È il giorno di Santo Stefano e splende il sole su Maputo. Decidiamo dunque di partire per la riserva a sud della città detta anche reserva dos elefantes. Siamo in estate in queste latitudini il che significa che è anche la stagione delle piogge. Ha infatti piovuto nei giorni precedenti e questo fa stare tutti più tranquilli pensando che la pista sarà meno sabbiosa ed i 4×4 dovrebbero passare senza troppi problemi. Prendiamo con noi delle provviste e molta acqua, ci armiamo di macchinette fotografiche e binocoli e partiamo per una giornata di immersione nella natura. Siamo due 4×4 e ci seguiamo fin dall’attraversamento della baia di Maputo passando sul ponte a pedaggio Maputo Katembe, il più imponente del continente, costruito dai cinesi e inaugurato nel 2018.
A circa un’ora e mezza dalla capitale è situata la riserva che oggi appare molto tranquilla: nel libro dove vengono registrate le entrate ci sono segnati solo sei veicoli compresi i nostri. D’altra parte, non lontano dal confine, la famosa riserva sudafricana Kruger, con la sua fauna e la sua ricettività turistica, offre una maggiore attrattiva. Non avendo ottenuto il visto con doppia entrata abbiamo rinunciato a partire per il Sudafrica e ci accontentiamo di una riserva a misura di visita giornaliera da poter effettuare con i propri mezzi; ci godiamo il vantaggio di essere praticamente da soli a scoprirla. Oggi ciò che ci interessa soprattutto è avvistare animali in questi 1040 Kmq di parco che percorriamo per una piccola parte. Sulle piste si va a velocità rallentata anche per cercare di avvistare impala, giraffe ed elefanti nella vegetazione verdeggiante in dicembre. Non ci siamo addentrati da molto quando incontriamo branchi di nyala, gazzelle e vari impala tra i boschetti e sotto i cespugli. È un’emozione osservarli mentre ci guardano tra il curioso ed il diffidente, prima di decidere di allontanarsi velocemente lasciando che sui nostri scatti non abbastanza rapidi si vedano poi molti posteriori…
Proseguiamo verso la piana degli elefanti nella speranza di trovarli ma il sole è a picco e non se ne vedono ancora. Ci dirigiamo alora verso la lagoa Xingute dove si possono avvistare coccodrilli e ippopotami. È un posto davvero magico dove sembra essere tornati indietro in un tempo imprecisato prima dell’Antropocene. Scendiamo dalla jeep mantenendoci a debita distanza dalla riva del lago ed ecco che si distinguono le silhouette di alcuni ippopotami ben immersi nell’acqua. Ce n’è uno però che solleva un poco la testa e si gira verso di noi; lo osserviamo da lontano: ce ne teniamo a distanza per evitare cariche eventuali che possono diventare pericolose per la sua mole. Se questo imponente mammifero (il cui peso può raggiungere le tre tonnellate) si spaventa o viene importunato, può correre ad una velocità di 40 km orari. Ma noi restiamo tranquilli ad osservare il gruppo e gli uccelli che popolano la laguna tra cui aironi, garzette, cicogne e spatole.
Ci ricongiungiamo con gli amici dell’altro veicolo e decidiamo di cercare una radura per il picnic proseguendo verso la costa. La riserva infatti ha un tratto costiero dove vivono alcune specie di tartarughe marine tra cui la Caretta caretta, specie a rischio di estinzione insieme a diverse altre. La pista per la costa però è lunga ancora e dobbiamo calcolare il tempo del ritorno allungato dalle soste per gli avvistamente che contiamo poter fare verso il pomeriggio inoltrato. Rinunciamo così ad arrivare fino al mare, un po’ pentiti di non aver previsto l’occorrente per passare la notte nella riserva in modo da poter osservare anche la fauna marina, ma riprendiamo la pista aguzzando la vista e godendoci il panorama. Dalle dune con la vegetazione tipica si passa a tratti di savana boscosa fino alla pianura. Ecco che la nostra pazienza viene premiata perché in lontananza vediamo un gruppo di elefanti, adulti e piccoli. Restiamo incantati ad osservarli e fotografarli, soprattutto un paio molto vicini alla pista che stanno però già dirigendosi verso il gruppo al centro della pianura. Mio figlio mi racconta di averli incrociati proprio sul cammino durante la sua visita precedente e di aver prontamente fatto marcia indietro per evitare incontri troppo ravvicinati. Sembra che gli elefanti più anziani abbiano memoria della guerra civile che ha sconvolto il Paese dopo l’indipendenza e questa paura si sia trasmessa anche alla generazione successiva. Non so se sia accertato scientificamente ma posso credere che la paura verso gli uomini armati o i rumori di spari sicuramente avrà lasciato traccia nel cervello portentoso di questi grandi e longevi mammiferi.
Più lontano si trova una mandria di bufali con i loro aironi guardiabuoi sul dorso che liberano gli erbivori dai loro parassiti. Riprendiamo la pista e alla prossima pianura siamo ancora fortunati: un gruppetto di eleganti giraffe dalle macchie reticolate brucano le foglie di un’acacia. Resteremmo incantati ancora a lungo a guardare l’animale più altro del pianeta ma dobbiamo rientrare prima che il sole tramonti e in queste latitudini dove risplende generosamente durante la giornata, sembra scendere più in fretta al tramonto. Forse perché mi sembra una delle giornata più belle della mia vita…
à suivre
P.
Grazie Patrizia!!