(en français après les photos) Marie-Hélène A., Parigi, Provenza, Roma e il giro del mondo in un anno…
L’anno scorso, mentre ritiravo un libro prenotato alla mediateca Saint Louis des Français, Samantha, angelo di questo angolo di cultura francofona a Roma, mi ha presentato Marie-Hélène Allemandou, un’artista hors-pair (originale). Mentre finisce di allestire la sua mostra, racconta:
Abito a Roma da sette anni, da cinque sono membro dell’associazione Les Dames de Saint Louis e mi occupo della comunicazione e della visibilità delle attività di questo gruppo di donne che sostengono persone francesi e franco-italiane/i in difficoltà. Questa mostra è un mio contributo all’associazione che ha più di cento anni!
Ammiro le opere esposte incuriosita dalla varietà e dall’originalità. Le domando della sua storia di donna artista e scopro che Marie-Hélène viene da tutt’altro settore professionale. Pur avendo sempre amato il disegno e l’arte in genere, la sua formazione è scientifica e la sua occupazione per anni è stata quella di ingegnere di lavori pubblici. Racconta di quando, otto anni fa circa, sull’influenza dei suoi amici che l’ammiravano e la spingevano a condividere le sue opere, si è lanciata totalmente nel mondo dell’arte rinunciando al suo lavoro di prima. Da allora il suo percorso è denotato da una ricerca espressiva continua: stampe, installazioni, fotografie, sculture, pitture: lo spettro delle sue creazioni è ampio e variegato. Sì perché questa artista ha conservato molto della sua formazione scientifica: l’attitudine alla ricerca, l’interesse per la trasformazione dei materiali, il processo del riciclo. Sono intrigata da un filmato che scorre su uno schermo mostrando le sue opere ricavate da alberi morti:
Diversi mesi all’anno vivo nella casa di famiglia in Provenza vicino ad un bosco dove trovo, a volte, degli alberi bruciati da un fulmine durante una tempesta o attaccati dai parassiti. Scelgo allora un albero alla mia portata, ne osservo le venature, ne cerco la bellezza: più è roso dagli insetti ad esempio e più è interessante per le forme e le striature della corteccia e dei rami. Lo limo, lo pulisco fino a renderlo liscio e color legno naturale poi lo trasformo integrando iscrizioni, pitture, fino a ridargli una nuova vita. Sono le mie installazioni naturali: alberi destinati alla decomposizione o a venire abbattuti che diventano oggetti d’arte da scoprire nel loro stesso ambiente.
Marie-Hélène racconta che questa casa sulle colline provenzali è quella dove trovarsi con la sua famiglia numerosa: i suoi cinque figli e nove nipoti dai tre ai sedici anni con i quali realizza progetti di ‘vacanze artistiche’ come la messa in scena di pièces teatrali. Sotto la sua guida, ciascuno si occupa dei costumi, delle scenografie, degli oggetti di scena, tutto ciò che serve per lo spettacolo che intrattiene tutta la grande famiglia allargata:
Una volta avevo bisogno di fabbricare una scala nella casa e ho pensato di fare tutto con il loro coinvolgimento: in fondo sono un’ingegnere dei lavori pubblici e quello era un progetto utile e interessante. Dalla calce alla pittura, ci siamo riusciti!
Sono incantata dall’originalità dello sguardo di Marie-Hélène sulle cose: lei scorge il potenziale artistico di un comune oggetto come un tombino. Durante il confinamento, quando si poteva solo girare in un perimetro limitato intorno alla propria abitazione e i negozi chiudevano presto, si è trovata ad osservare con occhi diversi anche i più piccoli dettagli urbani. Colpita da alcuni tombini di Roma con la scritta “SPQR” o “Illuminazione”, si recava, di sera, per le strade deserte, con i suoi strumenti, per realizzare stampe originali. Portava anche l’acqua per poi lavare i tombini dopo averli ricoperti di inchiostro lavabile e aver passato un rullo sul foglio apposto sopra. Nel suo laboratorio poi trattava la stampa ad impressione per ricavarne quadri particolari:
Una volta mentre lavoravo vicino al Circo Massimo, sono passati dei finanzieri: mi hanno osservato per un po’ per poi mettersi a ridere: devono aver pensato che fossi un’artista un po’ folle; hanno capito comunque che non si trattava di una tecnica di street art permanente: dopo il mio passaggio tutto era pulito in strada, non restava nessuna traccia.
Marie-Hélène si considera una plasticienne ovvero un’artista che trasforma materiali diversi per dare loro una forma plastica ed esteticamente significativa. Attraverso una varietà di mezzi espressivi mostra, con le sue opere, non solo il valore estetico ma anche la capacità di far passare messaggi quali la lotta alle ingiustizie e alle discriminazioni:
Non mi accontento di un solo mezzo di espressione e utilizzo materiali diversi che mi ispirano, come il legno, i tessuti: tutto è fatto per creare. Mi diverto anche a realizzare delle sculture o oggetti come lampade con materiali di riciclo come lattine arrugginite o legni.
Sono spesso irriverente e la mia ricerca è anticonvenzionale; un’altra parte del mio lavoro invece abbraccia soprattutto il desiderio di trasmettere messaggi che sento urgenti come la preoccupazione per l’ambiente, la libertà delle donne, la comprensione tra i popoli. Ho una parte di ricerca puramente artistica dove metto tutta la mia passione ma nell’altra esprimo anche quello che mi fa ribellare come in un lavoro che sto ultimando a proposito della violenza sulle donne o sulla libertà di scelta di indossare il velo o meno. Il lato anticonvenzionale della forma e il messaggio d’impatto coincidono nei miei ‘quadri-non quadri’. Ho infatti creato il simbolo di un grido di allarme impresso su stoffe come su una T-shirt dove ho rappresentato la disperazione di una donna siriana o su una camicetta di lavoro spiegazzata in un’opera chiamata il “Burn out” o la T-shirt con impressa la frase di Victor Hugo…. per dare speranza di reinserimento ai detenuti. Le chiamo tele destrutturate perché non c’è una tela ma solo la stoffa piegata, dipinta, impressa e apposta su una placca di legno per ottenere un effetto 3D. Ho cominciato la serie delle T-shirt quando le realizzavo per esprimere quello che sentiva mia figlia, studentessa della scuola media e del liceo, afflitta da una grave scoliosi per la quale dovette portare il busto per sette anni.
Nel catalogo della mostra si scoprono dipinti alla cera d’api, oppure stampe da foto per un progetto di una casa editrice per la fotografia militante. Marie-Hélène espone più spesso a Parigi che a Roma dove trova l’ambiente artistico più tradizionale. L’ho incontrata nuovamente infatti in diverse occasioni di esposizioni delle sue opere, a Parigi, al Salon d’Automne e a quello d’Artplastique. Parliamo ancora di arte e dei suoi ultimi lavori ma soprattutto di viaggi, spostamenti e cambiamenti di vita:
Quando è nato il quarto figlio (e poi la quinta) ho lasciato il lavoro per dedicarmi a loro e alla mia arte. Non è sempre stato facile anche perché ho trovato più stressante allevare i figli a tempo pieno che lavorare fuori casa ed investirsi nel ménage familiare in modo diverso, parzialmente. Io e mio marito abbiamo sempre amato viaggiare permettendo ai nostri ragazzi di sviluppare un’apertura di spirito. Con la nostra mia ultima figlia abbiamo deciso di fare un viaggio di un anno, il giro del mondo. Lei ha potuto continuare gli studi a distanza grazie al CNED, un’istituzione pubblica davvero utile e popolare. Siamo partiti nel 2007 con l’idea di soggiornare tre/quattro settimane nei vari posti attraversati: volevo vivere come la gente del posto, andare a fare la spesa con i locali, al mercato si impara moltissimo delle varie culture. Invece di sostare pochi giorni come i turisti, abbiamo cercato al massimo di immergerci nelle varie culture incontrate. Viaggiare per me è scoprire altre culture, altri modi di vivere.
