Riceviamo da Maria Anna, una donnaconlozaino sempre pronta a intraprendere sentieri, viaggi ed esplorazioni, il resoconto del suo percorso lungo il Cammino Materano. Ecco il suo racconto:
Partiamo da Bari alle ore 7.00, quando le donne iniziano, già a quell’ora, nei vicoli bianchi della città vecchia, a stendere l’impasto per le orecchiette su tavole di legno improvvisate. Cinque giorni dopo, arriviamo a Matera, con i suoi Sassi e i dipinti di Carlo Levi durante il periodo del confino (alcuni mesi tra il 1935 al 1936) e il dipinto Lucania del 1951, dalle monumentali dimensioni. Le opere sono esposte all’interno del Palazzo Lanfranchi, in pieno centro storico.
Il Cammino Materano si svolge attraverso la Via Pauceta tra paesaggi campestri di straordinaria bellezza, tra vallate coltivate dai colori variegati (persino a novembre…) e gli uliveti infiniti. Ogni tronco di ulivo pare abbia una storia millenaria da raccontare e non mi stanco di ammirarli. Percorriamo sentieri che attraversano boschi secolari e, sparsi qua e là, scorgiamo piccoli trulli dal fascino misterioso per quella fisionomia così particolare. È un percorso che costeggia a tratti il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, tra natura e antropizzazione: l’uomo fa sentire la sua presenza perché vive e lavora in questo contesto ma senza invadenza, con cura e rispetto ne trae il miglior beneficio. Ci si ti trova a raggiungere così i paesi che attraversano questo cammino, alcuni sconosciuti ai più, altri che portano un nome che sa di eccellenza: Bitetto, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle, Altamura, Gravina di Puglia e infine Matera. Un itinerario che abbiamo percorso tutto a piedi, zaino in spalla, in circa 100 km. Purtroppo causa maltempo, la tappa a cui tenevo di più è saltata, e non sono stati i miei piedi a portarmi a Matera.
Nel Manifesto della Rete di Cammini del Sud, nato nel 2015 per recuperare il patrimonio di vie, strade, tratturi e trazzere, con l’obiettivo, tra i tanti, d’innescare strategie di sviluppo sostenibile, si legge ”Crediamo che camminare nel Sud abbia una valore sociale, una valenza politica, un impegno che è anche resistenza. Contro ogni abuso, contro ogni deturpazione”. È proprio vero, questo cammino è stato uno stimolo alla conoscenza e alla condivisione, all’ascolto di comunità locali, all’incontro con la gente. Dopo ore di silenzio, vento e natura, ci si ferma a parlare scoprendo che le persone hanno voglia di raccontarsi e raccontare la loro terra. Tra i tanti incontri e le belle chiacchiere, uno tra tutti che mi ha colpito è stato quello con Mariantonietta, una giovane pastora di trentadue anni che vive e lavora nella masseria di famiglia, una masseria autentica che non rincorre gli standard turistici del bell’apparire. Dopo oltre cinque ore di cammino, abbiamo sostato per pranzare nella sua masseria, nella parte di cammino che precede Altamura, con una birra ghiacciata e assaporando gli squisiti formaggi fatti da lei, freschi e stagionati. Ci ha raccontato con entusiasmo del suo lavoro e di quanto le piace farlo, perché le permette di stare costantemente a contatto con la natura, passando tutta la giornata al pascolo.
Abbiamo poi incontrato un altro ragazzo che ha aperto, un paio di mesi prima della pandemia, un B&B situato in un luogo perso nel nulla, a cui si accede solo attraverso una piccola strada sterrata del Cammino, a circa 6 km da Gravina di Puglie. Abbiamo chiacchierato con lui prendendo un caffè al prezzo di un donativo, nello spirito del cammino. Ci ha detto di avere tutti i letti prenotati fino alle festività pasquali: l’entusiasmo delle nuove generazioni nel confronti del Cammino è uno degli aspetti più affascinanti di questa esperienza. Sono giovani che hanno deciso di investire nel loro amato territorio e risultano essere i migliori ambasciatori di questa terra.
Infine arriviamo a Matera: l’emozione è forte e il cuore batte. Matera non è mai banale, né mai scontata: le sue meraviglie, fatte di chiese rupestri, dei Sassi e del paesaggio delle gravine su cui affaccia. Tutta la storia millenaria di questa città è in un senso o nell’altro una “visione”. Prima, nel passato, rappresentava l’emblema della marginalità, della povertà, degli uomini considerati alla pari delle bestie, dove le condizioni socio sanitarie disumane avevano il sapore sia della dignità negata che della disperazione. Non a caso Carlo Levi intitolò il suo libro, che scrisse sui mesi del suo confino materano, “Cristo si è fermato ad Eboli”. Poi, negli ultimi anni, Matera è diventata nel tempo l’emblema del riscatto, quasi a voler rappresentare tutto il Sud, con il suo desiderio e coraggio di rinascita.
Maria Anna Tomassini
Per saperne di più sul Cammino Materano:
Maria Anna ci segnala una splendida intervista a Mariantonietta di Lorenzo Scaraggi Vostok100K Puglia Fuori Rotta: