Un viaggio in Scozia

La nostra amica Silvia ci scrive dalla Liguria per raccontarci un interessante viaggio “on the road”.

 

Lunedì mattina di fine settembre, bar di provincia frequentato da operai e anziani con badanti. Arrivo presto dopo aver lasciato il mio bimbo a scuola e prendo un caffè. Ho un’oretta libera prima di entrare in classe anche io e, con in sottofondo un Biagio Antonacci di cui so le parole senza sapere come, sento il desiderio di tornare indietro di un paio di mesi, all’inizio delle vancaze estive. Precisamente alla partenza per il nostro terzo viaggio in terra di Scozia,  primo con nostro figlio Davide. Dodici giorni belli, faticosi, piovosi e ricchi di natura selvaggia e castelli storici.
Un viaggio on the road, come ci piace fare. Un viaggio da “insegnante” come mi dice una signora a cui sul volo di ritorno racconto dei nostri vari giri, facendomi sorridere.

Questa volta in Scozia, anche per ammortizzare i costi che negli ultimi anni, tra crisi e Brexit, sono decisamente lievitati, abbiamo scelto in diverse località di dormire in ostello. Oltre ai tanti e vari ostelli che si trovano in ogni paese, in Scozia vi è una catena di ostelli nazionali (Scottish Hostelling) che si trovano in luoghi splendidi come ad esempio: tra le spiagge sabbiose e le scogliere di Gairloch oppure alle pendici delle Highlands tra sentieri e boschi in zona FortWilliam o ancora sul porticciolo incantevole di Ullapool. Sono gestiti in modo molto professionale e pulizia e organizzazione caratterizzano il servizio, oltre ad offrire per statuto diverse Family Rooms, che sono soluzioni fantastiche: ampie, graziose, confortevoli. Non sono economicissime ma sicuramente meno expensive dell’albergo e con l’opportunità di avere a disposizione sempre una sala relax e spesso un angolo – se non addirittura uno spazio separato – ricco di giochi e materiali per bambini. Davide in queste “sale” ha visto giocare a scacchi fratellino e sorella americani, e dopo averli osservati a lungo ci ha chiesto di capire le regole di provare e di chiederlo a Babbo Natale. Ma oltre a cercare in ogni ostello una scacchiera, abbiamo provato Shangai e ancora Monopoly (con tutte le vie londinesi ovviamente) e ancora puzzle, colori e fogli.


È così importante durante un viaggio tutto ciò: in primis per i bimbi che si divertono, socializzano con coetanei di altri luoghi e nel frattempo fanno tirare il fiato ai genitori che sprofondano sui divani o pianificano tragitti e tappe del giorno successivo potendosi concentrare su mappe e guide turistiche, o ancor meglio bersi una birra o un whisky scozzese prima di buttarsi a letto.

A lavorare in queste strutture ho notato una maggioranza di donne, sia ragazze che donne mature. Gentilezza, capacità di ascoltare e risolvere problemi (anche a chi non comunica perfettamente in inglese), praticità e rilassatezza. Spesso quando staccano dal proprio turno le vedi prepararsi la loro tazza fumante (anche in piena estate) o leggere un romanzo alla finestra, e non di rado ho notato che alcune di loro dormivano  in depandances o zone dedicate dell’ostello stesso. Ma ciò che ancor più ho notato è il numero sempre maggiore di donne che viaggiano sole o in comitive femminili, che non ricalcano necessariamente lo stereotipo della donna in viaggio con trolley gigante e beauty case, pronta a sfoggiare ogni sera un vestito nuovo. Sicuramente molto dipende dal viaggio che si sta percorrendo. E svolgendo noi viaggi sempre on the road non siamo soliti incontrare turisti da villaggio turistico o grande albergo. Ma ad ogni modo sui mezzi, nelle tappe e luoghi d’arte, negli spostamenti, la percentuale di donne in cammino è molto numeroso! Chi sono queste donne? Tra coloro che abbiamo incrociato e conosciuto in questo giro mi restano impressi due incontri.

Il secondo giorno sull’isola Skye, al mattino partiamo presto dal porticciolo di Elgoy, per una escursione in battello che dalle coste sud occidentali ci porterà verso isolette e insenature spettacolari a 40 muniti di mare.

Il nostro desiderio è avvistare le foche e ci va benissimo per la felicità di Davide, perché ne vediamo tantissime che sbucano vivaci dall’acqua, che si rotalono sulla spiaggia o ancora immobili prendono il sole sugli scogli.


Già ad Elgoy noto un gruppetto di 6-7 donne che indossano la muta e portano con sé grandi zaini e giacconi pesanti e voluminosi. Hanno espressioni complici e solari. L’approdo di questa traversata è un’insenatura splendida, a due passi della quale si intravede una cascata e poi dietro il tipico paesaggio scozzese di mille sfumature di verde. Lì veniamo lasciati per qualche ora, liberi di percorrere alcuni sentieri, di pranzare al sacco, di perlustrare la zona. Quasi tutti ci dirigiamo verso la cascata e poi andiamo verso l’interno. Si apre un paesaggio pazzesco: colline dolci, un lago blu e al centro di questo un’isoletta. Senza indugio le donne con la muta si buttano in acqua, non perdono tempo, fanno brevi immersioni, circumnavigano e salgono sull’isoletta aiutandosi, giocano, le sentiamo ridere. Poi una volta rientrate sulla spiaggia si abbandonano stanche e si avvolgono nei loro giacconi, cercando il tepore del sole.
Noi giriamo, giochiamo, rischiamo di cadere in acqua e pranziamo sul prato.

