Un’artista rizomatica

Ricevo dall’amica ‘poetessa dei due mondi’, Grazia Fresu, il contatto di Eugenia, venuta a Roma per trovare una casa per suo figlio Juan e, in un prossimo futuro, anche per se stessa e ripercorrere in senso inverso quell’oceano traversato dai suoi bisnonni italiani per emigrare in Argentina. L’Italia esercita una grande forza d’attrazione per molti ‘Italiani d’Argentina’, i quali, in virtù dei loro antenati migranti, possono ottenere la cittadinanza italiana piuttosto facilmente, se non l’hanno addirittura conservata di generazione in generazione. Come per molti di loro, di terza o quarta generazione,  per Eugenia il percorso di riappropriazione della lingua e della cultura italiana è stata una scelta deliberata ed una ri/conquista. Le sue origini sono miste e racconta di sentirsi ‘cittadina del mondo’:

Due dei miei bisnonni, Giovan Batista e Teresa, venivano da Barge, un paesino in provincia di Cuneo. Erano agricoltori ed emigrarono in Argentina dove nacque mio nonno Attilio Giusiano e mia zia Teresa che era la più giovane di sei fratelli, ora ha novantanove anni. Mio nonno e lei nacquero nella nuova terra, a La Pampa dove si erano stabiliti. Pur non essendoci nato, l’Italia era comunque rimasta nel cuore di mio nonno che, insieme ad altri compaesani, ha fondato un paesino chiamato Alta Italia vicino a General Pico dove poi nacque mia madre. Si sposò con mia nonna Rosa Delia Di Sisto Vacca, anche lei di origine italiana, in provincia di Benevento.

Mio nonno, che aveva studiato e ottenuto la laurea di Commercialista a distanza mentre aiutava i suoi genitori prima con i lavori della terra e dopo con la costruzione del ristorante e dell’hotel dove cucinava sua madre, è stato anche sindaco di questa comunità di italiani, soprattutto piemontesi, spagnoli ed arabi. I genitori di mia nonna, Pasquale e Vincenza, invece avevano aperto l’Hotel Royal nella città di San Luis, un’altra provincia della zona centro dell’Argentina. Mia nonna fu una delle prime donne laureate come insegnante e non appena laureata si trasferì nel paese di mio nonno per insegnare lì dove ce n’era bisogno. Insegnava, fumava, guidava la macchina: negli anni Trenta era davvero all’avanguardia. Sicuramente questo retaggio mi ha spinto ad essere una donna indipendente. Ho ancora un bel tavolino dell’hotel che ho ereditato.

I miei nonni hanno avuto un figlio, Juan Carlos, e mia madre Zulema Vicenta. Quando i ragazzi dovevano fare la scuola media, la famiglia decise di tornare a San Luis dove c’era la famiglia di mia nonna. Mia madre più avanti studiò chimica per specializzarsi successivamente in biochimica a La Plata (Buenos Aires). Lì ha conosciuto mio padre José Carlos Ferrer che studiava Legge; per questo io, la figlia maggiore, sono nata a La Plata. Siccome mia madre soffriva di asma, ci trasferimmo in seguito a Mendoza, dove il clima è più secco e dove sono nati i miei fratelli.

Anche la famiglia del padre di Eugenia era partita dall’Europa in cerca di un futuro migliore: il suo bisnonno, Joseph, era coiffeur a Perpignan, emigrato a Mendoza con suo fratello Bonaventure che ha lavorato per le ferrovie, e sua sorella Joséphine. Bonaventure ha avuto tre figlie, una di loro, Rosa, ha abitato in un posto al Sud di Mendoza, General Alvear. Si è poi sposata con un altro emigrato francese e in seguito è tornata in Francia, a Parigi, dove Eugenia si è recata per incontrare suo figlio Jean Pierre Reynaud. Joseph, il bisnonno di Eugenia, si sposò con una donna di origini gallesi ed ebbero Rodolfo Ferrer che sposò Thelma Romero. La ricostruzione della storia familiare attira Eugenia portandola a Parigi in due occasioni negli ultimi anni a conoscere Jean Pierre che ha conservato e le ha mostrato tantissimi documenti e certificati di famiglia: un pezzo di storia che emoziona sia i discendenti sia chi si interessa ad uno spaccato dell’emigrazione europea in America ma anche alla storia contemporanea in generale. Eugenia passa a raccontare di sé:

Ho vissuto e studiato a Mendoza; mi sono laureata in Scienze delle Comunicazioni ma la mia prima carriera è stata con la scuola abilitante di Belle Arti. Ho un percorso professionale vario: nei media, in particolare nei programmi radio con cui mi sono immersa completamente nel raccontare l’Italia, la sua musica e la sua cultura. “Emozioni” e “Via del Sole”, sono stati i primi programmi radio. Io non ero ancora mai stata in Italia ma avevo studiato arte e sapevo che c’era molto altro da ri/scoprire. Erano gli anni Novanta e, insieme ad altri giovani abbiamo colto una nuova tendenza che permetteva di tornare o viaggiare in Italia: c’erano agevolazioni speciali ed io ho approfittato per recarmi per la prima volta nel Bel Paese. In questo viaggio ho avuto conferma che la musica ed il cinema italiano ad esempio erano andati avanti mentre in Argentina ci si era fermati a coltivare l’espressione artistica italiana degli anni Cinquanta/Sessanta.

Dopo il percorso nella Penisola, sono tornata e ho incominciato a lavorare su un progetto nuovo che più avanti, negli anni 2000 ha avuto forma: ho condotto per otto anni il programma radio “L’altra Italia”, molto sentito nella provincia e apprezzato dalla comunità italiana. In questo programma ho cercato di ampliare l’orizzonte dell’associazionismo che vedeva, nell’italianità da trasmettere, soprattutto le tradizioni gastronomiche, le storie di emigranti, celebrando feste e momenti di socialità.

Prima di dedicarsi alla lingua italiana però, Eugenia aveva imparato l’inglese sia per il lato anglofono trasmesso dal padre sia per interessi musicali. La nonna Thelma, che aveva fondato l’associazione Donne d’America, aveva mandato il padre di Eugenia a studiare due anni negli Stati Uniti, tramite l’American Field Service. Si occupava infatti di scambi internazionali per i giovani e per le donne insieme ad altre attività. Questa attività della nonna Thelma ha motivato il padre di Eugenia a fondare insieme ad altri amici la Sede locale di ICANA, entità per l’insegnamento dell’inglese americano. L’inglese era una lingua presente nella famiglia di Eugenia che ha coltivato questa lingua anche per aver amore del blues, jazz, soul, pop, rythm&blues e dei musicisti americani e inglesi:

Ho sempre sentito che le lingue erano una via per capire meglio il mio percorso; ho anche scritto un racconto sul mio rapporto con le lingue (“La mia verità”). Dopo aver adorato il corso dal Rinascimento al Barocco italiano alla Scuola di Belle Arti, ho imparato l’italiano anche perché la sentivo la lingua della mia famiglia proveniente dalla penisola. Mentre studiavo l’italiano ho incominciato pure a studiare il francese perché mi ero innamorata degli impressionisti nel secondo corso di Belle Arti: ho apprezzato il cambiamento a la modernità che rappresentano gli artisti di questa corrente.

Ho lavorato anche alla stampa, sono stata editore di El Norte, un piccolo giornale del Comune dove ho lavorato a nord di Mendoza; qualche anno dopo sono diventata Capo dell’Ufficio Stampa e Comunicazioni. Mi sono occupata anche di statistica e sono stata promossa come segretaria per le relazioni istituzionali del sindaco. Questo ruolo mi si addiceva perché amavo ascoltare le persone, capire le loro necessità e trasmetterle ai politici. Ho collaborato con sociologi nei focus group, dove emergeva forte la necessità di indirizzare gli investimenti e le scelte politiche sui bisogni della gente. Ho poi lavorato nel settore culturale, nell’organizzazione di eventi sia nei privati che nel pubblico, nei musei che nei concerti.

Nel 2009 Eugenia vince il concorso per lavorare in Consolato presso la segreteria del console Pietro Tombacini che voleva puntare alla musica, all’arte, all’innovazione, creando, con la collaborazione di Eugenia, l’Agenda Italia Cuyo (regione che racchiude la circoscrizione consolare di Mendoza, San Juan e San Luis), uno strumento di promozione e di diffusione della lingua e la cultura italiana, con un’agenda di manifestazioni densa e di qualità. Realizzano molti eventi ed iniziative, in sinergia anche con le associazioni regionali e scolastiche.

