Viaggio nell’Anti Atlante 2: Sidi Ifni

(en français après les photos) Dopo il racconto del viaggio iniziato verso la regione dell’Anti Atlante:

Viaggio nell’Anti Atlante 1: Tafraout

proseguiamo il nostro viaggio lasciando Tafraout verso la costa. Passiamo da Tiznit, cittadina famosa per il souk pieno di negozi di bijoux di argento, artigianato tipico locale. Purtroppo in questi giorni di festa, il luogo è stranamente calmo e le botteghe sono chiuse.

simbolo amazigh di 'donna libera'
simbolo amazigh di ‘donna libera’

Dopo una sosta al Café de Paris verso Bab Jdid, una delle tante porte della cinta muraria di 5 chilometri che circonda la città, ripartiamo in direzione di Mirleft per continuare sulla strada costiera. Arriviamo alla spiaggia di Legzira, dove si trova l’attrazione naturale più interessante della zona: i due archi di roccia accessibili a piedi soltanto a bassa marea. Torniamo dunque il pomeriggio successivo quando la marea si ritira e ci incamminiamo passando sotto il maestoso e impressionante primo arco. Oltrepassarlo permette ancora di scoprire la bellezza struggente del paesaggio marino tra rocce e anfratti formati dal crollo del secondo arco. In pochi si avventurano fino al terzo arco a circa tre quarti d’ora di camminata. Temendo di aver calcolato male l’orario delle maree, per prudenza, torniamo sui nostri passi e ci accontentiamo di vederlo nel video di Moustafa, gestore del bar sulla spiaggia.

foto di Sarafoto di Sara

Non è la nostra sola destinazione parzialmente mancata oggi: eravamo infatti partite per cercare la plage blanche, a circa un’ora di auto a sud di Sidi Ifni, per scoprire che l’accesso era ancora più lontano e comunque impossibile da raggiungere se non in jeep e conoscendo le piste sulle colline e poi sulla duna. Nel tentativo di trovare la famosa distesa di spiaggia lunga più di 40 km ci inoltriamo su una strada sterrata che segue l’ouad Assaka fino al mare. La spiaggia in cui arriviamo è vasta e piuttosto selvaggia anche se in fondo, su un costone roccioso, appare una casa con patio e tavolini: le Rayon Vert. Scopriamo che possiamo avere un caffé e che il posto ha anche un paio di camerette molto spartane per chi volesse bivaccare per poi partire alla scoperta della spiaggia. Una guida infatti ci dice che da lì si può organizzare un’escursione con un 4×4 (e una parte di marcia dopo le dune) per la Plage Blanche (portando da bere e da mangiare) per scoprire la lunga e magnifica spiaggia così chiamata da Antoine de Saint Exupery. Infatti quando il pilota-scrittore sorvolava il Marocco per raggiungere il Senegal nella sua rotta areopostale, scorgeva quella che descriveva come “una spiaggia di sabbia senza discontinuità per circa 50 km fiancheggiata da dune ocra che da lontano la confondono con un tratto di spiaggia bianca, rettilinea e insondabile sotto il cielo”. A proposito dell’autore del piccolo principe, mentre sorseggiamo il caffé, Chiara ci racconta della sua visita, in un precedente viaggio, al museo di Saint-Exupery ben più a sud del luogo dove ci troviamo, a Tarfaya. Riprendiamo a camminare per la spiaggia di Assaka dove troviamo il corpo di un delfino spiaggiato e di una specie di gabbiano locale, detto d’Audouin. Sappiamo che nella fauna locale, si annoverano anche cormorani, beccaccini sanderling oltre a iene, gatti selvaggi, sciacalli, vipere e cobra. Il patio del Rayon Vert è decorato con costole di balena e altri ritrovamenti che provengono dalla Plage Blanche come anche il pesce freschissimo che sta cuocendo alla griglia il gestore per il gruppo di avventurosi motociclisti spagnoli appena arrivati. Ritorniamo verso la strada ripercorrendo la carrareccia che costeggia il fiume (piuttosto secco in questa stagione) ai lati del quale si scorge comunque un po’ di vegetazione specifica che contrasta con il paesaggio brullo e arido. Il fico di Barbaria e le euforbie giganti insieme alle palme da dattero colorano di verde il fondo valle fino alla strada che rimontiamo verso Sidi Ifni. 

la spiaggia di Assaka

Sidi Ifni è una ex enclave spagnola mantenuta fino al 1969 per l’interesse economico e politico. Ceniamo al ristorante sul mare Aït Baâmrane che è il nome delle tribù guerriere che ci vivevano nel periodo degli almoravidi. Il luogo era stato occupato anche da altre tribù fino all’occupazione spagnola nel 1934 in virtù di un trattato del 1767 che concedeva un territorio strategico politicamente, militarmente e per la pesca.

