“COME D’ARIA”

Da tempo i miei regali consistono in libri che scelgo a seconda del carattere della persona a cui sono destinati. Non è il caso dell’ultimo volume comprato in ordine di tempo: “Come d’aria” di Ada d’Adamo (Elliot, 2023), acquistato in stazione poco prima di prendere un treno: ero diretta a Mestre, dove mi avrebbe ospitato un’amica e non volevo recarmi da lei a mani vuote. Avevo letto qualche recensione e, anche se sapevo che il tema avrebbe potuto turbarmi, ho pensato che la storia di una malattia, di un rapporto simbiotico tra madre e figlia era qualcosa che percepivo nelle mie corde e che non lo avrei letto, ma regalato.
In treno non ho potuto fare a meno di vederlo occhieggiare dal mio bagaglio e ho deciso comunque di sfogliare qualche pagina prima di donarlo a Marisa. Sono restata abbagliata dalla scrittura leggera e al tempo stesso potente della scrittrice e l’ho divorato in pochissimo tempo. Il tema, pur nella profondità del racconto di un tormento senza sconti, non ti trascina nella disperazione: è sempre carico di amore e, pure nella scoperta di una malattia invalidante, trova il tono di una stretta comunicazione tra due corpi di donna: maltrattati dalla malattia, sofferenti ma uniti in uno spazio evanescente, “come d’aria”.
La sera Patrizia mi ha chiesto di prestarglielo, il giorno dopo è stata la volta di Marisa, in un passaggio a tre. Presto avremmo scoperto che è entrato nella rosa dei dodici finalisti per il premio Strega. Io spero davvero che porti un soffio di aria alle tante madri che supportano i propri figli dimenticando il proprio dolore.

R.

segue dopo la foto…

Ho letto Come d’aria in una notte, come spesso mi accade con i bei libri che inizio a leggere tardi la sera prima di addormentarmi ma che mi trasportano in un mondo in cui è inevitabile immergersi fino all’ultima pagina. La lettura di questa storia autobiografica è un’esperienza dolorosa ma imperdibile per la giustezza in cui è narrata. Senza fronzoli né concessioni, l’autrice narra della vita con la figlia Daria, gravemente disabile dalla nascita. Lo stile è essenziale ed a volte crudo perché Ada D’Adamo chiama le cose con il loro nome anche quando riferisce di diagnosi terribili che snoda con rigore scientifico. Eppure il testo è pervaso di poesia, quella dei sentimenti di una madre per una figlia fragile e con la quale imparare a comunicare in modi apparentemente impossibili, in mancanza della parola. La poesia esprime inoltre le sensazioni corporee che tanto spazio hanno nel racconto, dalla gravidanza al parto, dal contatto fisico continuo con la figlia neonata, poi bambina, quasi adolescente ma che crescendo continuerà ad essere leggera, ‘come d’aria’. Inoltre il corpo della narratrice, la madre, che decide di portare avanti la seconda gravidanza nonostante i ripensamenti dell’amato compagno, dopo un aborto subìto per non rischiare di perdere il suo amore. Un’ecografia letta male, una diagnosi non detta chiaramente e la maternità tanto attesa diventa un incubo che la protagonista vive, soprattutto i primi mesi, quasi da sola. Un percorso difficile, a tratti insostenibile, che le farà affermare, con parole lucide e commoventi, quanto, pur amando la figlia, non avrebbe voluto che nascesse. Perché a questo dramma, gestito con fragili equilibri di coppia, di relazione madre/figlia e con il mondo esterno – la scuola, la gente che si incontra- si aggiunge la malattia di Ada. Un’altra terribile diagnosi che viene a spezzare il già fragile equilibrio di madre che deve fisicamente allontanarsi dalla figlia, quando la dimensione del contatto è il canale principale per comunicare con lei. Un dramma che si somma ad una serie di altri che derivano dalla scoperta iniziale di quella malformazione che condizionerà la vita di Daria e dei suoi genitori.

Quanto basta per evitare di leggere questo libro, verrebbe da pensare. Eppure. Contariamente a quanto viene da immaginare dalla trama, la lettura di “Come d’aria” fa del bene (e non solo a chi questo dramma lo vive in prima persona) proprio perché dimostra come sia possibile parlare di disabilità e malattia in modo autentico, condividendo i dettagli della vita quotidiana e la gestione organizzativa, ma anche e soprattutto i sentimenti. Ci sono le paure per il futuro, i ripensamenti, le sensazioni contraddittorie che si provano quando si ha cura totalmente di una persona cara non autonoma, un figlio che cresce in condizioni talmente particolari che le nuove sfide poste rendono difficile il potersi confrontare con gli altri. Nello spazio del tempo della lettura (e per lungo tempo dopo perché questo è un libro che lascia il segno) si vive nella pelle e nei pensieri della madre, si provano le sue sensazioni e le sue emozioni, si cerca di agire al meglio insieme a lei per salvaguardare se stessa e la coppia e per capire di cosa ha bisogno la figlia: uno sforzo immane impossibile da assumere. Eppure. Tante madri e genitori vivono tutto ciò; spesso soli, di fronte a diagnosi poco chiare o, al contrario, tanto chiare da risultare inaccettabili. Eppure. Vanno avanti, cercano soluzioni, aggiustamenti, senza eroismi, come racconta l’autrice/narratrice, tra i dubbi, i dolori e le fragilità, ed il buio alla fine del tunnel che è il futuro incerto dei loro figli. Qualcuno a volte non ce la fa e diventa fatto di cronaca a ricordare che, a fronte di un gesto eclatante che fa il titolo in un giornale ci sono i mille gesti quotidiani di tanti di cui non si parla mai. Allora ben vengano i libri che osano narrare tutto questo e che lo fanno così bene da renderceli indispensabili.

P.

Author: Patrizia D'Antonio

Blogger, writer, teacher, traveller...what more? I love to meet and share with people. In my spare time I like reading, swimmming, cycling, listening and playing music . I was born in Rome but I live in Paris  

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