nel cinema o nella discografia. 

Il programma dura 10 minuti. In quel lasso di tempo apro tante parentesi. Seguo i consigli del mio primo caporedattore che nel 1992 disse “Voi dovete attrarre l’attenzione perché la persona non vi vede e quindi dovete aprire tante parentesi e far sì che l’altro che ascolta non cambi canale, quindi, se siete capaci di aprire tanti argomenti, catturate l’attenzione e la persona non cambia canale”.

Adesso c’è la radio anche in tivù, dove tu vedi i conduttori e interagisci in qualche modo. Prima, no, prima sentivi solo una notizia ed era indispensabile inchiodare l’ascoltatore. Io apro tante parentesi, ciò va bene, ma devo ricordare di chiuderle.

L’altra cosa che disse, mi lasciò abbastanza traumatizzata. Ci fu una morte in seguito ad un incidente stradale sulla via Cassia, lui mandò a chiamare me e un altro ragazzo, dicendoci che dovevamo recarci al funerale dei due ragazzi morti e intervistare i genitori. Io mi allarmai, non sapevo cosa dovessi chiedere. Come si sentono? Io non me la sentivo di intervistare un genitore che aveva perso il figlio e dissi: “Non me la sento, non mi piace questo tipo di giornalismo. Adesso capisco che lui aveva visto lontano già 32 anni fa. Aveva predetto il successo della tivù del dolore. Io la chiamavo la tivù dello squallore. Questo tipo di giornalismo non mi piaceva 32 anni fa e non mi piace nemmeno oggi lucrare sul dolore. 

Concludo la mia chiacchierata con la domanda rituale: -Se tu dovessi riempire uno zaino oggi, cosa ci metteresti, che cosa lasceresti?

 Quando viaggio, mi sposto con bagagli sempre molto pieni: i trucchi, sicuramente le creme, tutto ciò che può servire per i capelli, perché sono ascendente Leone, come vedi, ho la criniera, e la curo molto. E poi le scarpe, i vestiti, qualcosa per il freddo.

Ovviamente porto i libri, ne ho letti tanti, perché ho iniziato la carriera nell’84 facendone la recensione per un buon giornale, l’informatore librario, diretto da Claudio Angelini, che è stato per tanti anni, speaker del TG1. Porterei un volume, sicuramente, classico, un libro di Storia.

Oggi sono stata ad una mostra dove si è parlato di Penelope, mi piace rivedere la storia in un altro modo, non farne proprio una rivisitazione, ma capire se quel personaggio, in questo caso Penelope, effettivamente era una donna che tesseva, che aspettava Ulisse. Visto che era la regina di Itaca, per 20 anni, forse il governo l’ha dovuto tenere su lei in quella città, e non era così fragile, come ce l’hanno voluto far credere, come Omero ce l’ha raccontata. 

Nello zaino aggiungerei un libro attuale di sociologia, psicologia, adesso mi interessa tanto la genetica.

Le chiedo cosa lascerebbe:

Per me è facile eliminare gli oggetti fisici, in questa casa, lascerei anche i mobili, mi sono stancata di vedere le stesse cose. Forse anche alcune amicizie. Tornando da questo viaggio di due anni ho trovato le stesse persone di prima, con piacere, per carità, però non sentiamo più nello stesso modo, e questo mi annoia, perché io ho un altro vizio, forse una debolezza, mi annoio facilmente, quindi se l’altra persona non mi da modo di fare un discorso un pochino più profondo, non gli interessano cose che possono coinvolgere me, io mi allontano.

Ho viaggiato tanto nella mia vita, da sola, con il mio ex marito, con i miei compagni, adesso vorrei andare dove c’è mia figlia, a Istanbul.

Sono un’ottimista, lo sono sempre stata, ho avuto, come tutti noi, momenti meno semplici, meno facili, però sono sempre stata un po’ sognatrice. 

Vorrei lasciare un messaggio alle donne del blog: crediamoci, cioè crediamo nella vita, la vita è bella, la vita è molto bella, ne abbiamo una sola, cerchiamo di viverla al meglio.

https://podcasters.spotify.com/pod/show/adriana4967

R.

Author: ragaraffa

Blogger per passione e per impegno, ama conoscere e diffondere le voci delle donne che cambiano.  

2 Replies to “Radio e astri”

  1. Stefano Piergentili says: 25/10/2024 at 11:18 am

    “Tornando da questo viaggio di due anni ho trovato le stesse persone di prima, con piacere, per carità, però non sentiamo più nello stesso modo, e questo mi annoia, perché io ho un altro vizio, forse una debolezza, mi annoio facilmente, quindi se l’altra persona non mi da modo di fare un discorso un pochino più profondo, non gli interessano cose che possono coinvolgere me, io mi allontano.”
    Il citato viaggio di due anni fa per me è ben altro, ma in fondo è ugualmente quel momento che taglia in due il tempo: c’è un Prima e c’è un Dopo.
    Poi si parla di un altro vizio, una debolezza, la noia facile.
    Orbene, se nelle precedenti parole ho osservato la similitudine, ora vedo l’uguaglianza: infatti la mia recente esperienza, la voglia di parlarne, di farla comprendere e l’ovvia necessità degli spazi verbali mi fanno scattare quasi in automatico il senso di noia nel confronto, nel dialogo, nel rapporto sociale e la logica reazione non può che essere l’allontanamento dalle “stesse persone di prima”.
    Apro una parentesi per metterci il carico: in una newsletter di psicologia ho letto che Noia deriva dal latino inodiosus , cioè qualcosa che è “in odio”, ovviamente inteso non come odio violento, ma come semplice componente aggressiva : per non andare fuori tema, chiudo la parentesi.
    Perché? Chi è il diverso fra i due soggetti?
    Loro che non possono/vogliono ascoltare?
    Io, per non soffocare in una nuova gabbia?
    Maurizio Costanzo chiedeva ai suoi ospiti “Cosa c’è dietro l’angolo?”.
    Lo saprò solo vivendo.

    1. Patrizia D'Antonio says: 03/11/2024 at 11:25 am

      Belle riflessioni!

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