Il nome dinosauro è un nome fittizio, da me assegnato a quest’isola per qualcosa che scoprirete nelle fotografie che seguiranno questa breve nota.
Sabato scorso è iniziato, per tutta l’ Indonesia, un lockdown che durerà fino al 20 Luglio. Qui le restrizioni riguardano solo il commercio che, con poche eccezioni, ha chiuso i battenti e offre servizi solo online. Improvvisamente bar, caffè, ristorantini, moto, turisti, (già in numero ristretto data la limitazione del governo a dare il visto turistico per entrare a Bali), sono spariti dalla circolazione lasciando il posto alla popolazione locale che, felice, in un certo senso si è ripresa la sua bella terra per qualche settimana, anche con tutti gli inconvenienti che questo comporta.
Sabato scorso ci siamo diretti a sud – est di Canggu verso il porto di Sanur. All’ alba abbiamo preso una barca veloce che in trenta minuti ha coperto la distanza che separa Penida da Bali attraverso lo stretto di Badung. Nusa Penida fa parte dell’arcipelago che comprende altre due isole, Nusa Ceningan e Nusa Lembongan ed è conosciuta per le sue belle spiagge, per la natura selvaggia, per le immersioni subacquee, per lo snorkeling e per essere una località molto più tranquilla, perché meno visitata, della sorella maggiore, Bali.
Io ne sono veramente rimasta affascinata, la posiziono assolutamente al primo posto delle località balneari da me visitate fino ad ora.
I turisti che hanno la tendenza a viaggiare solo nelle aree turistiche popolari continentali di Bali credo si perdano veramente molto ma mi auguro che ci voglia ancora un po’ perchè divenga una meta turistica di massa.
Anche qui il Covid ha fatto i suoi danni all’ economia del luogo e, tra la mancanza di turismo e le nuove regole imposte, sono davvero pochi i luoghi dove poter consumare pasti. Per il resto considero veramente un privilegio essere qui davanti ad un mare cristallino che si fonde con il cielo.
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Che viaggetto, fija mia!