(en français après les photos) Dakar, capitale del Senegal, è il centro nevralgico dell’Africa occidentale soprattutto dopo che guerre, colpi di stato e dittature hanno reso instabili molti dei Paesi limitrofi. Città multiforme, Dakar mostra le sue contraddizioni a chi sa e vuole guardare: il quartiere centrale vicino al Palazzo del Governo e la splendida Corniche con i suoi hotel, centri nautici e residenze, a fronte di tanti quartieri e villaggi inglobati dalla capitale dove la densità e la povertà è evidente, gli sforzi di innovazione e crescita del Paese contro l’aumento della disoccupazione, la ricchezza di pochi contro la povertà di molti, come in troppi altri luoghi nel mondo.
La prima cosa che colpisce arrivando a Dakar è il traffico congestionato: si producono imbottigliamenti incredibili tra i taxi privati, quelli ufficiali, i collettivi 7 places, i piccoli bus, i DemDikk, le automobili, i carretti con cavalli, gli scooter. L’inquinamento è molto elevato anche per lo stato vetusto delle autovetture , l’aria si riempie di terra delle strade e polveri. In taxi pregusto il momento in cui potrò riabbracciare mio figlio trasferitosi nel villaggio di pescatori di Ngor, quartiere decentrato della capitale che sarà al centro di dimostrazioni di protesta e scontri con la polizia nei giorni successivi al nostro arrivo. Il motivo della lotta è dovuto all’utilizzo di un terreno che lo stato vorrebbe adibire a centrale di polizia contrariamente alle proposte degli abitanti che chiedevano l’apertura di una scuola o comunque di un servizio per la popolazione locale. La protesta popolare in questa zona si aggiunge alle contestazioni dei giorni passati, nel centro ed in altri quartieri, contro la politica governativa sospettata di corruzione e considerata incapace di risolvere il problema della disoccupazione e del caro vita.
Arrivati a Ngor, per il momento, tutto è calmo. Ci sistemiamo a casa di Nicole, una simpatica romana che vive e lavora da qualche anno a Dakar, ci spogliamo delle nostre pesanti giacche e maglioni e andiamo a mangiare sulla spiaggia di fronte a casa, tra le piroghe dei pescatori e traghettatori che portano verso l’isola omonima che esploreremo qualche giorno dopo. Arriviamo all’ora della rottura del digiuno (eravamo in pieno ramadan), così gustiamo tranquillamente un buon poisson capitain fresco grigliato con il riz cassé, tipica pietanza nazionale. La notte ha qui il sapore del mare e la magia del cielo stellato…Chiacchierando e sorseggiando un buon succo fresco di bouye, preparato con i frutti del baobab, e di bissap (dai fiori di hibiscus) osserviamo i giovani fare allenamenti notturni sulla spiaggia: con il ramadan le attività sono spostate preferibilmente alle ore serali. Accanto a noi, seduta sulla rena, una ragazza ripete le lezioni illuminando i suoi quaderni con la luce del ristorante. Ci dicono che tutte le sere si trova là a prepararsi per il bac (l’esame di maturità), probabilmente perché a casa sua non ha elettricità.
L’indomani mattina partiamo per il lungo fine settimana festivo sulla Petite Côte, a circa 80 km a sud di Dakar. Tra le varie località scegliamo La Somone, villaggio così chiamato dal piccolo fiume che dà origine ad una laguna, riserva naturale comunitaria ovvero gestita dalla popolazione locale. Approfittiamo quindi per camminare lungo il sentiero tra le mangrovie e per un breve giro in piroga, al tramonto, momento migliore per osservare le colonie di pellicani, le garzette, gli aironi ed altri uccelli che tornano al loro ‘dormitorio’ naturale. Tra i canali scorgiamo uno dei baobab sacri mentre le donne attraversano la laguna tornano dal mercato con il loro pacchi sulla testa.
In questa insolita Pasqua assaporiamo, al posto dell’uovo di cioccolato ed alla colomba, un thieb di pesce, riso e verdure preparato dalla moglie del nostro ospite. Deliziosi avocadi e manghi completano la cena, rallegrata dal fatto di trovarsi tutti insieme anche se qualcuno già con il ‘mal del viaggiatore’… Passeggiamo fino alla spiaggia, ci bagniamo nella baia dove l’acqua è più calma e poi non manchiamo di visitare il colorato mercato locale per acquistare frutta e verdura: per cena cucinerò una buona pasta alla Norma con le melanzane locali e il parmigiano portato in regalo dall’Italia. L’indomani è già tempo di tornare a Dakar dove programmiamo già il nostro soggiorno a Saint Louis per poi tornare nella capitale per il week end.
