In un precedente articolo abbiamo già parlato di Fernanda, artista e presidente dell’associazione Ti con Zero, in occasione del ‘cammino dei vulcani’, tracciato ed organizzato nell’area che va dai Monti Sabatini al Mar Tirreno. Associando la dimensione sportiva della marcia con quella artistica e non solo, Fernanda e i suoi collaboratori -botanici, antropologi, attori, naturalisti e diversi altri- arricchiscono il cammino di condivisioni e scambi di informazioni, osservazioni ed emozioni. Emilia ci racconta la sua esperienza in uno di questi cammini:
“Metti una giornalista stressata che ha l’occasione di fare uno splendido cammino di tre giorni da Manziana a Cerveteri, metti un cagnolone di nome Tommy che si annoia a casa e allora si mette a fare da guida verso le cascate… “I think this is the beginning of a beautiful friendship”, credo che questo sia l’inizio di una bellissima amicizia, penso citando nella mia testa la famosa chiusa del film Casablanca. Proprio io, che ho
sempre avuto il terrore dei cani. Se non fosse per quel cartello appeso nel paesino di Castel Giuliano che recita “i cani di questo paese girano in libertà ma hanno tutti un padrone” sarei pure tentata di portarmelo a casa. Perché in fondo questo cammino ha anche la facoltà di liberarci di alcune delle nostre paure e, soprattutto, di riscoprire la bellezza – e la facilità, fuori dai contesti cittadini dei nostri rispettivi ruoli familiari e sociali – dell’amicizia e della condivisione. Il gruppo è composito, ma neanche troppo. Fernanda, artista e organizzatrice. Giovanna, insegnate di yoga. Irene, danzatrice e body worker come Aurora. Eva, performer. E Alessandro, insegnante di danza butoh e operatore shiatsu: unico uomo che veglia sul gruppo, chiudendo la fila un po’ come fanno i lupi capibranco. Io, Emilia, mi sento nel ruolo di fortunata osservatrice di un’esperienza nuova e particolare. L’idea è infatti quella di intervallare un cammino di tre giorni in mezzo alla natura (circa 15 chilometri al giorno) con le esperienze e i lavori proposti via via dai nostri maestri. Basta legare un tappetino allo zainetto che ci portiamo dietro per la giornata, dal momento che l’organizzatrice provvede a farci trovare il bagaglio più pesante nelle due strutture scelte per passare la notte e condividere la cena preparata tutti assieme. Inutile dire che lo yoga con il cielo sopra la testa e la terra sotto i piedi è un’esperienza unica. Così come lo sono i vari lavori di ascolto del nostro corpo e della natura, o meglio del nostro corpo nella natura, propostida Irene, Aurora ed Eva. C’è spazio anche per momenti di regressione infantile, come quando Irene ci propone di camminare ad occhi chiusi nel bosco, in avanti e all’indietro, tenendo per mano un compagno: chi di noi non ha la fotografia mentale ed emotiva di uno o più momenti durante l’infanzia in cui la mano adulta lascia la presa per farci proseguire da soli, o magari solo per distrazione? Quella in cui il cane Tommy ci conduce alle cascate di Castel Giuliano è la giornata di sabato, forse la più intensa. Camminiamo dentro una vegetazione rigogliosa tra campagna e bosco, in un percorso che si snoda tra ruscelli e torrenti e in cui si immergono quattro cascate naturali: la più alta si getta in un laghetto
sottostante con un salto di 30 metri, e seguire il percorso dell’acqua mossa dal vento è un incanto per gli occhi e per la mente e per il cuore. Si fatica a credere che siamo così vicini a Roma. Il giorno dopo il cammino prosegue fino a Cerveteri, passando in mezzo alla Necropoli etrusca. Qui c’è anche l’occasione per un’esperienza di danza, propostaci da Alessandro. Alla fine del percorso Irene ci chiede di trovare una parola per descrivere come ci sentiamo. La mia è abbandono. Abbandono delle tensioni, delle preoccupazioni: un abbandono positivo frutto del lasciar andare. Il cammino era iniziato il venerdì nel parco Bosco Macchia Grande di Manziana: una solfatara e una caldara
con paesaggi lunari, e in mezzo un vasto spazio verde dominato da alberi di cerro, aceri, castagni, betulle… 580 ettari a solo un’ora di macchina dalla Capitale e a solo 5 chilometri da Bracciano. Un’oasi di pace. E la parola pace è quella che mi appunto all’inizio sul taccuino durante l’esperienza propostaci da Irene che ha anche chiuso la nostra tre giorni insieme. Pace e abbandono. E amicizia.
Emilia Patta
Precedenti articoli su Fernanda ed i suoi cammini: