Cielo, acqua, sfere e continenti

Manuela a Tenerife
Beyruth

Durante un viaggio da Casablanca a Fes, Manuela mi racconta come è diventata una donna viaggiatrice. Le parlo del blog donneconlozaino.org e così parte l’intervista che fa volare le quattro ore di tragitto per coprire il percorso tra le due città marocchine:

Di cosa hai riempito il tuo “zaino della vita”? Cosa significa viaggiare per te? le chiedo subito guardando ai nostri zainetti reali riempiti al minimo per il nostro fine settimana nella città imperiale dalla Medina più grande del mondo. Continua:

Nel mio zaino metaforico ci sono i pezzi di me e delle persone che ho incontrato e raccolto durante i miei viaggi. Mi sono resa conto che nella vita la necessità di viaggiare mi ha sempre spinto oltre, nel cambiamento. Arrivare nelle varie destinazioni è stato come procedere per tappe nella profondità della vita. Al ritorno di ogni spostamento mi rendevo conto che non ero la stessa persona di prima: ero più completa, in qualche modo avevo viaggiato soprattutto dentro me stessa. Mi sembrava che i posti dove andavo mi chiamassero attirandomi come le sfere di Dragon Ball, scatenando delle evoluzioni. Considero i miei viaggi come dei percorsi di introspezione che mi hanno insegnato molto. Non posso parlare di viaggi belli o brutti piuttosto del fatto che tutti mi hanno rivelato qualcosa di celato, come nella teoria dello specchio che riflette ciò che abitualmente non riusciamo a vedere: sono stata messa di fronte a situazioni che mi hanno fatto evolvere anche, a volte, per le difficoltà.

Mentre ammiriamo il paesaggio che diventa più verde mano mano che proseguiamo verso nord, Manuela continua a raccontare del suo percorso che l’ha portata a trasformare la sua vita ‘ben inquadrata’ a Brescia con un marito, un lavoro, una casa, una macchina. Cresciuta in un ambiente nel quale la felicità si identificava con il raggiungimento di questi obiettivi, sentiva però di anelare a qualcos’altro, non era contenta. Mette in stand by casa, lavoro e marito per andare a Londra verso il primo cambiamento:

A Londra ho imparato ad entrare profondamente in contatto con me stessa: è stato un incipit, ho scardinato una struttura esistente per vedere cosa c’era sotto, una sorta di restauro del mio io. La ‘me’ originale era nascosta, coperta da strati di sovrastrutture. Londra è stato il luogo dove ho avuto il coraggio di guardarmi in faccia e non farmi trasportare dagli eventi come avevo fatto fino a quel momento: ho iniziato a scegliere ciò che mi faceva star bene e mi piaceva. Ho creato delle nuove piacevoli abitudini di vita: passeggiare vicino all’acqua (tutti i giorni camminavo vicino al Tamigi), prendere un tè caldo guardando le persone nei bar, scrivere.

A Londra Manuela ha lavorato, fatto volontariato, guidato la macchina, superando il terrore di fare cose nuove in un’altra lingua ma piano piano ha iniziato ad uscire da sola nei locali e a connettersi alla natura: scoiattoli, volpi, uccelli erano i suoi compagni di passeggiate. Sentiva di far parte di qualcosa di più grande della città di provincia da dove proveniva e che le andava sempre più stretta. Quando è rientrata da Londra, ha realizzato che la sua storia d’amore era finita, ha venduto la casa ed è partita per Roma:

A Roma il cambiamento è stato totale: è come se ‘mi fossi partorita’ e rinata. Ho scelto questa città in Italia perché ricercavo la bellezza, la vicinanza con l’acqua ed il lato cosmopolita e internazionale. In questa sfera la mia evoluzione è stata totale: a Roma ho ricercato il piacere per compensare i dolori che mi portavo ancora dall’infanzia. Sono cresciuta con l’idea di dover restare in un ambiente chiuso, fatto anche di abusi, ma nel tempo e con tanto lavoro su me stessa, ho saputo trasformare la ‘ferita’ in ‘feritoia’ per farvi passare la luce.

A Roma Manuela trova l’atmosfera internazionale che cercava: conosce persone di diverse lingue e culture prima lavorando in un bar poi in una struttura per l’infanzia del World Food Program. L’aver messo della distanza fisica dalla famiglia di origine le ha permesso di trovare una dimensione di sé fuori dallo schema della sofferenza:

Mi sono resa conto che potevo essere altro, avere una vita fuori dai traumi e via via ho smesso di farmi domande sugli errori altrui e sulle loro responsabilità concentrandomi sulla mia. Sono tornata recentemente dai miei genitori per il Natale, dopo molto tempo. Ci sono voluti sette anni per accettare di far parte biologicamente di una famiglia dalla quale dovevo comunque allontanarmi per fare il mio percorso, per respirare la libertà di essere qualcuno di diverso anche se, a volte, fa paura.