Da questo tour du monde sono tornata con un grande amore per il continente asiatico. Nelle varie culture si vedono le influenze filosofiche e religiose; il buddismo probabilmente ha plasmato un’attitudine di apertura e tolleranza in molti Paesi asiatici. Ho trovato una grande gentilezza ed un’accoglienza unica. Ero molto curiosa di scoprire la Cina: un Paese che mi aveva sempre attirato. Al liceo sperimentale avevo studiato cinese con un professore che si chiamava signor Lin; con i suoi modi di fare affabili e simpatici immergeva noi studenti in una cultura nuova e diversa dalla nostra. Ci raccontava che lui non aveva diritto a circolare liberamente in Francia come i francesi non lo avevano in Cina. Poteva tornare ogni due anni nel suo Paese per vedere la famiglia: non c’erano i mezzi di comunicazione di oggi per parlarsi e vedersi. Quando poi ho soggiornato in Cina visitandone una piccola parte, mi sono resa conto che è un Paese meraviglioso ma il potere dello Stato sull’individuo è illimitato; persino le banche sono statali e possono controllare ogni movimento dei cittadini: la libertà è condizionata.
In ogni viaggio ho tenuto dei carnet de voyage con disegni, riflessioni: è un modo per fissare diversamente le cose perché resti davvero traccia nella memoria delle esperienze vissute e dei luoghi visitati: sono ricordi meravigliosi.
Quando sono tornata a Parigi dopo un anno in viaggio, ho trovato la mentalità dei parigini chiusa e il desiderio di partire ci ha ripreso presto. Mia figlia si è trasferita in Canada otto anni fa dove lavora e dove mi reco almeno una volta all’anno. Un altro figlio vive in Svizzera ed un’altra è rientrata dalla Gran Bretagna dopo il Brexit. Mio marito lavorava da remoto così mi ha proposto, nel gennaio del 2016, di cambiare Paese per un anno ed io ho deciso che la nostra destinazione sarebbe stata Roma. La vicinanza con il mare, il clima e la storia affascinante di questa città ci ha conquistati subito: ci siamo innamorati e siamo rimasti. A Roma ci sono sempre angoli magici scoprire, visite insolite da fare ed una buona programmazione culturale di arte, danza e musica contemporanea a cui si può accedere facilmente.
Marie-Hélène si divide quindi tra Roma, Parigi, la Provenza e i viaggi altrove. Racconta che a Roma ama leggere un libro seduta sulla punta dell’isola Tiberina dove si percepisce tutta la magia della città antica mentre a Parigi le piace prendere un bus che, allungando il tragitto previsto, le permette di apprezzarne la bellezza.
Discutiamo ancora di arte ed ecologia commentando la recente azione di alcuni giovani che hanno imbrattato il quadro di Van Gogh con della zuppa di pomodoro per attirare l’attenzione sulle conseguenze del cambiamento climatico:
Di sicuro non facciamo abbastanza per controllarlo e penso alle conseguenze umane per esempio le migrazioni climatiche. Quando sento la gente intorno a me dire che abbiamo già troppi immigrati in Francia non si rendono conto del fatto che dovremo ben imparare ad accettare le tante persone che sempre più cercheranno rifugio da guerre e carestie. Dobbiamo essere tolleranti: abbiamo tutti lo stesso sangue nelle vene e gli stessi bisogni. Siamo tutti capaci di emozionarci di fronte alla bellezza per esempio, all’arte. Già a scuola bisogna imparare a praticare la conoscenza dell’altro e cercare centri di interesse comuni che avvicinino le persone. Capirsi e accettare le differenze fa diminuire i conflitti; penso che se ci fossero più donne presidenti ci sarebbero forse meno guerre e più umanità.
Marie-Hélène è una donna dolce e sensibile, ma ben determinata e tenace. Mentre sorseggiamo un buon cappuccino a Montparnasse, le chiedo cosa consiglierebbe a giovani donne che si affacciano alla vita artistica:
Per perseguire i propri scopi bisogna credere in quello che si fa, particolarmente nel campo dell’arte. È necessaria una certa fiducia in sé per proseguire nonostante le difficoltà. È questo che ho imparato da quando pratico l’arte e questo è il messaggio che voglio dare a tutte le donne, artiste, ingegnere o altro.
P.
