Comincio con una città del cuore, lo sono un po’ tutte quelle di cui vi parlerò. Ho vissuto a Maputo dal 1977 al 1988. In questa città ha trascorso un’infanzia felice e i primi anni dell’adolescenza mia figlia Maja; lì sono nati mia figlia Joana e mio figlio Jaime.
È in questa città che sono ambientati molti dei racconti del mio primo libro “Sguardi altrove”. In questa città, in quartieri come Chamanculo, Xipamanine, il mitico Mafala di José Craveirinha, Costa do Sol, il Jardim Tunduru, la Baixa, i caffè di allora, il Continental e lo Scala – parlo degli anni che vanno dal post indipendenza fino alla fine degli ’80- ristoranti come il Piri-piri, discoteche come il Búzio. Di bar caffè ristoranti ce n’erano allora pochi. Il Mercado Central e i mercati di Xipamanine e Chamanculo. La fortezza, il porto, i belvedere. Maputo era tutto questo ma era soprattutto la gente per le strade, le venditrici del mercato, i miei studenti, gli amici intorno al grande tavolo, opera di José Freire, nella nostra casa nel barrio da Coop, le grandi discussioni piene di speranza e di voglia di costruire un mondo migliore, l’allegria di inventare il cibo da condividere col poco che si trovava, le vicine e i vicini di casa, i tanti bambini che giocavano per strada e che insieme facevano festa e che venivano da me perché li truccassi, i bambini con cui fare cinema e teatro, nelle scuole, nei quartieri. I tanti nomi che restano nella mia mente e nel mio cuore. Quella grande scuola di vita che nasce dal confronto con i limiti e le difficoltà. Le parole, le storie imparate per strada, dagli amici, dai grandi scrittori e poeti del Mozambico, alcuni allora poco più che ragazzi. Tutto questo fa parte di me, della mia vita, di quel che sono, di ciò che racconto.
Anna Fresu