MI PERDO
Emilia, Bari
Sono persa da sempre.
Mi perdo nella paura di perdermi.
Mi perdo quando mi sembra di non avere più confini quando nel buio della notte non mi riconosco, quando mi guardo dentro e vacillo nel panico della confusione, quando non riconosco l’ amore che vorrei e soprattutto quando guardo in faccia la fine che più di tutto temo e mi chiedo: -Quanto durerà ancora?-. E allora mi butto in ogni attimo di questa vita e ne cerco il respiro che, a volte perdo, e, con la foga di chi ha fame e sete, mi prendo ogni briciola ed esploro ogni angolo con occhi spalancati perché verrà dopo il tempo per chiuderli, mi basta la notte per farli riposare.
Mi perdo nel mistero dell’infinità che non mi appartiene ma che sento dentro nel mio anelito.
Mi perdo nell’impossibilità di entrare nel tuo mondo per shakerarlo col mio per non restare eternamente separati come siamo condannati ad essere.
Mi perdo nella solitudine, quella dei sentimenti, che a volte mi implode dentro, mio malgrado.
Mi perdo quando smetto di sognare e mi fermo a ciò che vedo e non vado oltre i limiti del tempo e dello spazio per diventare infinito e naufragarci dentro come Leopardi.
Mi perdo quando mi faccio schiacciare come formica da ciò che mi turba o ne resto intrappolata perdendo il vero senso della vita che è fuori di me, fuori dalla mia pochezza narcisistica e che invece è negli occhi tuoi, quando mi guardi senza parlare, è nel silenzio, nel vento, nel cielo, nel dolore di chi soffre, nella gioia di chi gioca, nella vita che nasce ogni giorno, senza mai stancarsi.
É così che ama rappresentarsi Emilia quando le chiedo di parlarmi di sé.
L’ho conosciuta una sera d’estate a Orto Domingo in una delle prime uscite post pandemia: lei era su un palco con un gruppo di attori e, con un grosso cappello, recitava risoluta le sue battute. Lo spettacolo: “Cortocircuito, emozioni interrotte”, era leggero e coinvolgente e, pur parlando di sensazioni forti vissute durante il confinamento, ha strappato non solo riflessioni ma anche molte risate a un folto gruppo di spettatori. Mi sono chiesta se fare l’attrice fosse il suo lavoro ma ho saputo in seguito che lei è medico, neurologo, psicoterapeuta. Per hobby recita e scrive poesie, ma soprattutto ama viaggiare, e, ancora di più, ballare. Ha sempre ballato, Emilia: balli di sala, di gruppo, individuali. La musica entra dentro di lei e si scatena senza starci a pensare troppo, si muove e via.
– Che tipo di medico sei? Le chiedo
– Sono un medico che ascolta e accoglie, sono psicoterapeuta ma anche quando lavoro da medico di base vado oltre il sintomo, come facevano i dottori di una volta, non so precisamente come agissero, so che non avevano a disposizione i farmaci di oggi, non avevano armi e si arrangiavano con ciò che avevano. La chirurgia è cresciuta molto da allora, è difficile fare un confronto con cinquanta anni fa viste le potenzialità di oggi. So solo che ascoltare è una priorità della mia professione, fa parte di me come persona, la relazione medico paziente è basata sulla cura e sull’ascolto.
Mi sono formata con la Gestalt, lo Psicodramma analitico, la Bioenergetica, utilizzo un approccio integrato, il Training Autogeno e la Teatroterapia.
–Hai tante cose da raccontare, tante esperienze belle, svariate cose da mettere nel tuo zaino: medicine, ballo, libri, poesie, che cosa porteresti con te oggi e cosa lasceresti? – le chiedo.
–Nel mio zaino in passato sarebbe stato difficile lasciare delle cose, ero abituata a portarmi dietro di tutto, da poco ho imparato a selezionare ciò che è necessario e indispensabile. So che nel mio bagaglio adesso rimarrebbero il ballo, il teatro e tutto ciò che aiuta a conoscere cose diverse, una voglia immensa di nuovi luoghi e persone. Non dovrebbe mancare la scrittura, che oggi è la cosa più importante nella mia vita. Potrei dire che scrivere per me è vivere. Scrivo poesie, racconti brevissimi, pillole di 1500, 2000 battute.
Scrivere anche semplici riflessioni mi aiuta a vivere. Faccio parte di club letterari dove condividiamo frammenti di vita, ricordi che mi piace riesumare alla luce del nuovo io. La consapevolezza è esserci e non solo continuare a cercarsi, l’ho sempre fatto, ma prima era un continuo cercare, adesso è anche un trovarsi. Mi trovo compiuta, ma ancora da compiere, perché ….la vita è sempre un divenire. Se penso alla mia vecchia me, la trovo bellissima, la confronto con tutte le altre me del passato, e, nel farlo, vedo tanti film, una serie piena di colpi di scena, e spero sempre che debbano essercene ancora.
Ci sono stati tanti cambiamenti nella mia vita, non è stata lineare la mia esistenza. Sono nata in un paesino del leccese. Mio padre era un capostazione, è stato fantastico vivere in stazione, sentire il fischio del treno e vederlo passare era una sensazione bellissima. Mio padre mi ha trasmesso l’amore per i viaggi, lui era un viaggiatore nato e in tutti i miei spostamenti, brevi o lunghi che siano, riecheggia il rapporto con lui, di quando giravamo in treno per tutta Italia, in viaggi premio per il personale e i familiari che tutti gli anni le ferrovie mettevano a disposizione dei dipendenti, e poi nei racconti successivi fatti a lui al ritorno dai miei viaggi da adulta, lui era sempre il mio referente..
A 18 anni sono andata via dal paese per studiare nel capoluogo. Volevo studiare Matematica o Filosofia, però non volevo insegnare. In quegli anni mi interessavo alla Psicologia, ma, dato che quella facoltà non c’era a Bari e mio padre non voleva che mi allontanassi troppo da casa, ho scelto Medicina per potermi specializzare in seguito in Psichiatria. Speravo che la facoltà mi aprisse orizzonti diversi e non ho più avuto pentimenti, mi sono appassionata alla Clinica, ma, pur non essendo il mio primo desiderio, mi sono innamorata della Medicina.
Ho cominciato giovanissima a lavorare, già a 25 anni come medico di base, per poi specializzarmi in Neurologia, facevo consulenze in strutture Neurologiche, poi, a Roma, mi formai in Psicoanalisi Gestaltica, poi, ancora, mi sono specializzata in Farmacologia Clinica.
Adesso la mia vita si divide tra studio, lavoro, teatro, scrittura ma è a quest’ultima che voglio dare risalto in questo mio profilo di donna.
Emilia Aprile