Loredana, Roma
Sto ancora lavorando …in modo rallentato, ma ancora al lavoro.
Il lavoro mi dà la contezza che dopo il Covid davvero niente sarà più come prima.
Devo fare una respirazione cosciente per non cadere in un vortice di tristezza e di disorganizzazione emotiva/cognitiva.
Devo volgermi a un respiro profondo e consapevole per fare presa su quello che esiste e rimane e per affrontare con forza mentale l’ignoto… e tutte le infinite ristrutturazioni che comporta, a cominciare dalla copertura del proprio viso e di quello dell’altro.
Ogni mascherina che vedo porta via una grossa scheggia del mondo “di prima”.
Ma non voglio indulgere nella nostalgia, né sostare con lo sguardo beota immobilizzato da uno stupore continuo. Non voglio però nemmeno correre troppo come chi non ha tempo né autorizzazione ad andare a seppellire i propri morti…. una potentissima ancorché dolorosissima metafora: quel che va nella fossa va bene memorizzato dato che non lo avremo mai più sotto gli occhi, ma solo nel ricordo e pertanto il suo modo di essere, il suo spirito, ci starà accanto solo se noi lo abbiamo assimilato, metabolizzato e reso una parte di noi.
La memoria ci assiste nell’affrontare il cambiamento solo se abbiamo “liofilizzato” quel che c’era prima. Vale per le persone, ma anche per le abitudini, modi di essere, di pensare, di abbracciare, modo di toccare, ridere sorridere piangere e così via. Vale per gli eventi storici. Perfino per gli oggetti che abbiamo utilizzato.
Un buon funerale è premessa a una buona memoria. E non fare i funerali non è tanto un anatema insoffribile perché “disumano” ma piuttosto perché ci priva del sostrato materiale attraverso cui nutriamo il nostro spirito con lo spirito di altri o altro che non avremo più modo di vedere con gli occhi del corpo. Questo vale per tutto quello che sta cambiando: organizzazione del lavoro, salute, sicurezza, modi di abitare e di amare… Mi sono accorta che in tutto questo periodo non ho mai pianto.
Non ho versato una lacrima.
Impegnata come ero a battere sulla tastiera del computer ogni singola lettera dell’alfabeto che potesse dare coraggio, sicurezza, affetto anche a distanza… operazione riuscita… Famiglie commosse.
Ma non ho avuto tempo per salutare bene tutti quei modi di pensare, di muoversi, di lavorare che stavano smottando sotto i colpi del covid… e forse di un mondo che era già pronto a fare una muta epocale…
Non ho mai pianto, mi sono catapultata nel nuovo mondo imparando grezzamente tutto quello che serviva, fidandomi anche del fatto che i “valori” di prima stavano dentro di me da sempre… e non li avrei persi in un pugno di giorni… …. ed è vero…
ma la quotidianetà diversa batte batte batte e genera e genererà altri tipi di usura… noi possiamo entrare come un missile dentro questo nuovo mondo, ma l’attrito è inevitabile e ci consuma la superficie…
Vabbè. Mi fermo qui
Un abbraccio antico e nuovo
Un abbraccio anticovid,
Loredana
Parole esaurienti e chiarificatrici…il tutto davvero interessante