Avevo programmato un viaggio in Egitto in gennaio… le piramidi, le sfingi: un mio sogno di bambina mai realizzato. Una notizia però cambia i miei piani: il 13 gennaio uscirà il nuovo libro di donneconlozaino quindi il viaggio si rimanda a data da destinarsi e comincio a prevedere altri giri per incontrare lettrici e lettori nelle varie presentazioni. Intanto Raffa ed io andiamo all’appuntamento di Mestre, presso la Biblioteca Centro Donna, dove troviamo un pubblico caloroso. Approfittiamo dell’ospitalità della nostra amica Teonilla per prolungare il nostro soggiorno per una visita, sempre molto gradita, a Venezia.
–Ci conviene attraversare il canale con la gondola– propone Raffaella, l’amica di Teo che ha vissuto tanti anni a Venezia. Io e Raffa ci guardiamo preoccupate: conosciamo i costi proibitivi delle gondole…Scopriamo poi con sollievo che la Gondola è il nome di una barca che permette, in un paio di minuti e per un paio di euro, di attraversare il canale rapidamente ma lasciando il tempo di scattare una foto per sentirsi un po’ di casa e un po’ turisti. In poco tempo raggiungiamo il campo San Maurizio nel sestriere San Marco, (così si chiamano qui le piazze ed i quartieri) e dove si trova il Trecentesco Palazzo Zaguri. In questo edificio suggestivo comincia il nostro viaggio inaspettato verso l’Egitto: un’audioguida ci permette, in un paio d’ore, di accompagnare il nostro percorso con informazioni dettagliate, a complemento dei pannelli espositivi (in italiano ed in inglese) e due postazioni di realtà virtuale allestiti nella mostra “Tutankhamon, 100 anni di misteri” insieme alle ricostruzioni delle quattro camere mortuarie, ed a più di un migliaio di oggetti e tesori trovati nella sepoltura.
La mostra sulla storia del ritrovamento della tomba del giovane faraone morto a diciotto anni, aperta in occasione del 100° anniversario della scoperta (il 4 novembre 1922) e fino a data da destinarsi, ripercorre l’avventura dell’archeologo inglese Howard Carter che scavò per anni nella Valle dei Re con il sostegno del mecenate Lord Carnarvon fino al ritrovamento considerato la più grandiosa scoperta dell’egittologia e una delle più importanti dell’archeologia mondiale. Nelle trentasei stanze dei cinque piani del palazzo, ho ammirato gli oggetti ricostruiti con precisione certificata e imparato molto sulla civilizzazione Egizia e sul faraone. Il percorso, ricco e puntuale dal punto di vista didattico, pone l’accento sull’etica e sulla religiosità degli Egizi spiegando la figura del faraone come il tramite tra gli uomini e gli dei, il garante dell’armonia cosmica, ruolo che lo pone in una posizione privilegiata ma con il dovere di mantenere l’ordine. Il padre di Tutankhamon, l’eretico faraone Akhenaton che tentò di affermare il monoteismo e limitare così il potere della classe sacerdotale, fu considerato responsabile delle carestie ed epidemie che colpirono la famiglia reale (compresa sua moglie, la regina Nefertiti) ed il popolo.
È particolarmente interessante la ricostruzione dei Regni d’Egitto e, in particolare, la storia di Hatshepsut, quinta sovrana della XVIII dinastia, regina e poi faraone. Di donne co-reggenti (con faraoni fanciulli in genere) o regine se ne aveva già traccia, ma di donne-faraone resta alla storia solo lei, oltre a Nefrusbobek della XII dinastia. Da “Grande Sposa Reale”, poi vedova, co-reggente del nipote e figliastro Thumtose III, arrivò a detenere il potere faraonico abbastanza a lungo da essere considerata uno dei migliori faraoni della storia egizia e “La prima grande donna della storia di cui noi abbiamo notizia”, secondo un famoso egittologo americano. “Figlia del re, madre di re, moglie di re” (i matrimoni tra consanguinei reali erano molto comuni), mantenne la pace e la stabilità politica ed economica nel Regno e fu ricordata per la mitica spedizione nel Paese di Punt, probabilmente sulle coste della Somalia. Nonostante i suoi probabili venti anni di governo prospero, alla sua morte, fu vittima della damnatio memoriae, probabilmente perché si voleva cancellare il potere consegnato ad una donna, peraltro ben amministrato, per evitare precedenti che scalfissero il tradizionale passaggio del potere patrilineare. Per quanto gli Egizi credessero alla complementarietà dei sessi e all’armonia tra il femminile ed il maschile, erano fondamentalmente una società patriarcale.
Tornando a Tutankhamon, l’analisi della mummia ed altre considerazioni confermano la precisione nella raffigurazione del volto della famosa maschera mortuaria: il faraone era davvero un bel giovane! Le ipotesi sulla sua morte precoce e la sua eventuale disabilità motoria (che sarebbe spiegata anche per i tanti bastoni che compongono il suo corredo funerario) sono ancora dibattute: a cento anni dalla sua scoperta i misteri di Tutankhamon lasciano tuttora con il fiato sospeso. Si resta a bocca aperta nell’ammirare i tesori del faraone: i meravigliosi carri, i letti, i gioielli, i sandali e i copridita d’oro, ma anche le statue dei guardiani della tomba e i vasi canopi con le statue delle divinità a custodia di essi. L’oro luccica e abbonda in ogni oggetto, dal trono alle collane, e si è presi dallo stupore nello scoprire le meraviglie di questi manufatti così antichi e ben conservati. Mi risuonano le famose parole di Carter quando, alla luce di una candela posta nel foro praticato scavando la tomba, rispose alla domanda di Lord Carnarvon su cosa vedesse all’interno: Vedo cose meravigliose!
P.