Mafalda compie sessant’anni anni ma è sempre la ragazzina anticonvenzionale dall’umorismo divergente e la satira pungente, ‘zanzara’ dei fumetti che sconvolge il mondo degli adulti e l’ottica capitalistica-patriarcale. Paroloni per dire che generazioni di lettrici e lettori hanno riso, sorriso, riflettuto e condiviso le battute e le domande sarcastiche della creatura di Joaquìn Lavado, in arte Quino. C’è ancora bisogno di Mafalda oggi? In altre parole: è ancora attuale?
E’ un personaggio in lotta con il mondo intero e lo fa creando quell’evidenza della sua assurdità proprio a partire dal punto di vista dei bambini, in particolare di una bambina che osserva, riflette, domanda e afferma. Non esita a scandagliare le contraddizioni familiari, locali e mondiali, sorprendendo e mettendo in crisi i suoi interlocutori. Anche se la maggior parte delle strisce ci raccontano dell’attualità dell’epoca, Quino ha creato un personaggio universale e senza tempo, per questo ancora ci intriga e ci interroga sulla follia della guerra, delle ingiustizie sociali e di genere.
Pubblicata tra il 1964 e il 1973 la protagonista diventa popolarissima in America Latina ma anche in tutto il mondo (persino in Cina) con il suo sguardo femminile, curioso e irriverente sull’umanità che lascia sbigottiti. Umberto Eco, nella sua prefazione al volume pubblicato da Bompiani nel ’69 ‘Mafalda la contestataria’, la comparava agli altri personaggi bambini come Charlie Brown e i Peanuts. La differenza però è che Mafalda non è pronta ad integrarsi ma denuncia con forza il mondo che la circonda e le sue ingiustizie separandosi da una visione della società e dei suoi valori legata agli interessi personali, all’indifferenza e alla commistione.
Mafalda appare per la prima volta su invito di Julian Delgado, direttore del settimanale Primera Plana che invita Quino a mantenere questo personaggio creato per una pubblicità non utilizzata. Pubblicato dal 29 settembre del ’64 viene in seguito sospeso. Le strisce di Mafalda appaiono allora su El mundo, quotidiano di Buenos Aires; questo permette a Quino di denunciare, attraverso Mafalda, gli eventi di attualità politica che accadono giornalmente. Gli amici di Mafalda, Manolito, Susanita, Felipe e altri, vengono creati e pubblicati via via arricchendo di personaggi il mondo della bambina irriverente. Le storie terminano quando la mamma di Mafalda è incinta, il 22 dicembre del ’67 per il fallimento del giornale. Nel ’66 viene pubblicata una prima raccolta delle strisce: le 5000 copie stampate si esauriscono in due giorni. Continueranno ancora le pubblicazioni dal giugno del ’68 per il settimanale Siete Dias fino al 26 giugno del ’73 quando Quino decide di fermarsi per non ripetersi e dedicarsi ad altri progetti. Sono state pubblicatae più di 3000 strisce tradotte in molte lingue. In Brasile, Spagna Portogallo sono state anche inserite in riviste di pediatria e pedagogia per sottolineare lo sguardo infantile sul mondo di Mafalda, così originale e suscettibile di discussione e dibattito. In Italia un’antologia viene pubblicata nel ’68 a cura di Feltrinelli e nel ’69 quella con la prefazione di Eco. Paese Sera, (e altre testate) negli anni ’70, inizia a pubblicare giornalmente le strisce. Usciranno poi due cortometraggi di animazione e nell’82 un lungometraggio. A Buenos Aires si trovano tre statue a lei dedicate: la più importante si trova tra la Calle Defensa e Calle Cile nel quartiere di San Telmo e una targa commemorativa è stata posta nell’edificio dove l’autore creò il personaggio.
Va ricordato che nei primi anni Mafalda viene guardata male anche dalla sinistra peronista con l’accusa di non essere abbastanza schierata ma soprattutto viene messa all’indice dalla destra golpista di Videla. Questo costringe Quino a lasciare l’Argentina per questioni di sicurezza come altri fumettisti Héctor Oesterheld, autore dell’Eternauta.
Ci sarebbe ora molto da raccontare sulle storie e sul personaggio. In sintesi Mafalda, bimba di sei anni che odia la minestra, è molto preoccupata dell’andamento del mondo, si interessa dell’attualità, della guerra in Vietnam, della fame nel mondo, del razzismo. Il suo indomito spirito ribelle mette a dura propria i nervi della mamma, del papà e degli adulti in generale che devono ricorrere al calmante Nervocalm perché non sanno rispondere a queste domande che li mettono di fronte alle assurdità o a dilemmi esistenziali.
Un esempio per tutti è la striscia in cui appare la piccola Libertà, una sua amichetta molto bassa. La famiglia della bambina versa in difficoltà economiche serie anche perché il padre è un socialista e lei si nutre di queste idee in casa. Nei dialoghi con Mafalda emergono queste osservazioni ingenue ma pregnanti. Ricordiamo appunto la striscia in cui la piccola Libertà risponde alla domanda di Mafalda per sapere cosa stesse scrivendo la sua mamma (nello sfondo il TIP TAP della macchina da scrivere); Libertà risponde: –Scrive traduzione per i libri perché quello che guadagna mio papà basta solo a pagare l’affitto. Mia mamma sa il francese, i francesi scrivono i libri in francese. Lei li copia come parliamo noi e con quello che prende compra la pasta e altre cose. Per esempio c’è un tipo…aspetta come si chiama…Jean Paul Bel…no no Sastre…
E Mafalda, sempre molto aggiornata incalza:- Ah Sartre!
–Ecco sì lui. Pensa l’ultimo pollo che abbiamo mangiato l’ha scritto proprio lui! -conclude raggiante Libertà facendoci intendere tanti aspetti della visione, della cultura e della società dell’epoca.
Bell’esempio per concludere con l’invito a ri/scoprire e ri/leggere le strisce di Mafalda. Perché ne abbiamo ancora bisogno.
P.
Si può ascoltare l’inserto a cura delle donneconlozaino su Radiocittafujiko nella puntata di mercoledì 10 aprile a questo link:
Trasmissione del 13 aprile con la clip su Mafalda di donneconlozaino