La forza della fragilità


Donatella, Roma, Rovigno

Donatella è quella che a Roma verrebbe definita una vera “scheggia”: sfreccia sulla sua utilitaria per le vie della città dividendosi tra l’università, dove insegna, la sede della Casa del Ricordo, di cui è responsabile, le varie località dove tiene corsi e conferenze di Storia e Letteratura per poi infilare scarpe con il tacco e seguire un corso di Tango, una delle sue ultime passioni in ordine di tempo. Quando non ha impegni lavorativi, si reca nella casa di famiglia al confine tra Lazio e Abruzzo; in estate effettua qualche viaggio in Europa. Immancabile è, sempre, un’incursione in Sardegna e a Rovigno, in Istria, terra natale dei suoi dove, pur non essendoci nata, ha lasciato un pezzetto di cuore. Quando parla della sua Istria, si appassiona e fa trapelare il suo temperamento altalenante tra leggerezza e profondità, sprazzi di volubilità accompagnati da rigore.

La sua origine ha influito sul modo di essere che la contraddistingue: un mondo istriano che come lei è forte e fragile allo stesso tempo. La natura della genti spesso in letteratura è assimilata a quella dei territori, e Donatella mi descrive l’asprezza della regione carsica che presenta delle fratture, degli anfratti, punti in cui la terra si incunea, poi si allarga e si distende, placandosi quando finalmente arriva al mare. L’essere quasi un tutt’uno con un certo territorio, porta a Donatella precise note caratteriali di forza, robustezza, a volte asprezza che lasciano spazio però a una grande profondità, a una particolare tenerezza e ad un avvolgimento profondo nella vita.

Donatella ama cambiare, scoprire, esplorare, viaggiare. Racconta:

Mi piace fare sempre cose nuove, ho bisogno di avere davanti a me un panorama aperto, di cambiare le mie strade. Non sono abitudinaria, lo sono solo per i libri e gli oggetti che ho bisogno di trovare facilmente perché sono molto distratta. Per il resto, nella vita, a parte alcuni punti fermi quali la famiglia, le persone che ho amato e alcune fondamentali amicizie, ho sempre avuto il desiderio di cambiare, di trovare stimoli nuovi. Non ho mai concepito come certe persone possano, per quarant’anni, resistere nello stesso posto di lavoro, per me sarebbe terribile. Io ho bisogno di rinnovarmi continuamente.

Ha insegnato per vari anni in un liceo per poi dedicarsi alla ricerca universitaria nell’ambito della Storia contemporanea. Gestisce vari team che portano avanti diverse attività nel dipartimento di Storia dell‘Europa. Uno degli ultimi progetti che ha organizzato e realizzato è stato “Dante Adriaticus”. Da molti anni scrive su Dante e il suo accostamento con l’Adriatico ha creato un focus che ha unito due sue passioni: Dante e l’area del confine orientale, l’Adriatico, che ama. Si considera una dantista tout court: ha interpretato con passione il percorso dantesco illustrandolo nei convegni i cui atti finali sono stati presentati a Roma e in tutta Italia.

https://www.arcipelagoadriatico.it/dante-adriaticus-per-riscoprire-litalianita-adriatica/

Il suo centro di interesse ruota principalmente intorno alla Casa del Ricordo, uno degli ultimi tasselli di un suo percorso associativo: 

Ho iniziato giovanissima ad essere socia dell’’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia’. Dopo un lungo cammino all’interno del gruppo, avendo io raggiunto ruoli di responsabilità, sono stata inserita dalle persone più anziane in cariche istituzionali insieme ad altri giovani, per un opportuno ricambio generazionale, Mi sono impegnata, con l’amico Marino Micich, responsabile degli Studi fiumani, al fine di ottenere una sede dove portare avanti obiettivi importanti. La Casa del Ricordo, come la Casa della Musica, la Casa di Dante, la Casa della Memoria, sono posti che il comune assegna a delle realtà associative, di studio e a mondi di appartenenza da valorizzare. La Casa del Ricordo è diventata un luogo che completa il mio modo di essere; è un centro di ricerca, di studio, di incontro, dove convergono giovani, adulti, anziani, persone che vi si recano per lavoro, per attività scolastiche, universitarie, per incontri di tipo sociale, e quindi con dei connotati vari, diversi, che a me piacciono moltissimo. Lì si mantiene il ricordo storico del mondo giuliano-dalmata, sia quello che si è determinato dopo l’esodo dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia nel secondo dopoguerra, sia quello di una storia millenaria che ancora esiste e che guarda in avanti, pensando ad un futuro europeo. Ci sono incontri di cinema, letterari, sociali ed artistici.