Il fine settimana successivo infatti ci ritroviamo all’imbarcadero della spiaggia di Ngor, per traghettare con la piroga che, in tre minuti, copre i 400 mt che separano la terraferma dall’omonimo isolotto, largo 200 m e lungo 500. È davvero un’oasi di pace rispetto al caos della capitale e trascorrerci la giornata è benefico. Prendiamo il tempo per gustare un ottimo pesce fresco grigliato in uno delle cabanes (ristorantini) sulla spiaggia, distenderci un poco al sole, nuotare in una delle tre piccole baie/spiaggette che scompaiono con l’alta marea. Giriamo poi tra i vicoli fioriti dove scoprire murales colorati, botteghe artigiane e centri d’arte dove operano pittori, scultori e fotografi. Osserviamo i surfisti e altri sportivi che approfittano dei due passaggi, a destra e sinistra, verso le onde dell’oceano. La calma e la tranquillità del luogo ci attrae irresistibilmente; siamo presi da una specie di piacevole torpore che ci farebbe restare ancora ma già la piroga arriva e traghettiamo verso casa…
È domenica e approfittiamo del giorno festivo con meno traffico per raggiungere il quartiere centrale plateau, con la Place de l’Indépendence zona amministrativa e commerciale con le sue banche, caffè e ristoranti internazionali, istituti di cultura (tra cui quello francese con un gradevole giardino e cinema) e il palazzo presidenziale. Più in là, oltrepassando il porto, c’è la stazione ferroviaria dove un anno e mezzo fa circa è stato inaugurato il treno espresso per Diamniadio, nuova città attualmente in fase di sviluppo. Entrando nella moderna stazione sembra di trovarsi in una delle tante che si trovano in Francia ma nell’ammirare questa infrastruttura che serve un’unica linea ferroviaria si pensa inevitabilmente alle difficoltà dei trasporti pubblici nel Paese e sembra una goccia nel mare. Andando a Saint Louis, ad esempio, avevamo già notato con amarezza i pezzi di ferrovia abbandonata che legavano l’ex capitale con Dakar. D’altra parte penso che, a fronte del prezzo folle del carburante, in troppi Paesi -compresa l’Italia- il trasporto su ruote anziché su ferrovia è ancora frutto di una politica non sermpre giustificata dai costi delle infrastrutture.
Oltrepassiamo il porto e ci dirigiamo verso il MCN, il Musée des Civilisations Noires che ha un’architettura imponente ed originale. Di forma circolare e dagli spazi proiettati in altezza, colpisce, all’entrata, il percorso informativo etnoantropologico con pannelli e documenti che si svolge intorno all’enorme ricostruzione di un baobab, centro di una narrazione scientifica che mostra e spiega l’origine dell’homo sapiens, l’evoluzione da altre specie di ominidi e la diffusione dall’Africa nei vari continenti. Insieme ai teschi di varie specie di ominidi, c’è lo scheletro del Tourkana boy, un dodicenne di Homo erectus/ergaster datato 1,6 milioni di anni che avrebbe misurato 1,85m all’età adulta; è stato ritrovato in Kenia nel 1984. Questa specie ha dato origine all’homo sapiens ed era presente in Africa già 315000 anni fa diffondendosi nei vari continenti. Già l’homo erectus/ergaster si sarebbe spostato in Europa e Asia 2 milioni di anni fa. Si sa, l’Africa è la culla dell’umanità e qui viene ribadito sottolineando che i primi passi da bipedi sono stati percorsi proprio in questo continente così come vi è stato fabbricato il primo utensile e i primi gruppi umani che hanno colonizzato il mondo erano ‘africani’. Una parte notevole del museo viene dedicata ai manufatti, in particolare alla lavorazione del ferro che è stata scoperta in Africa 2500 anni prima di Cristo. Sono davvero interessanti anche i pannelli che riguardano gli oggetti che testimoniano dell’origine della medicina e, più anticamente, del calcolo matematico: 25000 anni fa, tra l’Uganda ed il Congo si contava con le ossa intagliate: l’os de Lebombo e l’os d’Ishango sono tra i ritrovamenti più importanti.