Torna il battello a prenderci: saliamo e noi casualmente ci ritroviamo seduti di fronte alle donne con muta. I gestori del battello portano caffè, cioccolata e tè per tutti. Loro non stanno zitte un attimo, mangiano barrette al cioccolato e iniziamo a parlare. Ci dicono che sono di Newcastle e sono lì in vacanza. Amano la Scozia e per loro viaggiare è esattamente cercare un contatto profondo con la natura selvaggia. Tornano spesso, per loro è una distanza contenuta e si spostano con un van che le contiene tutte e noleggia loro una società sportiva.

Davide è incuriosito. Dalla lingua diversa, dall’attitudine a ridere insieme. Lo prendono in simpatia. Con gli incarti delle barrette energetiche costruiscono veloci piccoli origami e così riceviamo in dono una coppa piccola e splendente d’oro e di blu. La donna che l’ha consegnata a Davide gli ha detto: “Tranquillo, non è la coppa di Amleto” ( così mi si accende il ricordo della scena finale della tragedia di Shakespeare e della coppa avvelenata che porta alla morte la regina e il re). La nostra coppa è stata gelosamente custodita sul battello e poi in auto e in aereo ed ora si trova sulla mensola sopra il lettino di Davide.
Le donne con la muta, di cui mi è arrivata una sobrietà semplicità complicità e amicizia forte, ci hanno cercati con lo sguardo fin quando fuori dal porticciolo ognuno è ripartito per la propria prossima tappa.

Altro incontro piacevolissimo è stato quello con Michela, padovana e insegnante, in vacanza solitaria in Scozia. Ci siamo incontrate nell’ostello di Gairloch.

Gairloch è un luogo stupendo: sulla costa occidentale tra Skye e Ullapool, ha sia spiagge sabbiose e chiare che con la bassa marea scoprono una gran quantità di meduse e alghe dal fascino sinistro, sia scogliere altissime e sublimi di spaventi e schiuma impazzita e uccelli in volo. Non eravamo mai stati qui e quindi è stata una sorprendente prima volta per tutti e tre. E la tappa è stata determinata dal fatto che qui avevamo trovato una bella stanza familiare nell’ostello sulla scogliera, con una vista incredibile sul mare e in lontananza la costa orientale di Skye. Nella sala dell’ostello non solo c’era un baule enorme colmo di giochi e una ricca biblioteca a disposizione, ma soprattutto  un divano e tre poltrone rivolte verso le ampie vetrate vista scogliera. Mentre Lore e Davide giocavano a Shangai e io mi stavo godendo una comoda poltrona leggendo Carrère, è entrata Michela con un tè fumante in mano e si è seduta di fronte a me. E’ lei che ci ha sentito parlare in italiano e si è presentata. In realtà avrebbe potuto spacciarsi tranquillamente per autoctona (almeno alle mie orecchie) perché ha vissuto ad Edimburgo insegnando e facendo la guida turistica per più di cinque anni. Poi è tornata in Italia e ha iniziato a lavorare nella scuola pubblica, ma appena può soddisfa il richiamo di questa terra, avvisa i suoi amici scozzesi e unisce ai giorni con loro, un luogo nuovo, una parte di vacanza scandita da camminate. escursioni gite, sola o in compagnia. Ci racconta che spesso gli itinerari che inizia sola, zaino in spalla,  si concludono insieme ad altre persone.
Ha voglia di parlare Michela e ci chiede delle nostre tappe, di com’è viaggiare con un bimbo di cinque anni e mi aiuta anche a cercare alcune sistemazioni per i giorni successivi. Davide la trova simpatica, si avvicina e lei inizia a raccontare favole scozzesi abitate da folletti e elfi del bosco, contentissima di rievocarli e dicendomi che quando faceva la guida era il suo pezzo forte. La mattina successiva, rammaricata di non averla incrociata perchè partiva per un’escursione molto presto, le lascio un biglietto alla reception con il nostro telefono mail e indirizzo sestrese…chissà se un giorno verrà a trovarci!

Il nostro viaggio ha avuto altre tappe e altri incontri. Sono tanti anni che andiamo a Nord d’estate e, nonostante tutto diventi più costoso e faticoso, vedo sempre più donne in cammino e sempre più desiderose di immergersi nella natura, che sia acqua gelata o bosco incantato.

 

E noi intanto, rientrati in quel di Riva Trigoso (Genova), immaginiamo le prossime mete!

Silvia Suriano

Author: ragaraffa

Blogger per passione e per impegno, ama conoscere e diffondere le voci delle donne che cambiano.  

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