La petite danseuse de quatorze ans è una statua alta circa un metro, originariamente di cera e stoffa, che rappresenta una giovanetta di nome Marie van Goethem nella posizione di riposo delle ballerine classiche. Nelle mie numerose visite al Museo d’Orsay ho ammirato una copie in bronzo lì esposta e ne sono rimasta colpita proprio come Camille Laurens, l’autrice del libro dallo stesso titolo dell’opera. A differenza della scrittrice quando era bambina, io non ho mai aspirato a diventare ballerina dell’Opéra, un mondo che mi è apparso sempre associato al dolore, alla fatica e ai sacrifici richiesti per arrivare a essere una étoile. Personalmente ho sempre preferito giocare a calcio con i maschi in strada; il tulle e le scarpette a punta non facevano certamente per me. Eppure avevo ammirato la piccola ballerina per la plasticità del corpo, per la dinamicità che scaturiva da una postura statica e dai tratti particolari della ragazzina. Certa che la Laurens, autrice che ho amato soprattutto per il libro Filles, mi avrebbe svelato qualcosa di sconosciuto sull’opera, l’artista e la modella, ho cercato il libro alla Médiathèque Saint Louis e l’ho letto d’un fiato. E’ un testo che catalogabile tra i saggi per la ricerca e l’analisi contenuta ma dal quale trapela chiaramente lo sguardo soggettivo dell’autrice che vuole andare al di là dei fatti e dei documenti per comprendere il destino infelice di Marie, petit rat dell’Opéra costretta a giornate lunghe di lavoro per 2 franchi al giorno. Come il narratore di un romanzo, la Laurens parla, seduta sulla sua tomba, a Marie-personaggio per ammettere con amarezza di non essere riuscita a ricostruire interamente la sua storia se non constatare il suo triste destino di cui lo stesso Degas si era disinteressato. La modella resta in fondo un oggetto e, anche se esprime la sublimazione della ricerca impressionista dell’artista e sarà rappresentata in un’opera diventata famosa nel mondo, nessuno si preoccupa di lei in quanto persona. Per guadagnare qualche franco in più e migliorare un pò le sorti della famiglia, Marie si assenta spesso e a lungo dall’Opéra per posare nell’atélier dell’artista. Verrà per questo cacciata pregiudicando la possibilità di una “carriera” che prevedeva anche la “protezione” di uno dei tanti ricchi borghesi per i quali era alla moda avoir sa danseuse. Anche Degas aveva l’abbonamento all’Opèra dove si recava più volte a settimana per gli spettacoli ma, invece di intrattenersi con una giovane ballerina come da costume, limitava il suo interesse allo sguardo artistico su questo mondo duro e al limite della prostituzione e della pedofilia. Certo è che non si è preoccupato di cosa Marie sarebbe diventata o come avrebbe potuto sostenere la famiglia composta dal padre assente, dalla madre che spingeva la primogenita Antoinette alla prostituzione (fu arrestata per furto) e dalla sorella più piccola anche lei petit rat all’Opéra per un misero salario.
Anche il destino della statua riflette l’ambiguità di un mondo in transizione nel quale la legge aveva da poco abbassato il limite massimo del lavoro infantile da sedici a dieci ore e l’arte si rivoluzionava. Degas, quasi cieco, era passato dalla pittura alla 3D ed usava la cera per rimodellare senza fine. Perché scegliere Marie, la piccola ballerina? Tra le tante ballerine dipinte e scolpite, solo per questa statua l’artista precisa l’età, un’età di passaggio dall’infanzia alla pubertà. Il soggetto stesso è una scelta particolare: una ballerina esprime il paradosso di passare tutta la sua giornata tra decori lussuosi, scenografie, macchinari da scena e costumi costosi, per esibirsi di fronte ad un pubblico elegante e libertino esprimendo con il corpo i sentimenti universali delle tragedie rappresentate, per tornare la sera nei tuguri del quartiere intorno all’Opéra, sapendo appena leggere e rientrare nella miseria familiare. Se la Petite danseuse è considerata la prima scultura impressionista, Camille Laurens si chiede se Degas non sia stato animato da un’esigenza di realismo. Voleva forse mostrare, con questa statuetta che suscitò grande scandalo quando la espose nel 1881 al Salon des Indépendants, il dramma di una società? Il suo intento era quello di far pensare, di presentare qualcosa di dèrangeant, aprire la coscienza dello spettatore e dare all’arte una funzione critica? Certo è che dovette ritirare l’opera in seguito ai commenti particolarmente odiosi indirizzati alla stessa modella. Fu trattata da piccola criminale a causa della sua fisionomia con una violenza che sorprende ancora oggi: Non è arte! E’ un mostro! Un aborto! Una scimmia! Starebbe megglio in un museo di zoologia. Ha l’aria di una criminale. E’ bruttissima. Ai primi stadi dell’evoluzione umana. Ha l’aria vuota, senza espressione