Salendo su un passaggio circolare ai piani successivi, si attraversano sale che tracciano il volto del Senegal e dell’Africa contemporanea; grande spazio è dato lungo e difficile percorso di uguaglianza dei diritti delle donne soprattutto in politica. Sono esposte delle mappe che mostrano la rappresentanza femminile nelle assemblee elette (si intendono anche le giunte comunali ovvero amministrazioni di comunità locali) nei vari Paesi: si va dall’1% in Mali, Benin, Nigeria e Repubblica Centroafricana, più una trentina di altri Paesi dove le donne sono scarsamente presenti, al massimo della percentuale registrata in Rwanda, Namibia, Senegal, Mozambico, Etiopia, Tanzania, Burundi, Uganda, Camerun, Zimbabwe, Angola, Africa del Sud. Attraverso leggi che hanno favorito l’inserimento delle donne al potere, imponendo ad esempio la quota minima in ogni organo decisionale del Paese o l’uguaglianza nelle liste dei candidati, ci sono Paesi dove la rappresentanza femminile è più alta che in altri continenti: in Rwanda ad esempio la rappresentanza femminile è attualmente il 61% alla Camera e 33% al Senato. In Senegal la legge del 2010 che immponeva la parità di genere tra i candidati, ha permesso una rappresentanza del 43% delle donne all’Assemblée Nationale. Vicino ai grafici ci sono i ritratti delle donne ‘al potere’ nonché una carrellata di figure femminili importanti nella storia che hanno esercitato il loro carisma/potere o hanno combattuto nelle lotte di indipendenza e a favore delle comunità e della condizione femminile.
Un’ala del museo è poi dedicata alla Galerie de l’incivisme, mostra permanente inaugurata allo scopo di sensibilizzazione rispetto ai comportamenti incivili in vari settori, dal mancato rispetto del codice della strada all’incuria dell’ambiente naturale e delle città, durante le manifestazioni o a scuola, negli stadi e perfino al parlamento. Diverse fotografie documentano le risse e i danni procurati agli oggetti da parte dei deputati. Concludiamo la visita con il settore dove sono esposte opere e manufatti che testimoniano l’arte e l’artigianato (maschere, oggetti di culto, di vita quotidiana) africano nella storia; c’è anche una parte molto interessante di opere (fotografie, dipinti, installazioni) di artisti contemporanei.
Da Dakar si parte inoltre per l’imperdibile visita all’isola di Gorée,
ma noi già stiamo preparando il viaggio a Toubacouta e il Sine Saloum: questo racconto nel prossimo articolo…
P.
Dakar, capitale du Sénégal, est le centre névralgique de l’Afrique de l’Ouest, surtout après que les guerres, les coups d’État et les dictatures ont rendu instables la plus part de pays voisins. Ville aux multiples facettes, Dakar montre ses contradictions à qui sait et veut les regarder : le quartier central près du Palais du Gouvernement et la splendide Corniche avec ses hôtels, ses centres nautiques et ses résidences, face aux nombreux quartiers et villages qui entourent la capitale où la densité et la pauvreté sont évidentes, les efforts d’innovation et de croissance du pays contre la montée du chômage, la richesse de quelques-uns contre la pauvreté de beaucoup, comme dans beaucoup d’autres endroits dans le monde.
La première chose qu’on remarque en arrivant à Dakar est la circulation congestionnée : il y a des embouteillages incroyables entre les taxis privés, les taxis officiels, les places collectives, les petits bus, les DemDikks, les voitures, les charrettes tirées par des chevaux, les scooters. Les voitures sont très polluantes et l’air est chargé de saletés et de poussières. Dans le taxi, j’attends le moment où je pourrai retrouver mon fils qui a déménagé dans le village de pêcheurs de Ngor, un quartier péripherique de la capitale et qui fera l’objet de manifestations et d’affrontements avec la police dans les jours qui suivront notre arrivée. La raison de la lutte est due à l’utilisation d’un terrain que l’Etat voudrait utiliser comme commissariat de police, contrairement aux propositions des habitants qui demandaient l’ouverture d’un lycée. Cette contestation s’ajoute aux manifestations de ces derniers jours, dans le centre et dans d’autres quartiers, contre la politique du gouvernement soupçonné de corruption et considéré comme incapable de résoudre le problème du chômage et de la hausse des prix.