Volevo interrompere un ciclo fatto di relazioni disfunzionali che si tramanda da generazioni: ho scelto quindi di non avere figli senza privarmi di ‘essere mamma’. Ho seguito l’istinto che mi ha portato a lavorare con i bambini: prima al nido, poi alla materna, alla primaria e infine con progetti educativi per gli adolescenti. Era come se ad ogni fascia d’età dei bambini di cui mi prendevo cura corrispondesse il prendersi cura della mia ‘bambina interiore’. Quando lavoro cerco di rendere consapevole l’altro delle proprie emozioni predisponendo progetti ad hoc. Dobbiamo saperci ascoltare, chiedere aiuto quando necessario, riconquistare la capacità di avere fiducia: credo infatti non si debba far finta che le cose accadano senza avere il potere di modificarle.

Una nuova sfera e dimensione attira Manuela in quello che definisce il suo primo grande viaggio: un altro continente, da sola, per scelta, e con il chiaro obiettivo di continuare il suo percorso di scoperta di sé in relazione a mondi e opportunità diverse. Parte per l’India e inizia questo viaggio che la mette in moto, sbloccando ciò che le restava dentro di irrisolto:

Se non ci si mette in movimento i blocchi restano lì; è come il veleno che entra in circolo quando ti muovi: se vuoi espellerlo devi diluirlo piano piano dentro di te attivando gli anticorpi in una circolazione di eventi, spostamenti, riflessioni. In India ho rafforzato il mio contatto con la natura e la fiducia negli altri. Quando viaggi da sola non sei mai sola in realtà: nel mio circuito incrociavo le persone che ritrovavo negli ostelli di varie città dove dormivo. Se mi perdevo o avevo bisogno di qualcosa c’era sempre qualcuno ad aiutarmi come il gentilissimo ragazzo indiano che mi accompagnò una sera al mio treno in una stazione in cui tutto era scritto in indi e mi ero persa.

In India ho sentito la vita fluire mentre imparavo ad affidarmi alla vita stessa, all’Universo; mi sono resa conto dell’immensità dell’Essere Umano in armonia con il mondo. Ho continuato a scrivere i miei pensieri e sentimenti e questo mi ha aiutato a sentirmi in sintonia con me stessa e l’ambiente dove mi fermavo. Ho passato due settimane nel Nord vicino alla sorgente del Gange: sedevo su due massi, in un luogo che era diventato speciale e scrivevo le mie riflessioni. Ed è così che ho finalmente pianto sul mio divorzio: una sorta di catarsi necessaria che ho potuto fare in quel luogo così lontano, da sola, come nel libro di Coehlo “Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto”.

La natura mi consola, mi appaga e mi calma; fin da piccola andavo a guardare il cielo in balcone. Mi sono sempre sentita attratta dal mondo sopra di noi e negli ultimi anni ho iniziato a interessarmi all’astronomia. Grazie ad un’applicazione osservo i pianeti e le costellazioni, studio molti aspetti archetipici legati all’evoluzione di questa scienza. Mi interesso alle macro influenze che i passaggi dei pianeti possono aver avuto sull’attrazione terrestre e le fasi critiche della storia dell’uomo, dove energie negative hanno giocato forse un ruolo come per le ere delle grandi rivoluzioni con Urano. Fin dall’antichità i popoli tendevano a interpretare e seguire i fenomeni celesti per le attività, dalla semina ai raccolti. D’altra parte molti re, imperatori e, in epoca più moderna e in occidente, grandi statisti, a volte in segreto, si rivolgevano ad astrologi che interpretassero il movimento energetico degli astri nelle possibili azioni da compiere. Jung stesso guardava la carta natale dei pazienti lavorando sugli archetipi.

Ho calcolato la mia carta natale usandola come strumento evolutivo ed ho trovato Urano, il pianeta del cambiamento repentino e della libertà in Sagittario che è il segno dell’espansione, dei viaggi, dell’insegnamento e della filosofia. La chiave di lettura può essere un trauma profondo proveniente dagli antenati e dalla famiglia che porta ad un taglio netto e ad una liberazione proiettata verso l’estero e l’insegnamento. La carta mi corrispondeva: spiegava da cosa una volta fuggivo e verso dove ora stavo consapevolmente andando. Quando lavoravo in Bourkina Faso, in pieno Covid, mi sono trovata a studiare il cielo: il buio profondo che mi circondava la sera mi calmava mentre, con il naso all’insù riconoscevo i pianeti: sentivo di far parte di qualcosa di più grande.

Manuela ora vive e lavora in Marocco e studia,a distanza, all’Astrology Faculty of London. Di viaggi ne ha fatti ancora molti, per lavoro e per continuare a scoprire nuovi mondi e una nuova sé. Dallo stage a Atene per l’ONU al Libano per una ONG spagnola che aiutava i bambini profughi siriani, ad un workaway in Lapponia in un rifugio di husky.

La scrittura accompagna sempre la sua vita in movimento. Grazie a un corso di scrittura creativa ha trovato un gruppo di donne con cui tessere una rete di sorellanza che l’ha fatta sentire protetta e finalmente in grado di seguire un percorso in un centro antiviolenza. Il suo zaino si è alleggerito di un peso liberandola, verso nuove sfere e continenti. Conclude: Mi piace viaggiare e vivere situazione nuove: trovo che in questo modo posso conoscermi meglio. Fondamentalmente mi sento una ‘viaggiatrice della vita’.

P.

Author: Patrizia D'Antonio

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