morale. Un viso dove tutti i vizi sono impressi in latenza. ma esiste realmente una modella così orribile e ripugnante? Deve essere mezza idiota con la faccia e l’espressione azteca. Tanto vizio e bruttezza. L’arte può cadere così in basso? “J’espère bien qu’elle fera le rat à l’Opéra plutot que la chatte au bordel”. Ecco alcuni dei commenti di giornalisti, critici, spettatori coltivati che esprimono tanto il disgusto artistico che morale che sovrappone l’opera alla modella. Era l’epoca dell’antropologia criminale di Lombroso, di F.J. Gall, lo studioso che dichiara aver trovato il “bozzo” del criminale osservando e tastando il cranio agli assassini. Esagerando gli zigomi, la fronte sfuggente e i tratti scimmieschi associati ad un primitivismo selvaggio proprio ad una degenerazione precoce, Degas avrebbe snaturato il viso della giovane per uno scopo moralista? Ha forzato i tratti per darle deliberatamente le caratteristiche che i suoi contemporanei consideravano come criminale secondo le teorie alla moda? La prostituzione è la forma femminile del crimine, diceva Lombroso misurando crani ed osservando mascelle. D’altronde l’artista afferma: “L’arte non è quello che vedete ma quello che fate vedere agli altri“.
E’ un duplice triste destino dunque quello di Marie-bambina e di Marie-statua. Di quest’ultima però si conosce la storia successiva: dopo essere stata ritirata da Degas e tenuta nel suo atelier insieme ad altre numerose statue di ballerine, venne fusa in bronzo in 22 copie sparse nei musei e collezioni private. Offerte all’asta, nel 1971 una di esse è stata venduta a 380.000 dollari ed un’altra acquistata a 13 milioni di sterline da Sotherby’s mentre l’originale fu venduta ad un americano nel 1956 per 160.000 dollari.
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La petite danseuse de quatorze ans est une statue d’environ un mètre de haut, à l’origine de cire et de tissu, représentant une jeune fille nommée Marie van Goethem dans la position de repos des danseuses classiques. Lors de mes nombreuses visites au musée d’Orsay, j’ai admiré une copie en bronze qui y était exposée et j’en ai été impressionée tout comme Camille Laurens, l’auteur du livre du même titre. Contrairement à l’écrivain quand elle était enfant, je n’ai jamais aspiré à devenir danseuse à l’Opéra. Un monde qui m’est toujours apparu associé à la douleur, à la fatigue et aux sacrifices nécessaires pour arriver à être étoile. Personnellement, j’ai toujours préféré jouer au football avec les garçons dans la rue; le tulle et les pointes ne me convenaient certainement pas. Et pourtant la petite danseuse m’avait frappée pour la plasticité du corps, pour le dynamisme qui jaillissait d’une posture statique et des traits particuliers de la jeune fille. Certaine que Laurens, auteure que j’aimais surtout pour le livre Filles, m’aurait dévoilé quelque chose d’inconnu sur l’œuvre, l’artiste et le modèle, j’ai cherché le livre à la Médiathèque Saint Louis et je l’ai lu d’une traite. C’est un texte qui peut être catalogué parmi les essais pour la recherche et l’analyse contenues mais dont ressort clairement le regard subjectif de l’auteure qui veut aller au-delà des faits et des documents pour comprendre le destin malheureux de Marie, petit rat de l’Opéra contrainte à de longues journées de travail pour 2 francs par jour. Comme le narrateur d’un roman, Laurens parle, assise sur sa tombe, à Marie-personnage pour admettre avec amertume qu’elle n’a pas réussi à reconstruire entièrement son histoire et pour constater son triste destin dont Degas lui-même s’était désintéressé. Le modèle reste au fond un objet et, même s’il exprime la sublimation de la recherche impressionniste de l’artiste et sera représenté dans une œuvre devenue célèbre dans le monde, personne ne se soucie d’elle en tant que fille. Pour gagner quelques francs en plus et améliorer un peu le sort de la famille, Marie s’absente souvent et longtemps de l’Opéra pour poser dans l’atélier de l’artiste. C’est pourquoi elle sera chassée en compromettant la possibilité d’une “carrière” qui prévoyait aussi la “protection” d’un des nombreux riches bourgeois pour lesquels il était à la mode avoir sa danseuse. Degas était aussi abonné à l’Opéra où il se rendait plusieurs fois par semaine pour des spectacles mais, au lieu de s’entretenir avec une jeune danseuse comme à l’accoutume, il limitait son intérêt au regard artistique sur ce monde dur et à la limite de la prostitution et de la pédophilie. D’ailleurs, il ne s’est pas inquiété de ce que Marie deviendrait ou comment elle pourrait soutenir la famille composée du père absent, de la mère qui poussait l’aînée Antoinette à la prostitution (elle fut arrêtée pour vol) et de sa petite sœur elle aussi petit rat à l’Opéra pour un maigre salaire.