Arrivés à Ngor, pour l’instant, tout est calme. Nous nous installons chez Nicole, une sympathique Romaine qui vit et travaille à Dakar depuis quelques années. Nous nous dépouillons de nos vestes et pulls chauds et allons manger sur la plage devant la maison, parmi les pirogues des pêcheurs et des passeurs qui nous conduisent à l’île de Ngor, que nous explorerons quelques jours plus tard. Nous arrivons à l’heure de la rupture du jeûne (nous étions en plein Ramadan) et nous dégustons tranquillement un bon poisson capitain fraîchement grillé accompagné de riz cassé, un plat national typique. La nuit a ici le goût de la mer et la magie du ciel étoilé. En discutant et en sirotant un bon jus de bouye frais, à base de fruits de baobab, et de bissap (à base de fleurs d’hibiscus), nous observons les jeunes qui s’entraînent de nuit sur la plage : avec le ramadan, les activités sont de préférence déplacées vers les heures nocturnes. A côté de nous, assise sur le sable, une jeune fille répète ses leçons, éclairant ses cahiers à la lumière du restaurant. On nous dit qu’elle est là tous les soirs pour préparer le bac, sans doute parce qu’elle n’a pas d’électricité chez elle.
Le lendemain matin, nous partons pour un long week-end de vacances sur la Petite Côte, à environ 80 km au sud de Dakar. Parmi les différentes localités, nous choisissons La Somone, un village qui doit son nom à la petite rivière qui donne naissance à une lagune, laquelle est une réserve naturelle communautaire, gérée par la population locale. Nous profitons alors de l’occasion pour nous promener sur le sentier à travers les mangroves et pour faire une petite balade en pirogue au coucher du soleil, le meilleur moment pour observer les colonies de pélicans, aigrettes, hérons et autres oiseaux qui regagnent leur “dortoir” naturel. Entre les canaux, nous apercevons l’un des baobabs sacrés, tandis que les femmes traversent la lagune en revenant du marché avec leurs paquets sur la tête.
Pour cette Pâques inhabituelle, nous dégustons, à la place de l’œuf en chocolat et de la colomba, un gateau traditionnel Italien, un repas de poisson, de riz et de légumes préparé par la femme de notre hôte. Des avocats et mangues délicieux complètent le dîner, très gai par le fait que nous sommes tous ensemble, même si il y a un qui souffre déjà du “mal du voyageur”… Nous nous promenons sur la plage, nous nous baignons dans la baie où l’eau est plus calme, puis nous visitons le très coloré marché local pour acheter des fruits et des légumes : pour le dîner, je prépare de bonnes pâtes à la Norma avec des aubergines locales et du parmesan apportés d’Italie en guise de cadeau. Le lendemain, il est déjà temps de rentrer à Dakar où nous prévoyons un voyage à Saint Louis et de retourner ensuite dans la capitale pour le week-end. Dans le lien au dessus l’article sur Saint Louis pour ceux qui l’ont manqué:
Le week-end suivant, en effet, nous nous retrouvons à l’embarcadère de la plage de Ngor pour prendre le ferry qui, en trois minutes, parcourt les 400 mètres séparant le continent de l’île de Ngor, large de 200 m et long de 500 m. C’est une véritable oasis de paix par rapport au chaos de la capitale et y passer la journée est bénéfique. Nous prenons le temps de déguster un excellent poisson fraîchement grillé dans l’un des cabanes de la plage, de nous allonger un peu au soleil, de nous baigner dans l’une des trois petites baies/plages qui disparaissent à marée haute. Nous nous promenons ensuite dans les ruelles fleuries où nous découvrons des peintures murales colorées, des ateliers d’artisanat et des centres d’art où travaillent des peintres, des sculpteurs et des photographes. Nous observons les surfeurs et autres sportifs qui profitent des deux passages, gauche et droit, vers les vagues de l’océan. Le calme et la tranquillité du lieu nous attirent irrésistiblement ; nous sommes pris d’une sorte de torpeur agréable qui nous ferait rester plus longtemps, mais déjà la pirogue arrive et nous embarquons vers la maison.
C’est dimanche et nous profitons du jour férié avec moins de circulation pour rejoindre le quartier central Plateau, avec la place de l’Indépendance, zone administrative et commerciale avec ses banques, ses cafés et restaurants internationaux, ses instituts culturels (dont l’institut Français avec un agréable jardin et un cinéma) et le palais présidentiel. Plus loin, après le port, se trouve la gare ferroviaire où a été inauguré, il y a environ un an et demi, le train express à destination de Diamniadio, une ville nouvelle en cours de développement. En entrant dans cette gare moderne, on a l’impression d’être dans l’une des nombreuses de France, mais en admirant cette infrastructure desservant une seule ligne de chemin de fer, on pense inévitablement aux difficultés des transports publics dans le pays et cela semble être une goutte d’eau dans l’océan. En allant à Saint Louis, par exemple, nous avions déjà constaté avec tristesse des tronçons de l’ex chemin de fer qui reliaient l’ancienne capitale à Dakar. D’autre part, je pense que, face au prix délirant du carburant, dans trop de pays -dont l’Italie- le transport sur roues au lieu du rail est encore le résultat d’une politique qui n’est pas toujours justifiée par le coût de l’infrastructure.
