Sono partita per Roma per studiare prima alle scuole superiori, poi all’Università; in seguito ho vissuto a Firenze alla ricerca di una dimensione cittadina più a misura umana ma anche lì mi mancava qualcosa: ho capito che era la mia terra, il contatto con gli alberi, con la natura, quello scorrere lento cadenzato dal ritmo delle stagioni. Ho deciso allora di tornare e mi sono impegnata da subito per la salvaguardia del territorio. La zona del Monte Amiata è un luogo magico in cui ancora, nonostante le aggressioni della “modernità”, non è raro incontrare la parte antica, quasi ancestrale; una consapevolezza che si è rafforzata con gli anni esplorando il territorio e conoscendone i molteplici aspetti.
Entrare a far parte, a metà degli anni ’80, della redazione del giornale “Nuova Amiata”, insieme ad altri giovani dei vari paesi amiatini, è stato l’inizio del mio impegno per la difesa dell’ambiente. Allora il problema era il Piano Neve, un progetto che vedeva il raddoppio delle piste da sci che avrebbe intaccato una parte notevole della imponente faggeta amiatina, tra le più vaste e significative d’Europa. Convegni, esperti di scienze forestali e botanici, le leggi di tutela, i mutamenti climatici che già si affacciavano, aiutarono a cambiare scelte già date per scontate e il Piano fu bloccato. Conducevamo inchieste e pubblicavamo articoli su argomenti legati al territorio, dal sociale allo storico-culturale alle tradizioni gastronomiche. Un entusiasmo che ci univa intorno a questi temi con l’obiettivo di rafforzare l’identità territoriale divisa in due province, in due versanti, ma gestita, allora, da un’unica Comunità Montana. Il sogno è durato poco: il territorio è stato reso ancora più frammentario con l’istituzione di due Comunità Montane, diventate poi due Unioni dei Comuni.
Cinzia diventa poi una giovanissima assessora all’ambiente; ricorda le delusioni di quegli anni in cui, già allora, si batteva con il Comitato per il riconoscimento della zona a Parco Nazionale, proposta mai accolta nonostante 40.000 firme raccolte in una petizione online. Mi mostra il video di divulgazione del patrimonio naturalistico realizzato recentemente a sostegno della richiesta di includere l’Amiata tra i Parchi italiani nel 2022 in occasione del centenario dei Parchi più antichi in Italia e più importanti d’Europa. L’obiettivo è quello di tutelare, proteggere e valorizzare una zona tra le più ricche per biodiversità, acque, storia, archeologia e tradizioni. Afferma Cinzia:
Progettiamo un Parco che sia espressione di idee e proposte dinamiche per un’inversione di tendenza rispetto alle aggressioni alla montagna dirette verso ogni tipo di risorsa naturale, dai boschi alle acque, ai paesaggi, ma anche strumento per coordinare attività, rafforzare gli aspetti identitari dei luoghi e arginare lo spopolamento. Un sogno e una prospettiva per molti giovani.
Sul monte Amiata, inoltre, si è imposto prepotentemente un altro pericolo che rischia di trasformare irrimediabilmente il volto di questo territorio: il progetto regionale di creare sul comprensorio amiatino il 2° Polo Industriale Geotermico della Toscana, traghettando un’area ad alta vocazione naturale ad area estrattiva industriale. Da oltre venti anni, il nostro impegno è per fermare quella che è definibile una vera rapina di stampo “colonialistico” . Multinazionali, società finanziarie, grazie ad una politica miope, si stanno insinuando nel territorio per portare avanti uno sfruttamento geotermico tinto di ‘green’ quando è conosciuto che le centrali causano inquinamento, emettono gas climalteranti, minacciano il prezioso patrimonio idrico, comportano subsidenza e sismicità. Se è vero che siamo nel mezzo di una grave crisi energetica, è altrettanto vero che la crisi ecologica e i mutamenti climatici in atto attendono risposte urgenti. La siccità e la crisi idrica sono una realtà : il bacino idrico del M. Amiata è tra i più importanti della Toscana, area di ricarica delle falde, si è ridotto di oltre il 40%: tra le cause anche lo sfruttamento geotermico.