Per chi volesse vedere i lavori di Marie-Hélène, invito a visitare il suo sito e la sua pagina instagram:
mhallemandou


Une artiste ingénieure
Marie-Hélène A., Paris, Provence, Rome et le tour du monde en 365 jours
L’année dernière, alors que je récupérais un livre réservé à la Médiathèque Saint Louis des Français, j’ai été invitée par Samantha, ange de ce coin de culture Français à Rome, à rencontrer Marie-Hélène Allemandou, artiste hors-pair :
Je vis à Rome depuis sept ans, me dit Marie-Hélène en terminant son exposition, depuis cinq ans je suis membre de l’association Les Dames de Saint Louis et je m’occupe de la communication et de la visibilité des activités de ce groupe qui soutient les personnes françaises ou franco-italiennes en difficulté. Cette exposition est ma contribution à l’association qui a plus de cent ans !
J’admire les œuvres exposées intriguées par la variété et l’originalité. Je l’interroge sur son histoire de femme artiste et découvre que Marie-Hélène vient d’un tout autre domaine professionnel. Bien qu’elle ait toujours aimé le dessin et l’art en général, sa formation est scientifique et son métier pendant des années a été celui d’ingénieur des travaux publics. Elle raconte quand, il y a environ huit ans, sous l’influence de ses amis qui l’admiraient et la poussaient à partager ses œuvres, elle s’est totalement lancée dans le monde de l’art en abandonnant son travail précédent. Depuis lors, son parcours est marqué par une recherche expressive continue: estampes, installations, photographies, sculptures, peintures: le spectre de ses créations est large et varié. Oui, car cette artiste a conservé une grande partie de sa formation scientifique : l’attitude vis-à-vis de la recherche, l’intérêt pour la transformation des matériaux, le processus de recyclage. Je suis intrigué par un film qui défile sur un écran montrant ses œuvres faites à partir d’arbres morts:
Plusieurs mois par an je vis dans la maison familiale en Provence près d’une forêt où je trouve parfois des arbres mortsbrûlés par la foudre lors d’un orage ou attaqués par des parasites. Je choisis donc un arbre à ma portée, j’observe ses veines, je cherche sa beauté : plus il est rongé par les insectes, par exemple, plus il est intéressant pour les formes et les stries de l’écorce et des branches. Je l’envase, je le nettoie jusqu’à ce qu’il soit lisse et naturel de couleur bois puis je le transforme en intégrant des inscriptions, des peintures pour lui donner une nouvelle vie. Ce sont mes installations naturelles : des arbres destinés à la décomposition ou à l’abattage qui deviennent des objets d’art à découvrir dans leur propre environnement.
Marie-Hélène raconte que c’est dans cette maison des collines provençales qu’elle peut se retrouver avec sa grande famille : ses cinq enfants et neuf petits-enfants âgés de trois à seize ans avec qui elle réalise des projets de « vacances artistiques » comme la mise en scène de pièces de théâtre . Sous sa direction, tout le monde s’occupe des costumes, des décors, des accessoires, de tout ce dont vous avez besoin pour le spectacle qui divertit toute la grande famille élargie:
Une fois, j’ai eu besoin de faire un escalier devant la maison et j’ai pensé le faire avec leur implication: après tout, je suis ingénieur en travaux publics et c’était un projet utile et intéressant. Nous avons gâché le ciment et avec les pierres du jardin:nous l’ avons réussi!
Je suis enchantée par l’originalité du regard de Marie-Hélène sur les choses: elle voit le potentiel artistique d’un objet commun comme une bouche d’égout. Pendant le confinement, alors que vous ne pouviez vous promener qu’un périmètre limité autour de votre maison et que les magasins fermaient tôt, elle s’est retrouvée à observer avec des yeux différents même les plus petits détails urbains. Frappée par des bouches d’égout à Rome avec l’inscription « SPQR » ou « Illumination », elle se rendait, le soir, dans les rues désertes, avec ses outils, pour réaliser des tirages originaux. Elle a également apporté de l’eau et a ensuite lavé les regards après les avoir recouverts d’encre lavable et passé un rouleau sur la feuille fixée dessus. Dans son laboratoire, il a ensuite traité l’impression d’empreintes pour obtenir des peintures particulières:
Une fois, alors que je travaillais près du Circus Maximus, des policiers de la «Guardia di Finanza»sont passés par là: ils m’ont regardé pendant un moment puis ont ri: ils ont dû penser que j’étais une artiste un peu folle; Cependant, ils ont compris que ce n’était pas une technique permanente de street art. Après mon passage tout était propre dans la rue, il n’y avait plus de trace.