La statue reflète également l’ambiguïté d’un monde en transition où la loi avait récemment abaissé la limite maximale du travail des enfants de seize à dix heures et où l’art se révolutionnait. Degas, presque aveugle, était passé de la peinture à la 3D et utilisait la cire pour remodeler sans fin. Pourquoi choisir Marie, la petite danseuse ? Parmi les nombreuses danseuses peintes et sculptées, l’artiste précise l’âge seulement pour cette statue, un âge de passage de l’enfance à la puberté. Elle représente également une danseuse parce qu’elle vit le paradoxe de passer toute sa journée entre des décors luxueux, des machines de scène et des costumes coûteux, pour se produire devant un public élégant et libertin exprimant avec corps les sentiments universels issus des tragédies representées, en sachant à peine lire pour rentrer le soir dans son taudit d’un de quartier les plus defavorisés.
Le modèle reste au fond un objet et, même s’il exprime la sublimation de la recherche impressionniste de l’artiste et sera représenté dans une œuvre devenue célèbre dans le monde, personne ne se soucie de son destin. Pour gagner quelques francs en plus et améliorer un peu le sort de la famille, Marie s’absente souvent pour les longues sessions de pose tant qu’elle sera virée.
Si La petite danseuse est considérée comme la première sculpture impressionniste, Camille Laurens se demande si Degas n’a pas été animé par une exigence de réalisme. Voulait-il montrer, avec cette statuette qui suscita un grand scandale quand il l’exposa en 1881 au Salon des Indépendants, le drame d’une société? Son intention était-elle de faire réfléchir, de présenter quelque chose de “dérangeant”, d’ouvrir la coscience du spectateur et donner à l’art une fonction critique? Il est certain qu’il dut la retirer suite aux commentaires particulièrement odieux qui touchaient le modèle lui-même. Elle a été traitée comme une petite criminelle à cause de sa physionomie avec une violence qui surprend encore aujourd’hui : Ce n’est pas de l’art ! C’est un monstre ! Un avortement ! Un singe ! Il serait bien dans un musée de zoologie. Elle a l’air d’une criminelle, Très laide. Aux premiers stades de l’évolution humaine. Elle a l’air vide, sans expression morale. un visage où tous les vices sont imprimés en latence. J’espère bien qu’elle fera le rat à l’Opéra plutot que la chatte au bordel. Mais existe-t-il vraiment un modèle aussi horrible et répugnant ? Elle doit être à moitié idiote avec le visage et l’expression aztèque. Tant de vice et de laideur! L’art peut-il tomber si bas ? Voici quelques-uns des commentaires de journalistes, d’experts, de spectateurs cultivés qui expriment tant le dégoût artistique que moral qui associe l’œuvre au modèle. C’était l’époque de l’anthropologie criminelle de Lombroso, de F.J. Gall, le chercheur qui déclare avoir trouvé la “bosse” du criminel en observant et en tâtonnant le crâne des assasins. En exagérant les pommettes, le front insaisissable et les traits associés à un primitivisme sauvage et à une dégénérescence précoce, Degas aurait-il dénaturé le visage de la jeune fille dans un but moraliste? Pour lui donner délibérément les caractéristiques que ses contemporains considéraient comme criminelles selon les théories à la mode? La prostitution est la forme féminine du crime, disait Lombroso en mesurant les crânes et en observant les mâchoires. D’ailleurs, l’artiste affirme : “L’art n’est pas ce que vous voyez mais ce que vous montrez aux autres“. C’est un double triste destin donc celui de Marie-fille et de Marie-statue. Celle-ci on la connait après son succès: après avoir été retirée par Degas et tenue dans son atelier avec de nombreuses statues de danseuses, la stautette fut fondue en bronze en 22 exemplaires après la mort de l’artiste, dispersés dans les musées et les collections privées. Vendue aux enchères en 1927, l’une d’elles a été acquise à 380.000 dollars et une autre à 13 millions de livres sterling par Sotherby’s. Qu’en est-il de l’original? Vendu à un Américain en 1956 pour 160.000 dollars.
P.