La Montagna Madre era luogo sacro per gli Etruschi e certo meriterebbe un altro destino dalle aggressioni a cui è sottoposta se soltanto fosse rispettato il suo grande valore naturalistico ambientale, un bene comune:
È una terra di grande spiritualità che si avverte ancora oggi percorrendo la Via Francigena, visitando l’Abbazia del S. Salvatore di origine longobarda, con la sua cripta ricca di misticismo, gli eremi ma anche nei silenzi del Monte Labbro, luogo di devozione di Davide Lazzaretti, il“profeta dell’Amiata”, nella comunità buddista di Merigar, ed anche in quei boschi e in quei paesaggi lontani dalla “mondanità”. Un patrimonio culturale, di storia, di ambienti naturali oggi sempre più rari. Vi sono molte pubblicazioni di esperti, viaggiatori, scrittori, che esaltano la ricchezza e peculiarità dell’Amiata, ma credo che i giovani, oggi, non li abbiano letti e noi adulti spesso trascuriamo di tramandare loro tanta sapienza con il rischio che vadano perduti gli aspetti identitari dei luoghi.
L’emergenza energetica non deve farci perdere di vista il dettame costituzionale sulla tutela del paesaggio, dell’ambiente e degli ecosistemi. In questo momento si stanno facendo passi indietro enormi e l’azione predatoria è ritornata prepotente. Il sovrasfruttamento previsto dalla Regione Toscana è totalmente indifferente ai costi sociali ed ambientali che l’Amiata dovrebbe pagare. Con amarezza ritornano le parole di Padre Ernesto Balducci che già negli anni ’80, nella “Montagna Incantata” aveva colto i segni del declino di questa terra: “ Quando arrivo da lontano e vedo la grande mole dell’Amiata ho un’emozione forse che rassomiglia a quella del lattante che si accosta alla mammella ….Che hanno fatto gli amiatini ? Hanno venduto la propria Madre?
Cinzia si commuove e si appassiona quando parla della sua terra e racconta di percorrerla in lungo e largo, a piedi, anche con la guida di esperti e di boscaioli, che rappresentano la memoria storica dei luoghi dove non è difficile imbattersi in piante monumentali querce, castagni, faggi. Racconta che è in fase di realizzazione il progetto di forest bathing o bagno di foresta, la disciplina giapponese per il raggiungimento del benessere psico-fisico nella natura. “Il M. Amiata –racconta l’esperto– è particolarmente vocato per questa esperienza” :
Cosa ricerco in questo camminare lento? Entrare in sintonia con l’ambiente, semplicemente respirare la bellezza e l’armonia. Si avverte l’energia benefica e salutistica di questa terra. Siamo in tante e tanti ad avere amore per la nostra terra; come siamo altrettanto amareggiate/i vedendo le aggressioni che sta subendo e il disegno che incombe su di essa: una violenza al suo elemento “femminile” di Montagna Madre. Ed allora mi vengono in mente i riferimenti ai culti antichi della montagna che si basavano sulla compresenza delle componenti maschile e femminile. Il cono vulcanico è sempre stato un luogo sacro dalla doppia natura inscindibile con riferimenti a divinità maschili e femminili (il grande Padre e la grande Madre, la dualità alto/basso, dentro/fuori). Oggi sembra che la componente predatrice/ maschile stia avendo il sopravvento sulla parte femminile/generosa, nutrice, spezzando equilibri naturali e mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza. Forse l’impegno e la tenacia delle donne amiatine riuscirà a ristabilire l’equilibrio perduto?
Il Monte Amiata si staglia imponente da ovunque lao si guardi, è lì a rassicurare gli abitanti della valle stessa che hanno sempre attinto alla ricchezza delle sue sorgenti, delle risorse, della sua aria. In questo periodo di grave crisi energetica in cui assistiamo impotenti agli effetti del cambiamento climatico, pensando ai problemi globali di sovrappopolazione, della distribuzione e fornitura equa di risorse idriche ed alimentari, chiedo a Cinzia quali alternative lei ed il suo gruppo immaginano come soluzioni possibili:
Il prendersi cura del proprio territorio, proteggerlo è il primo atto di difesa anche nei confronti del pianeta. Le risorse non sono infinite ma nel nostro approccio al loro utilizzo ci comportiamo come se lo fossero. Ogni ulteriore sfruttamento sull’Amiata metterebbe a rischio i già fragili equilibri. Pensiamo a una gestione attenta, conservativa e non utilitaristica del territorio, ad un futuro dove il produrre energia non sia sinonimo di sfruttamento insensato e speculativo e dove la cittadinanza possa essere parte delle scelte. Stiamo organizzando iniziative sulle Comunità Energetiche, una risposta democratica alla produzione di energia, di pari passo con il risparmio energetico ed l’efficienza degli edifici. Anche la sua risorsa idrica va assolutamente tutelata come la sua aria e le sue foreste sotto attacco per gli eccessivi disboscamenti. Bisogna avere una visione che vada oltre l’interesse immediato; non possiamo più permetterci azioni che lasceranno danni generazionali in eredità ai nostri figli.
Cinzia ha viaggiato molto e continua a farlo, con l’occhio attento e con una sensibilità che ha acquisito negli anni. Quando parte per altre regioni o Paesi confessa di prediliger attualmente luoghi naturali, percorsi a piedi, cammini lenti ma anche le città d’arte.I l viaggio è pur sempre motivo di ricarica ed arricchimento per tornare ad impegnarsi nella terra che ama e a cui sente di appartenere. Dove sentirsi a casa? In ogni luogo che le permette di entrare in sintonia con sé stessa:
Ho iniziato il mio impegno per la difesa dell’ambiente oltre trenta anni fa, approfondendo temi non solo locali. Questo ha rappresentato una vera crescita personale arricchita da un approccio ecologico integrato che mi ha ricondotto in modo consapevole a comprendere i motivi per cui ho dedicato tanto del mio tempo alla difesa della mia terra. Mi sento fortunata di essere nata in questa montagna, mi ha dato l’occasione di conoscere e riconoscere la bellezza, l’autenticità dei valori semplici che ritrovo nelle semplici cose, nel camminare, raccogliere castagne, cercare i funghi, nel salire in cima all’Amiata, al M. Labbro e far spaziare lo sguardo. Il percorso della tutela di un territorio è pur sempre difficoltoso, in salita, a volte scoraggiante non solo per l’ Amiata, ma per l’intero pianeta. Cerco, insieme al mio gruppo, di applicare il più possibile, nel vivere quotidiano quanto acquisito cercando di offrire alla comunità momenti di crescita culturale: proponiamo incontri, eventi, presentazioni di libri e continuando l’attivismo per la tutela.
Nel 2007 inoltre è diventata imprenditrice agricola, ed ha realizzato una piccola azienda biologica alle pendici del M. Amiata, dove produce olio, vino e grani antichi: un desiderio che ha inseguito sin da quando era ragazza. Fa parte della Comunità del Cibo per la valorizzazione dell’agrobiodiversità amiatina.
Nel costruire una casa ecologica, autosufficiente cercando di applicare le esperienze acquisite. Cinzia ama usare, per sé e per la sua biocasa, tinte che riprendono i toni caldi dell’ambiente circostante; le pareti sono come il colore della natura intorno: malta toscano, verde salvia leggero degli ulivi. Le piace che non ci sia contrasto tra il dentro ed il fuori anche se non può propriamente cambiarli in funzione delle stagioni come invece può fare con l’abbigliamento. Per i suoi vestiti infatti sceglie una tavolozza lieve: beige, panna, carta da zucchero anche se acquista quaderni sempre verdi e di carta riciclata come la foresta nella Montagna Madre che ormai è la sua dimora.
Momento di raccoglimento dopo il forestbathing/ Faggio monumentale della Contessa 1450m