Marie-Hélène se considère comme une plasticienne ou une artiste qui transforme différents matériaux pour leur donner une forme plastique et esthétiquement significative. À travers une variété de moyens d’expression, elle montre, avec ses œuvres, non seulement la valeur esthétique mais aussi la capacité de transmettre des messages tels que la lutte contre l’injustice et la discrimination:
Je ne me contente pas d’un seul moyen d’expression et j’utilise différents matériaux qui m’inspirent, comme le bois, les tissus : tout est fait pour créer. J’aime aussi faire des sculptures ou des objets tels que des lampes avec des matériaux recyclés tels que des canettes rouillées ou des bois.
Je suis souvent irrévérencieux et mes recherches ne sont pas conventionnelles; Une autre partie de mon travail embrasse avant tout le désir de transmettre des messages qui me semblent urgents tels que le souci de l’environnement, la liberté des femmes, la compréhension entre les peuples. J’ai une part de recherche purement artistique où je mets toute ma passion mais dans l’autre j’exprime aussi ce qui me rend rebelle comme dans un travail que je fais sur la violence à l’égard des femmes ou la liberté de choisir de porter le voile ou non (en rapport avec les contestations aujourd’hui en Iran). Je pense que tous les être humain doivent avoir les mêmes droits. Le côté non conventionnel de la forme et le message de l’impact coïncident dans mes «peintures hors cadre». En fait, j’ai créé le symbole d’un cri imprimé sur des tissus comme sur une toile froissée où je représentais le désespoir d’une femme dans les prisons syriennes ou sur une blouse de travail froissée dans une œuvre appelée le « Burn out » ou sur un T-shirt illustrantla phrase de Victor Hugo « Il ne faut jamais désespérer des hommes, toujours leur laisser une seconde chance» pour donner l’espoir de réinsertion aux détenus. Je les appelle des toiles déconstruites car il n’y a pas de toile mais seulement le tissu plié ou froissépeint, imprimé par la technique de l’estampeon obtientun effet 3D. J’ai aussi exprimé les sentiments ressentis par ma fille par le biais d’une série de T-shirts qu’elle portait sous un corset lorsqu’elle était , collégienne puis lycéenne , à cause d’une scoliose.
Dans le catalogue de l’exposition vous découvrirez des peintures à la cire d’abeille, ou des tirages photo pour un projet d’une maison d’édition de photographie militante. Marie-Hélène expose plus souvent à Paris qu’à Rome car l’environnement artistique y est plus traditionnel. En effet, je l’ai retrouvée à plusieurs reprises lors d’expositions de ses œuvres, à Paris, au Salon d’Automne et à celui d’Arplastix. Parlons de l’art et de ses dernières œuvres mais surtout des voyages, des déplacements et des changements de vie :
Quand le quatrième enfant est né (puis le cinquième), j’ai quitté mon emploi pour me consacrer à eux et à mon art. Ce n’était pas toujours facile parce que je trouvais plus stressant d’élever des enfants à temps plein que de travailler à l’extérieur de la maison et d’investir dans le ménage familial d’une manière différente, partiellement.
Avec mon mari, nous avons toujours aimé voyager permettant à nos enfantsde développer une ouverture d’esprit. Avec ma dernière fille, nous avons décidé de faire un voyage d’un an, autour du monde. Elle a pu poursuivre ses études à distance grâce au CNED, un établissement public très utile et populaire. Nous avons commencé en 2007 avec l’idée de rester trois/quatre semaines dans les différents endroits traversés : je voulais vivre comme les locaux, faire du shopping avec les locaux, au marché on apprend beaucoup sur les différentes cultures. Au lieu de rester quelques jours comme des touristes, nous avons essayé au maximum de nous immerger dans les différentes cultures rencontrées. Voyager pour moi, c’est découvrir d’autres cultures, d’autres modes de vie.
Je suis revenu de ce tour du monde avec un grand amour pour le continent asiatique. Dans les différentes cultures, on voit des influences philosophiques et religieuses; Le bouddhisme a probablement façonné une attitude d’ouverture et de tolérance dans de nombreux pays asiatiques. J’ai trouvé une grande gentillesse et un accueil unique.
