Oggi, 25 novembre, è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, istituita nel 1999 in ricordo delle tresorelle Mirabal, assassinate il 25 novembre del 1960 nella Repubblica Dominicana. Esse si stavano recando a trovare i loro mariti, prigionieri politici durante la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo. Furono catturate, uccise e i loro corpi vennero buttati in un burrone per simulare un incidente.
La giornata contro la violenza sulle donne ci ricorda che le violenze di ogni tipo rappresentano una violazione dei diritti umani, un ostacolo all’uguaglianza e, soprattutto, alla formazione di una coscienza sociale basata su rispetto e parità. Molte sono state le manifestazioni in tutta Italia.
Durante la manifestazione organizzata lo scorso sabato a Roma mi è arrivato un messaggio:
Corteo!
Ecco il Mare che ci chiama…. Sento la mia gocciolina che esplode
un mare di identità diverse ma tutte simili all’oceano,
rimpicciolite solo per comodità ma non meno mare del mare con l’assoluto impulso interno di fluire velocissime verso il mare del mare,
di respirare e inalare l’infinita libertà dell’acqua di mare.
Le gambe corrono da sole.
Ecco l’azzurro prurito fucsia delle inarginabili manifestazioni delle donne libere
Loredana Tamburrano
Sono state tante le iniziative per ricordare tutte le donne vittime di violenza. Tra le tante organizzate, una mi ha colpito in particolare modo:
Nel Pigneto, quartiere di Roma, sabato scorso c’era un singolare movimento all’interno di un bar, l’AEST dove, donne, bambine e alcuni uomini erano intenti a ricamare.
Mi sono avvicinata e ho chiesto cosa facessero:
-Ricamiamo I lenzuoli!
I “lenzuoli delle memorie migranti” sono ricamati collettivamente da Carovane Migranti e riportano i nomi delle persone scomparse in mare o nell’attraversamento delle frontiere.
Spesso solo dopo intense ricerche e un lavoro di identificazione si è riusciti a conoscere questi nomi: il ricamo è un mezzo per dare un nome proprio a corpi senza identità e ci ricorda la questione delle morti in mare.
Questi lenzuoli ricamati si sono sorprendentemente diffusi in diversi paesi e tramite questa iniziativa – che mette le persone insieme a ricamare, a volte in silenzio, hanno creato reti di amicizie, conoscenze e collaborazioni.
Daniela Gioda, a cui mi sono rivolta per saperne di più, mi ha detto che Carovane Migranti ha come principale obiettivo la creazione di ponti in un’epoca di politiche che mirano, attraverso l’innalzamento di muri, a difendere i confini e non le vite umane.
Un tratto distintivo della nostra esperienza è il legame con il Movimiento Migrante Mesoamericano che organizza la Caravana de Madres centroamericanas de migrantes desaparecidos. Vuol essere un ponte con quella esperienza decennale, cercando di favorire pratiche di interlocuzione e scambio tra realtà di lotta e resistenza delle due sponde del Mediterraneo e dell’America Centrale.
https://www.facebook.com/share/mrsgNk3FHbxG99d2
https://www.instagram.com/migranticarovane?igsh=MXBoMGZwaXh3bHA1cQ==
Insieme a lei c’è Veronica Saba che mi parla di “Il filo di Roberta”, che nasce nell’intersezione tra la lotta contro i soprusi perpetrati sulle frontiere e il contrasto alle violenze machiste, che affronta il tema della violenza di genere, ed è dedicato alla memoria delle donne scomparse a causa della violenza maschile.
“Il filo di Roberta” compone tanti triangoli, a riprendere la forma del pañuelo, simbolo delle lotte femministe e transfemministe nel mondo. Tutti questi scampoli vengono poi cuciti insieme per comporre un unico lenzuolo, che in un patchwork collettivo andrà a ricordare le vittime.
https://www.facebook.com/share/AtR3ahgZTHDNtTn1
https://www.instagram.com/ilfilodi_roberta?igsh=MWV1a3czcGJzNDdmcg==
Tutti i lenzuoli ricamati inducono a un atteggiamento di cura e raccoglimento: se si va di fretta il filo si ingarbuglia, si spezza, si sfilaccia.
È un progetto che, con lentezza, intesse relazioni, alleanze e reti di solidarietà.
E, proprio come nel ricamo, anche per intessere reti ci vuole cura e tempo.
Il ricamo con uno scopo sociale è un momento di ricostruzione di memoria collettiva e di sensibilizzazione per coloro che passano e si fermano a guardare una scena insolita nelle nostre città: persone in cerchio che ricamano insieme nelle piazze con l’obiettivo di sensibilizzare sul tema, manifestare il nostro dissenso attraverso l’arte tessile partecipata,instaurare nuove alleanze.
Non serve saper ricamare: l’attività è aperta a chiunque voglia partecipare.