Attualmente si è indirizzata ai servizi consolari perché:

voglio imparare a fare altre cose e dedicarmi alla mia carriera artistica personale. Nel 2016, tra il lavoro, i tre figli da accudire e l’essermi dedicata per anni alla carriera del mio ex marito, ho deciso che era tempo di prendere il tempo per sviluppare la mia vena artistica che è multiforme. Dopo il divorzio, ho deciso che avrei coltivato le mie competenze: ho ripreso a dipingere e a scrivere. Dopo diversi saggi e articoli per giornali e riviste, ho scoperto che avevo bisogno di esprimermi con la poesia. Ne è emerso “Volver a existir”, una raccolta di poesie e illustrazioni. Le parole mi sgorgavano con forza e dovevo dare loro una forma. La mia amica poetessa, Grazia Fresu, le ha lette e mi ha incoraggiata a pubblicarle.

Ho anche ripreso anche la mia passione per la musica. All’inizio accompagnata da una bravissima chitarrista che ha fatto gli arrangiamenti dei miei testi mentre io cantavo e suonavo le percussioni, è nato lo spettacolo che si chiamava Rizoma; non l’abbiamo potuto presentare interamente però mi ha dato la forza e l’ispirazione per andare avanti a cantare e suonare in modo professionale. La mia prima esibizione sul palcoscenico come cantante è stata con: “Tango Urbano”, manifestazione teatrale e musicale che raccontava le origini del Tango. Ci siamo poi trovati con il chitarrista e sassofonista cercando un pianista per fare blues e jazz e abbiamo trovato Elian Sellanes e così abbiamo fondato il gruppo “Alma de Soul”. Ora il pianista e produttore vive in Australia ma continuo a lavorare con lui nella produzione dei miei dischi. Ora la Band ha un percussionista di origine ecuadoriana (prima c’era un keniota che si è recato per un periodo a Mendoza ed ha suonato con noi dando il suo particolare stile), una giovane pianista e poi io ed il chitarrista con il quale abbiamo creato questo spazio contenitore dove ciascuno può contribuire nel modo in cui si sente di farlo. Abbiamo fatto cover di jazz classici poi canzoni francesi e poi anche un genere più contemporaneo soul pop come Amy Winehouse, Rebecca Ferguson, Adele e le italiane Giorgia ed Elisa. Un giorno infine ho cominciato a scrivere le mie canzoni.

Porgo la mia Travel Guitar a Eugenia che, dopo averla accordata, intona un suo pezzo in inglese, poi uno in italiano ed uno in spagnolo, a testimonianza della varietà delle lingue e della musicalità che la contraddistingue. La musica fluisce magicamente e iniziamo a cantare altri pezzi famosi che ci piacciono, italiani e stranieri. Le faccio scoprire il brano “Italiani d’Argentina” mentre lei mi fa ascoltare le sue note e i suoi testi che poi riscopro su youtube, con tanto di arrangiamenti e musicisti: Paz, A way to love, Agüita.

https://www.facebook.com/reel/210992878366018

Riprendiamo la conversazione sul tema del viaggio della vita. Eugenia coltiva il sogno di trasferirsi in Italia; le chiedo dove e come si vede in futuro e cosa contiene il suo zaino:

Mi vedo tra qualche anno fare base a Roma per l’arte e la storia che rimanda alla civiltà antica. Soprattutto mi vedo però sempre aperta alle varie culture, in primis quelle che mi provengono dalle famiglie come un legame energetico di cui ho traccia e che ricerco nella vita. Ho avuto un’esperienza esoterica e l’idea di radici che si espandono in modo lineare o verticale non ha senso per me. Ho piuttosto un’immagine mutuata dalle piante: una forma rizomatica che rende meglio l’idea degli elementi esistenti invisibili ma che ci uniscono al di là delle lingue, le geografie, le generazioni.

Se oggi devo scegliere cosa portare nello zaino, metterei solo la chitarra, quella piccola comprata a Roma, il telefonino con i miei testi delle canzoni, qualche libro, un poco di frutta secca, simbolo dell’alimentazione che sto scegliendo in questo periodo, una bottiglia d’acqua, un bel paio comodo di scarpe di ginnastica e pochi abiti.

La calda serata estiva volge al termine come il nostro bicchiere di vino rosso e gli alfajores, i dolci argentini che mi ha portato da Mendoza. L’indomani Eugenia ha un volo di ritorno molto presto al mattino quindi la saluto augurandole buen camino y hasta lluego…

P.

Author: Patrizia D'Antonio

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