Altro giro altra corsa (Charleroi e Lussemburgo)

Leggere apre la mente e fa vivere altre vite oltre la propria, scrivere è mettere nero su bianco le proprie sensazioni e convinzioni che con l’aiuto di quanto si è appreso nella vita e di quanto si è letto, permettono tra le altre cose di arricchire non solo il proprio linguaggio ma anche il pensiero. Nel mio caso scrivere di donne e di viaggi mi ha fatto viaggiare, oltre che con la mente, fisicamente. Gli scorsi giorni la presentazione del secondo volume di “Donne con lo zaino- Cammini di vite” (Elliot 2023) mi ha portato in Belgio e in Lussemburgo. La prima meta prevista per le presentazioni era Charleroi. Patrizia ha vissuto a lungo in Belgio e, scendendo dall’aereo, ho percepito la sua emozione nel respirare quella che un tempo era la sua casa. Arrivare di notte a Charleroi con la pioggia è un’esperienze quasi mistica: silenzio, freddo, deserto. Unico locale aperto per rifocillarci era “L’osteria romana” dove abbiamo ordinato una pinsa prima di dirigerci al b&b poco distante. 

La mattina dopo Charleroi si era riempita di gente, la vicina boulangerie gestita da donne di origine marocchina ci ha servito un delizioso tè alla menta provvidenziale prima di cominciare la giornata di lavoro. Quello di presentare un libro non è solo piacere: per prima cosa trasportare una valigia piene di libri necessita di forza di volontà e resistenza, poi occorre una programmazione diversa per ogni circostanza, per evitare la monotonia delle frasi fatte che annoierebbero persino noi stesse dopo 55 presentazioni.

Dopo il dovuto impegno ci siamo regalate una mattinata di relax recandoci in giro per la città, il tempo era grigio ma l’umore colorato: Patrizia ripercorreva le strade calpestate anni addietro indicandomi i luoghi che soleva visitare quando viveva in Belgio.

Charleroi è una città industriale, con una lunga storia di produzione di carbone e acciaio, ma negli ultimi anni ha cercato di diversificare la sua economia. La città ha una ricca cultura e una scena artistica vivace, con numerosi musei, gallerie d’arte e spazi culturali. Inoltre, è nota per la sua architettura eclettica, che va dalle torri in stile Art Deco alle moderne strutture in vetro e acciaio.

Charleroi ha affrontato sfide economiche e sociali, e ha avviato diversi progetti di riqualificazione urbana per cercare di migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. La città offre una miscela di cultura e architettura interessanti. La nostra amica Nadia, squisita organizzatrice e moderatrice del nostro evento patrocinato dal Consolato generale d’Italia, ci ha consigliato di recarci al Museo di Belle Arti di Charleroi che dopo tre anni di chiusura, ha trovato finalmente un posto nelle vecchie scuderie della caserma Defeld del 1887. 

L’unico segno esterno che indica il museo è il suo grande ingresso che si affaccia sul Mainz Boulevard. Al suo interno sono state conservate le colonne in pietra e, nelle sale delle mostre temporanee, le antiche mangiatoie dei cavalli. È un museo cittadino con una collezione di 4000 opere, principalmente di artisti di Charleroi e della sua regione. La scelta dei curatori è stata quella di mescolare nomi noti in tutto il mondo, come Magritte e Paulus con pittori meno noti.

La storia della collezione inizia nel 1889 con la donazione alla città di un busto di François-Joseph Navez, che fu il ritrattista della borghesia sotto Leopoldo I, che si trova all’ingresso delle sale. Nel 1911, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Charleroi, il suo sindaco Jules Destrée allestì un museo che occupò un piano del municipio. La collezione si è poi via via arricchita di acquisti e donazioni. Il museo è stato aperto al pubblico negli anni ’80. Le sale espositive permanenti iniziano con un bellissimo dipinto del 1911 di Pierre Paulus, Gioventù, designato come “tesoro della Federazione Vallonia-Bruxelles”. Vediamo una giovane coppia di innamorati sulle rive della Sambre.

L’esposizione si articola lungo un corridoio inondato di luce con una serie di ritratti, tra cui tre Magritte: due opere atipiche della sua giovinezza: i ritratti del 1920 del poeta Pierre Bourgeois. Accanto, un bellissimo dipinto del 1925,”La Baigneuse”.

 Il percorso della mostra parte dal neoclassicismo con Navez, prosegue sull’orientalismo con la figura di Jean-François Portaels. Nella sala dedicata al paesaggio c’è un bellissimo Maximilien Luce con gli altiforni di Charleroi, e quadri di pittori famosi come Ensor, Rops e Courbet.

La sala dedicata al realismo sociale è incentrata sul lavoro delle donne: ammiriamo  un bellissimo dipinto di Constantin Meunier di un’operaia dallo sguardo fiero.  Troviamo ancora Pierre Paulus, considerato il pittore più emblematico di Charleroi.

 Una sala è dedicata alla quotidianità con un bellissimo dipinto di Anna Boch (1848-1936), artista che il MuZEE di Ostenda celebrerà  nel luglio 2023 con una mostra a lei dedicata . C’è anche il “Sensual Rest”  di Gustavo Camus. Le feste sono evocate dai dipinti di Ensor e Tytgat.

