–Sei italiana? Che bello, allora posso parlare con te un po’ e praticare la lingua! – mi dice Susana, infermiera spagnola che, in veste di studentessa nel gruppo Erasmus della scuola EOI di Alcalà de Henares, partecipa in questi giorni alla mobilità Erasmus plus per centri di lingue per adulti in Norvegia. Ha avuto occasione di rivestire subito il suo ruolo di infermiera la notte stessa quando un suo compagno è scivolato sul ghiaccio mentre marciava verso una collina, punto ideale per osservare l’aurora boreale, come ci avevano assicurato i locali.
Piccola, dinamica, dolce, con un sorriso coinvolgente, sempre disposta ad ascoltare e raccontare di sé, Susana ha una parola buona per tutti ed emana un’energia incredibile. Mi parla del suo lavoro e del suo prossimo viaggio in Camerun in aprile per prestare servizio in un progetto di chirurgia pediatrica:
Partirò per una missione di 15 giorni presso la diocesi D’Adjoli che si trova in mezzo alla selva, vicino al villaggio di Bengbis, per realizzare interventi chirurgici. Lì c’è un piccolo ambulatorio tenuto da infermieri locali che aspettano il nostro arrivo per i materiali e le operazioni che andiamo a realizzare.
Appena arrivati, prepariamo la sala operatoria, la rianimazione e il reparto di convalescenza. Prima di noi arrivano giovani medici appena laureati che devono scegliere la specializzazione e programmano gli interventi, poi arriviamo noi professionisti con esperienza: infermieri, chirurghi e anestesisti. Ognuno di noi porta uno zaino con il camice di lavoro, il sacco a pelo e le lenzuola più due scatoloni di 23 chili con il materiale per l’ospedale. Il mio è un programma di traumatologia e chirurgia pediatrica; i bambini vengono anche da lontano per farsi curare e operare. Seguirà poi un programma di ginecologia e chirurgia generale.
Susana mi racconta come è entrata a far parte di questo progetto:
Lavorando nel reparto di maternità dell’ospedale di Alcalà, ho conosciuto una ginecologa che mi aveva parlato della sua missone in Camerun con la ONG Zerca y lejos, piccola organizzazione che raccoglie fondi per realizzare campagne sanitarie dove c’è bisogno. Lei ci andava ogni anno fino alla pandemia; ora ci sono tanti interventi da fare dopo quasi tre anni di assenza causa Covid. Dopo la separazione con mio marito e un brutto periodo in cui ho perso la mamma e io stessa ho preso il Covid all’ospedale, ho deciso di dedicarmi finalmente a ciò che ho sempre voluto fare: viaggiare e aiutare le persone che hanno bisogno. In ottobre, durante un viaggio in Egitto con le mie amiche, mi sono trovata a una cena con una donna che era nel team direttivo della stessa ONG della ginecologa Rocio Garcia! Ho pensato che fosse davvero un caso straordinario e mi sono subito proposta come volontaria quando mi ha detto che stavano cercando infermieri per la prossima missione. Quando sono tornata al lavoro ho visto la dottoressa che mi ha inserito nel programma di incontri e formazione per il progetto. Cerchiamo di mettere tutti i fondi possibili nel materiale risparmiando persino sul viaggio; partiremo infatti con un volo economico, affitteremo un furgoncino dall’areoporto di Yaoundé e percorreremo la strada fino al villaggio dove ci metteremo subito al lavoro.
Dopo il lavoro in ospedale Susana segue il corso di italiano con grande profitto grazie alla sua insegnante Paola e alla sua curiosità. Instancabile, ora sta imparando il danese: ho incontrato un uomo danese che mi interessa– mi dice sorridendo mentre mi mostra l’applicazione duolingo con la quale sta approcciando una delle lingue più difficili.
Non è stato facile per lei superare il trauma della separazione e gestire famiglia e lavoro. Delusa dal compagno della sua vita e circondata da amiche nella sua stessa situazione, non si è lasciata abbattere ed ha cominciato a riprendersi la sua vita, dapprima uscendo per andare a bere un caffé, poi per fare qualche passeggiata o gita infine ricominciare a viaggiare ma in modo diverso: con mio marito ho dovuto insistere e provargli che potevo organizzare io i nostri viaggi familiari invece di comprare i pacchetti ‘all inclusive’ da un’agenzia di viaggio. Per me viaggiare significa anche imprevisto ma soprattutto incontrare le persone del posto, conoscere come vivono, il cibo locale. Ho visitato 35 Paesi finora; lo so perché a Natale mio figlio mi ha regalato una mappa dove posso ‘grattare’ via via i Paesi dove sono stata così si scoprono i loro colori.
Ed è viaggiando anche in Paesi come il Marocco, l’Egitto e la Repubblica dominicana che Susana ha visto tanta gente senza risorse e molta povertà e questo ha rinforzato il suo desiderio di aiutare: Mi sento felicissima di andare in Camerun con questo progetto; ho sempre voluto fare un’esperienza come questa. Appena laureata avevo chiesto un posto al ministero degli esteri per andare dove c’è bisogno di aiuto ma mi avevano incitato a tornare quando avessi avuto più esperienza. Dopo però è stato complicato realizzarlo, prima per la carriera poi per la famiglia.
Volevo fare medicina ma non avevo avuto il punteggio sufficiente allora ho fatto la scuola infermieri che è stata comunque molto impegnativa: la mattina a scuola e il pomeriggio in ospedale per fare pratica ed al terzo anno anche i turni di notte! Poi ho lavorato in tutti i reparti: in ospedale, in ambulatorio, in una piscina, al pronto soccorso di un paesino dove accadeva di tutto: un incidente, un infarto, un bambino quasi annegato in piscina; bussavano alla porta e potevi trovare di tutto. Ho poi passato il concorso per entrare a tempo indeterminato nel sistema sanitario nazionale; ho studiato sodo mentre avevo tre bambini piccolissimi. Ora lavoro nel reparto maternità; penso che questo lavoro sia una vocazione nel senso che deve piacere perché è una carriera difficile. A me piace tantissimo aiutare le persone, parlare con loro, ascoltarle, conoscere i loro problemi e insegnare loro a curarsi, come mangiare sano, soprattutto mostrare come gestire l’allattamente alle puerpere.
Continuiamo a parlare di viaggi e Susana mi racconta di aver ripreso a viaggiare da sola, con la mamma che amava scoprire posti nuovi o con le amiche inseparabili: Roma, Mosca e San Pietroburgo, Marrakech, Berlino, Londra, isole Canarie: non posso pensare alla vita senza il viaggio, per me è un modo di vivere. Ho iniziato a viaggiare con lo zaino quando mio marito ha lasciato la casa: ho comprato quattro zaini usati su walapop e sono partita con i miei figli per la Tailandia. Avevo comprato i biglietti di aereo economici, ho prenotato tutti gli ostelli e viaggiato per il Paese con treni e bus; ho fatto anche il battesimo del subacqueo a Koh tao! Ora sono felicissima di stare qui in questo viaggio per il progetto Erasmus con persone di tutte le nazionalità e le età: questo è proprio il mio anno!
Alla fine dell’intervista Susana improvvisa un balletto coreano con Paola e Monica, compagne di viaggio e bungalow nel campeggio di Tynset, diffondendo allegria e leggerezza in tutto il gruppo.
Aspettiamo notizie dalla sua prossima missione e viaggio in Camerun!
P.




