Durante le feste di fine anno, all’arrivo dei mille messaggi che giungono sul cellulare e sulla posta elettronica, sono colta da un disturbo che mi impedisce di rispondere per benino. Mi spiego meglio, vorrei replicare a tutti, ringraziarli dei buoni propositi, delle belle cose che mi dicono, ma…batto sui tasti e poi cancello, alle telefonate rispondo con uno scarno: “sì. grazie, anche a te”, anche quando dall’altra parte del filo ho ascoltato un lunghissimo messaggio dolce e sentito.
Perciò, care donne con lo zaino, cari amici lettori, non me ne vogliate se oggi non scriverò citazioni belle e propositi saggi, ma mi cimenterò con la spiegazione tratta dal dizionario del termine di afasia:
Incapacità di esprimersi mediante la parola o la scrittura o di comprendere il significato delle parole dette o scritte da altri , dovuta ad alterazione dei centri e delle vie nervose superiori.
In cerca di una cura di questo disturbo temporaneo da fine anno, leggo ancora che :
I pazienti afasici vengono curati mediante una mirata riabilitazione della comunicazione. A tal proposito, è necessaria una distinzione in base alla gravità della malattia: la strategia terapeutica intrapresa dai soggetti affetti da afasia lieve è indirizzata alla “cura dei pensieri”, piuttosto che delle parole.
Perciò oggi, miei care, brindo a voi e vi dedico tanti pensieri belli, e non me ne vogliate se scrivo soltanto che “un anno è passato, è stato bello viverlo” e concludo rubando al maestro d’Orta il titolo del libro scritto negli anni ’90 dove ha raccolto i temi dei suoi alunni:
“Io speriamo che me la cavo“, ma con tutti voi.
Afasia, ahimè, condivisa, e anche agrafia. Per lo meno da un paio di mesi. Un sintomo covid? Comunque, ho ripreso a leggere e scrivere, e gli auguri, in ritardo, visto che siamo a metà gennaio, li faccio a tutte.
Torna presto! ci mancano i tuoi splendidi articoli…