Da Genova la nostra amica Giovanna ci invia un suggerimento di lettura:
L’inferno non deve per forza essere devastante o estremo. L’inferno nella vita può prendere le sembianze di una piccola tortura quotidiana, di un’assenza affettiva inflitta da chi ti dovrebbe amare di più, l’inferno può essere messo in scena dalla follia. “La Casa delle orfane bianche” di Fiammetta Palpati contiene la leggerezza di tanti inferni familiari nei quali la vita procede e soppravvive allo strazio con cui però bisogna fare i conti, prima o poi.
Un libro che è il bilancio di relazioni tra madri e figlie che si ritrovano in una casetta di un borgo italiano con l’idea di alleggerire le pene della vecchiaia di cui si devono prendere cura.
Da una fantasia che si fa desiderio e poi realtà nasce questa trama nella quale tre amiche cinquantenni si riuniscono con le loro madri sotto lo stesso tetto.
In questo libro c’è un cane, o meglio quel che ne resta, tanto è bastonato dagli umani e dalla vita, ed una sua vittima, una papera morta, rimborsata al proprietario, destinata a essere cucinata dopo i tempi della frollatura.
Si aggiunge a tutte loro un’altra vecchia “madre” per vocazione, Suor Modestina, una suora barbona, con un corpo piagato enorme in stato di totale abbandono.
Un romanzo difficile che, con un linguaggio raffinato e antico, racconta la vecchiaia senza omissioni, restando nella malattia con tutti i suoi sintomi e nelle relazioni di queste figlie, orfane di mamme viventi per un amore che è stato loro negato.
Adesso, vicine alle loro vecchie madri, il passato riaffiora insieme all’inferno che è stata la loro esistenza.
Il libro è tutto sorretto da una un’intelligente ironia che salva chi legge dalla depressione e da un – eventuale, possibile? Non si sa mai… – triste rispecchiamento sia come madre, sia come figlia nelle donne che lo animano.
Non mi sento di consigliare “La casa delle orfane bianche” a chiunque, perché è necessaria, a mio avviso, una consapevolezza che porta ad ammettere che ci sono madri pazze, odiose, incapaci, inette, malate e sadiche e che la maternità non sempre è una vicenda gioisa, ricca di gratuitità, a prescindere. E che queste madri fanno, volenti o nolenti, danni biblici. Se non si è un grado di partire da qui, si sarà ovviamente incapaci di andare avanti nella lettura.
Giovanna Profumo