La casa del Ricordo https://www.comune.roma.it/web/it/scheda-servizi.page?contentId=INF38851

Sempre con la Società di studi fiumani, stiamo organizzando, per il futuro, convegni e collaborazioni con varie Accademie come l’Università dell’Insubria, la Niccolò Cusano, l’Università di Fiume e di Pola, con la Società Dante Alighieri. Con la mia associazione (Anvgd) realizziamo progetti che prevedono interventi da presentare in Europa; anni fa abbiamo allestito una mostra a Bruxelles su temi specifici storici che poi hanno permesso incontri e dialoghi con rappresentanti di vari Paesi europei per uno sviluppo non solo economico e politico ma anche socio culturale dell’area del confine orientale.

Donatella racconta della sua vita privata  fatta di amicizie, viaggi, sport: è una viaggiatrice curiosa. Ha effettuato viaggi di vario tipo, non ama quelli organizzati dove tutto è pianificato nei minimi dettagli: ha una natura anarcoide per cui non vuole che altri decidano per lei, deve sentirsi libera. Il concetto di libertà per lei è fondamentale. Le chiedo cosa mette nel suo zaino:

 In prima battuta  direi: scarpe comode per camminare: non amo passare il tempo sui mezzi, voglio scarpe per macinare chilometri  a piedi senza fatica. Poi un libro, uno nuovo, non amo rileggere, a parte Dante naturalmente, perciò cercherei testi che non ho ancora esplorato. A volte rileggo qualche passo su qualche volume che ho in casa, però rileggere non fa per me.

Con l’età ho imparato a ridurre il mio bagaglio metaforico, a lasciare alle spalle quel tipo di rapporti umani che non hanno più senso per me o che addirittura mi provocano disagio. A un certo punto della vita si deve scegliere qualcuno con cui condividere uno stato di serenità, delle amicizie senza stress. Ho avuto pochissime rotture di rapporti, qualche doloroso distacco, ma sono consapevole che ci sono situazioni  da lasciare dietro di sé.

Il concetto di sorellanza per me esiste, è fondamentale, detesto la competitività tra donne, non mi appartiene. Ho avuto tanti trascorsi nella mia vita privata, cambiamenti personali e familiari che hanno determinato alti e bassi.  In questo altalenare, nel conoscere anche il dolore di vario genere, da quello fisico a quello morale, molto ha influito la mia origine che mi può far sembrare a volte chiusa o distaccata o distante, ma mi ha dato un’interiorità diversa. Ho un senso profondo dell’ essere donna, non è per me un semplice slogan, ma la concezione di avere una dignità, una forza femminile che è la forza della fragilità. Lo riconosco come un dato caratteristico delle donne istriane che nei secoli hanno avuto una capacità di affermarsi e di poter dimostrare il loro valore facendo affidamento solo su se stesse.

Sono nata a Roma, mi sento romana, italiana, europea, istriana. Ho respirato la mia origine istriana fin da bambina nel quartiere dove vivevo e vivo tuttora, il giuliano-dalmata di Roma. Le persone anziane, i miei genitori, gli adulti, erano tutti provenienti da quel mondo e quindi hanno educato noi bambini nella loro cultura. Inoltre spesso andavamo in vacanza a Rovigno dove era nato mio padre e a Pola, città natale di mia madre, dove però non restavamo più di una giornata poiché per lei era una sofferenza enorme vederla così stravolta, così diversa, così azzerata. Tornavamo allora  a Rovigno dove si era mantenuto intatto l’ambiente di origine, la cultura di provenienza, la lingua, il dialetto. Io ho sempre parlato il dialetto in famiglia, con i parenti e con gli amici del quartiere. Vivere immersa nella mia cultura d’origine ha fatto sì che la coltivassi negli anni portandola con me anche all’interno delle classi in cui ho insegnato letteratura. Ho fatto così conoscere ai miei alunni autori di frontiera quali Scipio Slataper, Giani Stuparich, Fulvio Tomizza, che li hanno trasportati dentro il Carso, Trieste, l’Istria e il mare, facendo percepire la visceralità di quella  terra  il sentimento di amore incondizionato per essa e il senso della coralità di un mondo unico indistinto tra esuli e rimasti (Tomizza). Inoltre Claudio Magris fa percepire il continuo senso del divenire, di un mondo mitteleuropeo ed europeo attualissimo ancor oggi.

Infine ho presentato due donne che con la loro sensibilità, chiarezza e potenza delle idee hanno saputo volgere in un senso di positività e concretezza attualissima il lacerante dramma dell’Esodo, per chi andò via (Marisa Madieri) e per chi rimase (Nelida Milani). 

Donatella parla ancora dei suoi innumerevoli progetti, del mare della Sardegna che adora, poi si offre di accompagnarmi a casa sfrecciando sulla sua Peugeot. Con i finestrini abbassati, i capelli svolazzanti per il vento di una calda estate romana riesce a passare con disinvoltura dai discorsi filosofici alle stufe a pellet e a legna che ha installato nella casa di montagna. In una borsa poggiata sul sedile posteriore ci sono le scarpette che indossa tutti i mercoledì sera per seguire a passi di danza  la sua ultima passione sulle note di Astor Piazzolla.

R.

Author: ragaraffa

Blogger per passione e per impegno, ama conoscere e diffondere le voci delle donne che cambiano.  

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