La sala dedicata al surrealismo ha attirato in particolar modo la mia attenzione con altri tre Magritte: La libertà dello spirito, L’impero della riflessione  e il progetto del dipinto  “La fata ignorante”.

Mi sono fermata a lungo davanti al trittico, amo molto il dipinto La fée ignorante, creato dall’artista belga nel 1956.

Il titolo “La fata ignorante” è intrigante, poiché suggerisce una contraddizione. Le fate sono generalmente rappresentate come esseri magici e sapienti, ma la parola “ignorante” implica una mancanza di conoscenza o comprensione. Magritte giocava spesso con le contraddizioni nella sua opera, sfidando le aspettative e le assunzioni dello spettatore. La fée ignorante è un esempio affascinante dello stile di questo artista che mescola elementi di fantasia e realtà per creare immagini per stimolare la riflessione e sfidano le nostre percezioni del mondo.

Non ci sono etichette accanto a ciascun quadro, ma le spiegazioni sono concentrate su un pannello in modo da permettere al visitatore di conoscere in anticipo le opere o di tornarci dopo che le ha scoperte. La scelta è azzeccatissima secondo me. Ho apprezzato la semplicità e la precisone nella descrizione non solo dei quadri ma dei contesti storici e culturali in cui sono stati concepiti.

Il percorso si conclude con una sala per l’arte contemporanea. Usciamo dal museo per dirigerci in una sorta di pellegrinaggio a mangiare una zuppa presso Le pain quotidien, luogo dove Patrizia soleva portare i suoi figli a pranzo dopo i mensili concerts pédagoques al Conservatorio della città, aperto il sabato mattina a famiglie con bambini.

Il pomeriggio e la sera sono stati dedicati alla presentazione del nostro libro nella bellissima sala della “Maison de la presse”, in stile Art Deco. Nadia non si è limitata a porgerci domande ma ha fornito importanti dati statistici sulla condizione delle donne lavoratrici e ha stimolato il pubblico che ha interagito con toccanti ricordi dell’emigrazione in Belgio.

La mattina dopo, altro giro: direzione Lussemburgo.

La nostra valigia pesante ci ha fatto rischiare di perdere il treno allorché hanno annunciato un cambio di binario, ma correndo e trascinando in due il bagaglio siamo riuscite a salire all’ultimo momento sulla vettura.

Durante il viaggio mi sono documentata sul Paese dove ero stata di passaggio molti anni fa e ho letto che:

Lussemburgo è un piccolo paese situato nel cuore dell’Europa occidentale, con una popolazione di circa 630.000 abitanti. È noto per essere uno dei paesi più ricchi del mondo e ha una economia altamente sviluppata, con un forte settore bancario e finanziario. In termini di qualità della vita, Lussemburgo è spesso considerato uno dei Paesi più felici e sicuri del mondo. Ha un sistema sanitario di alta qualità e un sistema educativo altamente sviluppato. La maggior parte dei cittadini parla fluentemente diverse lingue, tra cui il francese, il tedesco e l’inglese.

La città di Lussemburgo, situata su una collina che offre viste mozzafiato sulla valle sottostante, è una città vibrante e cosmopolita, con una vivace scena culturale e un’ampia varietà di ristoranti, caffè e negozi. Dal momento che Lussemburgo è un Paese molto piccolo, il trasporto pubblico è ben sviluppato e, soprattutto, gratuito e gli abitanti possono facilmente spostarsi in autobus, treno o tram.

Appena arrivate ci siamo dirette nella parte bassa della città, lì è situata la Libreria italiana, dove due donne attive e combattive parlano sapientemente di libri elargendo consigli e suggerimenti di acquisto.

Non c’era molto tempo per conoscere la città ma ci siamo comunque avventurate per il “Grund”.  Esso si trova nella valle sotto il centro di Lussemburgo, attraversato dal fiume Alzette. Ci  si può accedere solo a piedi o con un ascensore che scende attraverso la scogliera del fiume.

La serata in libreria è stata colorata dalla presenza di Ornella, definita da Patrizia, “Una voce con presenza”.

Alla fine della presentazione non poteva mancare un po’ di emozione: la ricerca di una casa lontana dal centro città dove passare la notte. La lungimiranza di Patrizia aveva ideato, per arginare i costi proibitivi di Lussemburgo, uno scambio con il suo appartamento di Parigi: Grazie a “home exchange” siamo state ospitate da Aurélie, nella sua bella casa a Pétange che aveva il solo difetto di essere difficilmente individuata dalle mappe di Google. Ma noi siamo riuscite nell’impresa di prendere un treno al volo, attraversare un comune deserto con valigione al seguito e cercare di recuperare le chiavi che dovevano trovarsi in una cassetta con combinazione in un giardino buio e di difficile accesso. La sorpresa è stata quella di non trovare le chiavi nella sede prevista per cui abbiamo cercato di avere un secondo gioco di chiavi dopo svariate consultazioni con la padrona di casa che ci guidava a distanza nella caccia al tesoro al buio. Viaggiare è anche affrontare degli imprevisti, non credete?

R.

Author: ragaraffa

Blogger per passione e per impegno, ama conoscere e diffondere le voci delle donne che cambiano.  

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