Care lettrici e lettori, continuo sul filone “Donne e fumetti” con l’intenzione di inserire con regolarità un articolo sul tema per riflettere, condividere e far conoscere la storia e l’attualità della relazione tra questa arte (perché sì, di arte si tratta!) ed il mondo femminile. Tratterò quindi sia aspetti critici che recensioni di volumi ‘al femminile’ dove ci sia lo ‘zampino’ di una donna nella grafica, nel disegno, nel testo o nel soggetto. Se anche il fumetto è tradizionalmente un mondo riservato ad eroi e ad artisti (disegnatori ed autori) uomini, in Italia abbiamo avuto un’eccezione importante con le sorelle Giussani, alla ribalta per decenni con il loro Diabolik e per aver creato un modello femminile, Eva Kant, decisamente in controtendenza. Ma di questo parlerò in un articolo a parte. Cercherò, in questi articoli, di dare spazio soprattutto alle illustratrici e autrici contemporanee, sempre più numerose.
Dopo aver iniziato infatti con un articolo sul fumetto Suffragettes.
1.Donne e fumetti/Femmes et BD:Suffragette e arti marziali/Suffragettes et arts martiaux
e sulle ‘personagge’ di Corto Maltese https://donneconlozaino.org/2021/01/19/tutte-le-donne-d…-femmes-de-corto/ 2. Donne e fumetti: Tutte le donne di Corto
oggi voglio condividere la piacevole sorpresa avuta con la lettura di dei…tomi di Aya de Yopougon di Marguerite Abouet e disegnati da Clément Oubrerie.
Non solo l’autrice, Marguerite Abouet, è una donna ma lo è anche la protagonista del mondo raccontato in questo fumetto che ricrea l’atmosfera del quartiere periferico Yopougon, ad Abidjan, in Costa d’Avorio. La storia infatti ha molti riferimenti autobiografici essendo l’autrice originaria della grande città ivoriana e arrivata in Francia a dodici anni.
Aya è una ragazza che sogna di diventare medico e, attraverso le sue vicende, scopriamo un mondo che integra valori, costumi e mentalità tradizionali con elementi di modernità. La protagonista tenta di emanciparsi attraverso lo studio evitando gravidanze, matrimoni e amori contrastati mentre le sue due più care amiche, Binotu e Ad.., più conformemente all’immagine che la società si aspetta dalle giovani donne, sono alla ricerca di un marito che garantisca loro il benessere. I racconti sono ambientati negli anni ’70, in una periferia urbana alle cui spalle si risentono i contrasti con chi è rimasto nei villaggi di origine e con la Francia, luogo privilegiato di emigrazione per gli ivoriani. Pur nelle diversità culturali, la maestria del racconto e dei disegni fa entrare anche il/la lettore/lettrice occidentale in questo mondo così lontano ma ravvicinato dai temi universali toccati. L’autrice infatti mette in scena la vita quotidiana delle persone, caratterizzata da amicizie, litigi, questioni familiari, infedeltà, progetti di studio, feste e divertimenti, segreti e malintesi. Le avventure di Aya e della comunità che ruota intorno a lei, famiglie allargate, amici e amiche, villaggi e periferie, mostrano un’Africa vista dal di dentro, con le difficoltà per i giovani di costruirsi un futuro, le aspirazioni, i progetti e i destini che si incrociano. È un fumetto che ha il sapore di una serie televisiva ed infatti ne è stato tratto uno splendido lungometraggio di animazione franco-ivoriano nel 2013, Aya: la vita a Yop City; l’autrice ha poi lavorato alla serie TV C’est la vie! su A+ e TV5Monde/Afrique.
Nei sette tomi pubblicati in Francia da Gallimard (nel 2007 è uscito il primo volume in italiano, nel 2009 il secondo poi altri quattro per Rizzoli Lizard, collana Quadricromia) si dipanano le vicende e i personaggi con i lati oscuri e quelli teneri: le donne combattive, il parrucchiere gay stanco di nascondersi, i mariti che vogliono prendere altre giovani mogli con matrimoni arrangiati, i ricchi padroni con ville e i parenti poveri della campagna, il dj, il sarto, il capovillaggio, e molti altri. Insieme a loro, grazie ai disegni pieni dei colori dell’Africa, il lettore cammina per le strade, i mercati, entra nelle case dei ricchi e dei poveri con i loro decori e mobili diversi, i maquis (bars-guinguettes) ecc. E sono proprio le immagini e la lingua che tipizza il racconto altrimenti somigliante, per i temi, a tante altre realtà di periferie europee o di altri continenti. Una lingua particolare, il nouchi, un argot ivoriano con contaminazioni francesi e ricco di ‘immagini’. Interessante è anche la scelta dei nomi che testimoniano della varietà etnica della comunità ivoriana: Aya e sua sorella Akissi portano nomi tradizionali baulé mentre sua madre, Fanta e suo fratello hanno nomi mussulmani, suo padre, Ignace, porta invece un nome di origine cristiana. Questo piccolo nucleo ci parla della “concreta possibilità di una convivenza pacifica tra tutte le parti etno-culturali della società”. Un messaggio importante quello dell’autrice che consegna un racconto vibrante, dal punto di vista di una giovane donna e del suo difficile percorso, come quello del suo Paese e dell’Africa tutta, da guardare nella sua diginità e con la volontà di conoscere anche empaticamente anziché giudicare a volte molto superficialmente e di “come sia possibile (e doveroso) accostarsi ai paesi africani con il rispetto e la curiosità dovuti all’altro da noi”. Ciascun volume è corredato da una scheda-personaggio e da un glossario che la Abouet in cui imparare le parole e, dietro di esse, aspetti culturali specifici, tra cui ricette, creazioni di abiti o di acconciature. Certo dagli anni ’70 la Costa d’Avorio e l’Africa in genere hanno visto accentuati in modo esponenziale le soffferenze dei suoi popoli: guerre, carestie, epidemie, colpi di stato, divario ricchi/poveri, genocidi hanno devastato il continente in quarant’anni. L’autrice gioca allora senz’altro con i suoi ricordi d’infanzia ma anche con la speranza di “un futuro che si vorrebbe, come in passato, fatto di vita quotidiana, di sentimenti e problemi “normali”, gli stessi che fanno l’esistenza di tutti noi”.
La saga ha un notevole successo soprattutto in Francia dove il primo volume di Aya de Yopougon viene premiato al festival del fumetto di Angoulême col Prix du meilleur premier album. L’autrice ha poi continuato con altri album e serie di fumetti e lavora anche nell’associazione da lei fondata Des livres pour tous per costruire biblioteche nei vari quartieri e rendere accessibile i libri nelle città africane e lottare contro l’analfabetismo: cinque biblioteche osno state aperte ad Abidjan che accoglono più di seimila bambini.