Nel periodo coloniale, la città si sviluppa intorno alla cattedrale Santa Cruz (oggi tribunale), la piazza (oggi Hassan II) con i suoi azulejos andalusi, la Caserma della Marina (oggi maison-hôtel), il palazzo del governatore, il consolato di Spagna, le grandi avenues, i cinema, gli hotel e un areoporto per soddisfare i bisogni di 15000 militari spagnoli con le loro famiglie. Con i suoi 20 000 abitanti, oggi la cittadina è economicamente sempre molto legata alla pesca: si pescano sardine, sogliole, tonni e ombrine. L’ex porto spesso immerso nella bruma appare, con la sua teleferica, un esempio un po’ spettrale di archelogia industriale. 

Soggiorniamo nell’ex Caserma degli ufficiali della Marina spagnola, in stile art déco, ceduta alla Marina Mercantile marocchina nel 1969 e trasformata, nel 2002, in una maison d’hôtes da un francese, dopo tre anni di lavori. Ci accolgono al Logis La Marine, Benoit et Dominique, una simpatica coppia di belgi che scoprono il luogo nel 2011 durante un viaggio seguendo le indicazioni della Guide Routard e decidono di rilevare l’attività. La loro cuoca Fatima ci cucina una deliziosa harira (tipica zuppa di lenticche locale) che consumiamo nell’accogliente giardino in compagnia delle loro tartarughe. Ammiriamo poi un incredibile tramonto dalla terrazza della casa con vista sulla spiaggia ed eccoci prese dallo charme di Sidi Ifni. Dormiamo cullate dal rumore delle onde del mare e con la prospettiva di continuare il nostro viaggio l’indomani, dopo l’ottima colazione a base di baghrir (crêpe locali) al miele di montagna, marmellata di patata dolce e l’immancabile amlou. Domani il viaggio continua…   P.

 

Après le récit du voyage qui a commencé vers la région de l’Anti-Atlas, nous poursuivons notre route en quittant Tafraout en direction de la côte. Nous passons par Tiznit, une ville célèbre pour son souk de boutiques de bijoux en argent, un artisanat local typique. Malheureusement, en ces jours de fête, l’endroit est étrangement calme et les boutiques sont fermées. Après un arrêt au Café de Paris en direction de Bab Jdid, l’une des nombreuses portes de la muraille de 5 kilomètres qui entoure la ville, nous reprenons la route en direction de Mirleft pour continuer à suivre la route côtière. Nous arrivons à la plage de Legzira, où se trouve l’attraction naturelle la plus intéressante de la région : les deux arches rocheuses accessibles à pied uniquement à marée basse. Nous y retournons le lendemain après-midi, lorsque la marée se retire, et nous passons sous la première arche, majestueuse et impressionnante. Son passage nous permet encore de découvrir la beauté poignante du paysage marin parmi les rochers et les ravins formés par l’effondrement de la deuxième arche. Peu s’aventurent jusqu’à la troisième arche située à trois quarts d’heure de marche. Craignant d’avoir mal calculé l’heure des marées, par prudence, nous revenons sur nos pas et nous contentons de la voir dans la vidéo de Moustafa, gérant du bar de la plage.