Nous passons le port et nous dirigeons vers le MCN, le Musée des Civilisations Noires dont l’architecture est impressionnante et originale. De forme circulaire et avec des espaces projetés vers le haut, le musée offre un parcours ethno-anthropologique avec panneaux et documents qui se déploie autour d’un faux baobab géant, montrant et expliquant l’évolution de l’homo sapiens à partir d’autres espèces d’hominidés et sa diffusion de l’Afrique vers les différents continents. Outre les crânes de diverses espèces d’hominidés, on trouve le squelette du garçon de Tourkana, un homo erectus/ergaster de 12 ans datant de 1,6 million d’années qui aurait mesuré 1,85 m à l’âge adulte ; il a été trouvé au Kenya en 1984. Cette espèce a donné naissance à l‘Homo sapiens et était présente en Afrique dès 315 000 ans, avant de se répandre sur les continents; l’Homo erectus/ergaster aurait gagné l’Europe et l’Asie il y a 2 millions d’années. Il est bien connu que l’Afrique est le berceau de l’humanité et que les premiers pas des hommes ont été parcouru sur ce même continent, aussi bien que les premiers outils y ont été fabriqués et que les premiers groupes humains à avoir colonisé le monde étaient des “Africains”. Une partie importante du musée est consacrée aux artefacts, en particulier à la métallurrgie du fer qui a été découverte en Afrique 2500 ans avant Jésus-Christ. Les panneaux concernant les objets qui témoignent de l’origine de la médecine et, plus anciennement, du calcul mathématique sont également d’un grand intérêt : il y a 25 000 ans, des os sculptés ont été dénombrés entre l’Ouganda et le Congo : l’os de Lebombo et l’os d’Ishango figurent parmi les découvertes les plus importantes.
En montant par un passage circulaire vers les étages suivants, on traverse des salles qui tracent le visage du Sénégal et de l’Afrique contemporaine ; une large place est accordée au long et difficile chemin de l’égalité des droits des femmes, en particulier en politique. Des cartes montrent la représentation des femmes dans les assemblées élues (c’est-à-dire aussi les conseils municipaux ou les administrations des collectivités locales) dans les différents pays : elle va de 1 % au Mali, au Bénin, au Nigeria et en République centrafricaine, plus une trentaine d’autres pays où les femmes sont présentes, au pourcentage maximum enregistré au Rwanda, en Namibie, au Sénégal, au Mozambique, en Éthiopie, en Tanzanie, au Burundi, en Ouganda, au Cameroun, au Zimbabwe, en Angola et en Afrique du Sud. Grâce à des lois qui ont favorisé l’inclusion des femmes au pouvoir, en imposant par exemple un quota minimum dans chaque organe décisionnel du pays ou l’égalité dans les listes de candidats, il existe des pays où la représentation féminine est plus élevée que sur d’autres continents : au Rwanda par exemple, la représentation féminine est actuellement de 61 % à la Chambre des représentants et de 33 % au Sénat. Au Sénégal, la loi de 2010 imposant la parité entre les candidats a permis une représentation de 43% de femmes à l’Assemblée nationale. À côté des graphiques, on trouve des portraits de femmes “au pouvoir” ainsi que des ffemmes importantes de l’histoire qui ont exercé leur charisme/pouvoir ou se sont battues dans les luttes pour l’indépendance et pour les communautés et la liberation des femmes.
Une aile du musée est également consacrée à la Galerie de l’incivisme, une exposition permanente inaugurée pour sensibiliser aux incivilités dans différents domaines, du non-respect du code de la route à la négligence de l’environnement naturel et des villes, lors de manifestations ou à l’école, dans les stades et même au Parlement. Plusieurs photographies témoignent des bagarres et des dégâts causés aux objets par les députés. Nous terminons la visite par la section où sont exposés des œuvres et des objects de l’art et de l’artisanat africains (masques, objets de culte, vie quotidienne) à travers l’histoire ; il y a également une section très intéressante d’œuvres (photographies, peintures, installations) d’artistes contemporains.
De Dakar, nous partons également pour l’incontournable visite de l’île de Gorée, (lire l’article!) mais nous préparons déjà le voyage vers Toubacouta et le Sine Saloum : cette histoire dans le prochain article…