Per me andare a Parigi è vedere gli amici, passeggiare per il Marais, fermarmi a mangiare a “Les Marroniers” a Rue des Archives, ma, soprattutto, entrare in una sala cinematografica. Il mio cinema preferito si trova a Rue Tholozé, nel cuore di Montmartre: appena si entra si percepisce subito il fascino che emanano i suoi quasi cento anni di storia, infatti la sala fu inaugurata da Jean-Placide Mauclaire Il 10 febbraio 1928.
Ho scoperto lo studio 28 appena arrivata a Parigi, dove un magico gruppo di donne che abitano poco distante dal cinema, a rue Lepic, mi hanno accompagnato.
Una di esse, Eve, proprio nella pagina del blog a lei dedicata, scrive del suo amore per il cinema:
Ciò che più di tutto ho amato nel corso degli anni è stato il cinema, ho l’impressione che tutta la mia evoluzione sia stata segnata da esso. Quando ero piccola, mia madre lavorava e mi depositava in un cinema a Belleville dove vedevo in continuazione dei film, sono cresciuta con il cinema che mi ha accompagnato nel quotidiano, ho amato tanti registi: Antonioni, Visconti, Jean Luc Godard, Jim Jarmush, Martin Scorsese, sono stati tantissimi, non posso dire quali siano i miei preferiti senza tradire gli altri. Il mio cinema preferito è lo studio 28, a Montmartre, adesso ci vado a piedi da rue Lepic, dove abito, da giovane, quando vivevo in periferia, attraversavo tutta la città per recarmi lì, dove proiettavano film d’autore, è un posto fantastico, ha grandi lampadari, tende rosse che si aprono all’inizio degli spettacoli, stare su una poltrona immersa nelle immagini è un’esperienza unica.
Ogni volta che posso perciò mi immergo nei comodi sedili della sala e aspetto l’inizio del film. Mi guardo intorno, i lampadari e le decorazioni sono stati progettati da Jean Cocteau, eletto padrino di sala insieme ad Abel Gance.
Nel 1930, durante la proiezione del film L’Âge d’or di Luis Buñuel, scoppiò tra il pubblico una feroce battaglia di opinione, la sala fu saccheggiata, Il film venne sequestrato e bandito dalla distribuzione. Il proprietario fu quindi costretto a separarsi dalla sala, che fu rilevata nel 1932 da Édouard Gross, un operatore americano che privilegiò la proiezione dei film dei Fratelli Marx, di W.C. Fields e di Frank Capra.
Nel 1959, il sito inaugurò la “Cinema Promotion”: per la prima volta in Francia fu offerta una carta fedeltà, e fu proiettato un film diverso ogni giorno, un’anteprima ogni martedì e molti dibattiti.
Ancora oggi lo Studio 28 continua la sua vocazione di cinema d’essai ed io sono lì, tutte le volte che passo per rue Lepic e dintorni.
Adoro scendere alla fermata della metro 2 a Blanche, dare un’occhiata al Moulin Rouge e immergermi nell’ atmosfera affascinante di Montmartre. Rue Lepic si estende da Place Blanche all’Avenue Junot e si incrocia con altre strade di rilievo come Rue des Abbesses e Rue des Martyrs.
Rue Lepic è anche amata dagli abitanti del quartiere e dai turisti per la sua atmosfera vivace e la varietà di negozi, boutique, caffè e ristoranti. Offre una miscela unica di cultura parigina tradizionale e contemporanea. Ci sono numerosi negozi di alimentari specializzati, alcuni italiani, una pescheria dove i proprietari parlano barese, pizzerie, panetterie, enoteche e altre attività che rendono vibrante la strada. Frotte di visitatori si riversano nel famoso Café des 2 Moulins, un bar reso celebre dal film “Il favoloso mondo di Amélie” di Jean-Pierre Jeunet, la cui protagonista, la giovane Amélie Poulain, lavorava come cameriera presso questo locale. Il nome fa riferimento al Moulin-Rouge e al Moulin de La Galette, che si trovano nelle vicinanze dove è stato girato il film.
Il primo è ancora attivo con i suoi spettacoli e musical. Lo show principale al Moulin Rouge è la Féerie, genere teatrale che porta sul palco elementi magici e fiabeschi, un corpo di ballo spettacolare e una grande abbondanza di effetti scenici.
Il Moulin de la Galette è un mulino a vento storico che è ora un ristorante rinomato, simbolo dell’eredità artistica di Montmartre. Il mulino è stato rappresentato più volte da Vincent van Gogh e Henri de Toulouse-Lautrec.
Quando attraverso rue Lepic mi immergo nel passato, spesso canticchio tra me e me la celebre canzone di Yves Montand, rue Lepic:
Rue Lepic
Dans l’marché qui s’éveill’
Dès le premier soleil,
Sur les fruits et les fleurs
Vienn’nt danser les couleurs
Rue Lepic
Voitur’s de quatr’ saisons
Offrent tout à foison
Tomat’s roug’s, raisins verts,
Melons d’or z’et prim’vèr’s
Au public,
Et les cris des marchands
S’entremêl’nt en un chant
Et le murmur’ des commer’s
Fait comme le bruit d’la mer
Rue Lepic,
Et ça grouille et ça vit
Dans cett’ vieill’ rue d’Paris
Rue Lepic,
Il y a des cabots
Et des goss’s à Poulbot,
Aux frimousses vermeil’s
Qui s’prélassent au soleil
Mais surtout,
Il y a un’ bell’ fill’
Aussi bell’ que l’été
Ell’ marche en espadrill’s,
Et rit en liberté
Rue Lepic,
Et la rue est tout’ fièr’
De son beau regard clair
Et de sa bell’ santé,
Et qui l’a enfantée
Et toujours
La fill’ avec amour
À sa rue dit bonjour
Et la rue extasiée
La regarde passer
Et la rue
Monte, monte toujours
Vers Montmarter, là-haut,
Vers ses moulins si beaux
Ses moulins tout là-haut
Rue Lepic
R.