Ce n’est pas notre seule destination partiellement manquée aujourd’hui : nous étions en effet partis à la recherche de la plage blanche, à environ une heure de route au sud de Sidi Ifni, pour découvrir que l’accès était impossible à atteindre, sauf en jeep et en connaissant les pistes à travers les collines et la dune. Pour tenter de trouver la fameuse plage de plus de 40 km de long, nous empruntons une route de terre qui suit l’ouad Assaka jusqu’à la mer. La plage sur laquelle nous arrivons est vaste et plutôt sauvage, même si au bout, sur une crête rocheuse, apparaît une maison avec un patio et des tables : le Rayon Vert. Nous découvrons que nous pouvons y prendre un café et que l’endroit dispose également de quelques petites chambres très spartiates pour ceux qui veulent bivouaquer et partir ensuite à la découverte de la plage. En effet, un guide nous dit que de là, nous pouvons organiser une excursion en 4×4 (et une partie de la marche après les dunes) jusqu’à la Plage Blanche (en apportant boissons et nourriture) pour découvrir la longue et magnifique plage ainsi nommée par Antoine de Saint Exupéry. En effet, lorsque l’écrivain-pilote a survolé le Maroc pour rejoindre le Sénégal sur sa route aréopostale, il a vu ce qu’il a décrit comme “une plage de sable sans discontinuité sur une cinquantaine de kilomètres flanquée de dunes ocre qui, de loin, la confondent avec une plage blanche, droite et insondable sous le ciel”. En parlant de l’auteur du Petit Prince, Chiara nous raconte, en sirotant notre café, sa visite, lors d’un précédent voyage, au musée Saint-Exupéry, situé bien plus au sud de l’endroit où nous nous trouvons, à Tarfaya. Nous retournons sur la plage d’Assaka où nous trouvons le corps d’un dauphin échoué et une espèce locale de mouette, appelée d’Audouin. Nous apprenons que la faune locale comprend également des cormorans, des bécassines sanderling ainsi que des hyènes, des chats sauvages, des chacals, des vipères et des cobras. Le patio du Rayon Vert est décoré de côtes de baleine et d’autres trouvailles de la Plage Blanche, ainsi que du poisson frais que le gérant fait griller pour le groupe de motards espagnols aventureux qui vient d’arriver. Nous regagnons la route en suivant le chemin qui longe la rivière (plutôt sèche à cette époque de l’année) où on peut encore observer une végétation spécifique qui contraste avec le paysage aride et stérile. Des figuiers de Barbarie et des euphorbes géantes ainsi que des palmiers dattiers colorent de vert le fond de la vallée jusqu’à la route que nous empruntons pour retourner à Sidi Ifni.

Sidi Ifni est une ancienne enclave espagnole maintenue jusqu’en 1969 pour des raisons économiques et politiques. Nous dînons au restaurant de bord de mer Aït Baâmrane, qui est le nom des tribus guerrières qui y vivaient à l’époque almoravide. L’endroit a également été occupé par d’autres tribus jusqu’à l’occupation espagnole en 1934 en vertu d’un traité de 1767 qui accordait un territoire stratégique sur le plan politique, militaire et pour la pêche.

Pendant la période coloniale, la ville s’est développée autour de la cathédrale Santa Cruz (aujourd’hui palais de justice), de la place (aujourd’hui Hassan II) avec ses azulejos andalous, de la caserne de la marine (aujourd’hui maison-hôtel), du palais du gouverneur, du consulat d’Espagne, de grandes avenues, de cinémas, d’hôtels et d’un aéroport pour répondre aux besoins des 15 000 soldats espagnols et de leurs familles. Avec ses 20 000 habitants, la ville reste aujourd’hui économiquement très dépendante de la pêche : sardines, soles, thons et courbines y sont pêchés. L’ancien port, souvent plongé dans la brume, apparaît, avec son téléphérique, comme un exemple quelque peu fantomatique d’archéologie industrielle.

Nous logeons dans l’ancienne caserne des officiers de la marine espagnole, de style art déco, donnée à la marine marchande marocaine en 1969 et transformée en maison d’hôtes par un Français en 2002, après trois ans de travaux. Nous sommes accueillis au Logis La Marine par Benoit et Dominique, un sympathique couple de Belges qui a découvert l’endroit en 2011 lors d’un voyage en suivant les indications du Guide Routard et a décidé de reprendre l’affaire. Leur cuisinière Fatima nous prépare une délicieuse harira (soupe de lentilles typique de la région) que nous dégustons dans l’agréable jardin en compagnie de leurs tortues. Nous admirons ensuite un incroyable coucher de soleil depuis la terrasse de la maison avec vue sur la plage et nous nous laissons séduire par le charme de Sidi Ifni. Nous nous endormons bercés par le bruit des vagues de la mer et avec la perspective de poursuivre notre voyage le lendemain, après un excellent petit déjeuner de baghrir (crêpes locales) au miel de montagne, de confiture de patates douces et de l’inévitable amlou. Demain, le voyage continue…

P.

 

Author: Patrizia D'Antonio

Blogger, writer, teacher, traveller...what more? I love to meet and share with people. In my spare time I like reading, swimmming, cycling, listening and playing music . I was born in Rome but I live in Paris  

One Reply to “Viaggio nell’Anti Atlante 2: Sidi Ifni”

  1. Allemandou says: 27/06/2024 at 3:58 pm

    Merci de nous faire rêver !!!

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