J’étais très curieuse de découvrir la Chine: un pays qui m’avait toujours attiré. Dans le lycée expérimental, j’avais étudié le chinois avec un professeur nommé M. Li; Avec ses façons affables et amicales de faire les choses, il nous a plongés dans une culture nouvelle et différente de la nôtre. Il nous a dit qu’il n’avait pas le droit de circuler librement en France comme le Français n’en avait pas en Chine(on était en 1976). Il pouvait retourner tous les deux ans dans son pays pour voir sa famille : il n’y avait pas de moyen de communication aujourd’hui pour se parler et se voir. Lorsque j’ai séjourné en Chine pour visiter une petite partie de celui-ci, je me suis rendu compte que c’est un pays merveilleux, mais que le contrôle de l’État sur l’individu est illimité; Même les banques appartiennent à l’État et peuvent contrôler tous les mouvements des citoyens : la liberté est conditionnelle.
Dans chaque voyage j’ai gardé un carnet de voyage avec des dessins, des réflexions : c’est une façon de fixer les choses différemment pour qu’il y ait vraiment une trace dans la mémoire des expériences vécues et des lieux visités : ce sont de merveilleux souvenirs.
Quand je suis revenu à Paris après un an sur la route, j’ai trouvé la mentalité parisienne parfoisfermée et stressée et l’envie de partir nous a vite repris. Ma fille est partie au Canada il y a huit ans où elle travaille et où je vais au moins une fois par année. Un autre fils vit en Suisse et une autre est revenue de Grande-Bretagne après le Brexit. Mon mari travaillait dans le télétravail alors il m’a proposé, en janvier 2016, de changer de pays pendant un an et j’ai décidé que notre destination serait Rome. La proximité de la mer, le climat et l’histoire fascinante de cette ville nous ont immédiatement conquis: nous sommes tombés amoureux et sommes restés. À Rome, il y a toujours des coins magiques à découvrir, des visites inhabituelles à faire et un bon programme culturel d’art, de danse et de musique contemporaine facilement accessible.
Marie-Hélène partage ensuite son temps entre Rome, Paris, la Provence et voyage ailleurs. Elle dit qu’à Rome, elle aime lire un livre assis sur la pointe de l’île du Tibre où vous pouvez sentir toute la magie de la ville antique, tout en étant dans un lieu préservé ,entouré d’un torrent tandis qu’à Paris, elle aime prendre un bus qui, allongeant l’itinéraire prévu, lui permet d’apprécier sa beauté.
Parlons à nouveau d’art et d’écologie en commentant l’action récente de certains jeunes qui ont enduit la peinture de Van Gogh de soupe aux tomates pour attirer l’attention sur les conséquences du changement climatique:
Nous n’en faisons certainement pas assez pour la contrôler et je pense aux conséquences humaines, par exemple la migration climatique. Quand j’entends les gens autour de moi dire que nous avons déjà trop d’immigrés en France, ils ne se rendent pas compte qu’il va falloir apprendre à accepter les nombreuses personnes qui vont de plus en plus chercher refuge contre les guerres et les famines. Nous devons être tolérants : nous avons tous le même sang dans les veines et les mêmes besoins. Nous sommes tous capables de nous enthousiasmer devant la beauté, par exemple, l’art. Déjà à l’école, nous devons apprendre à pratiquer la connaissance de l’autre et à rechercher des centres d’intérêt communs qui rassemblent les gens. Comprendre et accepter les différences diminue les conflits; Je pense que s’il y avait plus de femmes présidentes, il y aurait peut-être moins de guerres et plus d’humanité, en tout cas elles apporteraient un autre regard.
Marie-Hélène est une femme douce et sensible, mais très déterminée et tenace. Tout en sirotant un bon cappuccino, je lui demande ce qu’elle recommanderait aux jeunes femmes qui entrent dans la vie artistique :
Pour poursuivre vos objectifs, vous devez croire en ce que vous faites, en particulier dans le domaine de l’art. Une certaine confiance en soi est nécessaire pour continuer malgré les difficultés. C’est ce que j’ai appris depuis que je pratique l’art et c’est le message que je veux donner à toutes les femmes, artistes, ingénieurs ou autre.
P.
Pour celles ou ceux qui souhaitent voir les travaux de Marie-Hélène voici son site web et sa page instagram:
mhallemandou