Raccontare in poche righe della Borgata Paraloup non è cosa semplice, perchè c’è tanta storia, fatta di coraggio, bellezza, dolore, umanità, ricerca e Resistenza, in questo luogo sperduto della Valle Stura tra le montagne del Cuneese, a quasi 1400 mt di altitudine. In dialetto, Paraloup signfica “al riparo dai lupi” ed è un piccolo borgo composto originariamente da 15 baite, di cui 7 sono state recuperate attraverso un’operazione di restauro e riqualifica di eccellenza grazie alla Fondazione Nuto Revelli. Siamo a pochi km da Rittana e proprio tra queste baite, subito dopo l’8 settembre del ’43 e fino alla primavera del ’44, si forma la banda partigiana Italia libera, prima formazione della più nota Giustizia e Libertà. All’inizio erano in 12 e poi a febbraio del ’44 i partigiani raggiunsero il numero di 149, provenienti da tutt’Italia. La maggior parte erano giovanissimi: solo 29 tra loro avevano più di 25 anni. Racconta così uno dei fondatori, il partigiano Enzo Cavagnon, in un’intervista del 2013: Da Cuneo ci incamminammo in direzione della Madonna del Colletto che però era in una posizione strategicamente negativa sia dalla parte di Valle Stura che dalla parte della Valle Gesso, perciò decidemmo di andare a Parloup, che era una zona più tranquilla, con le spalle coperte. Paraloup non era più abitatata e andava bene per noi.
Io quest’estate, ho avuto il privilegio di risiedere tra queste baite per qualche giorno, godendomi la vista di un paesaggio sempre ricco di stimoli per la bellezza della natura che lo circonda. Ho goduto dei colori e delle sfumature di queste vallate dall’alba fino al tramonto, e la notte prima di andare a dormire dopo una giornata di trekking attraverso i mille sentieri che attraversano questi luoghi, mi incantavo a guardare le stelle ascoltando il suono del gregge di capre che pascolano tra queste montagne. Eppure l’elemento più forte che mi ha fatto innamorare di questo piccolissimo borgo è la sua storia passata e che, grazie al lavoro di ascolto e di raccolta di testimonianze di Nuto Revelli, si è trasformata nel tempo in memoria condivisa. Ma chi era Nuto Revelli? Non era uno storico, né un antropologo, né un sociologo. Eppure ha saputo raccontare la storia attraverso la capacità di ascoltare e raccogliere numerosissime testimonianze dirette di chi ha vissuto queste terre dagli anni della Resistenza. Terre che lo videro protagonista nella borgata di Paraloup fino agli anni successivi dello spopolamento delle montagne durante gli anni del dopoguerra. La sua ricerca, che durò molti anni, lo portò costantemente a dare la massima centralità all’aspetto umano, ai protagonisti della storia. Non è un caso che fulcro delle sue ricerche sul campo sia stato il ruolo cardine della donna cui dedicò uno dei suoi libri, “L’anello forte”. Ma un’altra peculiarità davvero speciale della Borgata di Paraloup è la presenza, all’interno di una delle sette baite restaurate, del Museo dei Racconti, uno spazio multimediale che ne custodisce e racconta le storie. Si tratta di un’esposizione interattiva che percorre le quattro stagioni principali di Paraloup: la fine dell’800 con le migrazioni alpine, il periodo della Lotta di Liberazione dal Nazifascismo, il periodo dello spopolamento delle Alpi nel dopoguerra, fino al ritorno alla vita di montagna dei nostri giorni. Protagoniste di questo museo sono le voci dei testimoni che raccontano la vita di queste valli. È possibile inoltre scaricare dal proprio cellulare una App chiamata Storie in cammino, creata ad hoc per accompagnare il visitatore in percorsi di trekking lungo i sentieri dei partigiani, da cui si possono, grazie alla realtà aumentata, estrarre mappe dei percorsi dove avvennero battaglie e rastrellamenti o video-testimonianze di chi ha lottato in quelle valli contro la furia nazifascista e persino consultare materiali storici d’archivio che raccontano la storia di questo luogo. Tra i sentieri dei partigiani c’è il Sentiero della libertà che ripercorre il tragitto della banda partigiana Italia Libera. Sempre da qui parte il Migratour: un viaggio di 9 tappe, lungo sentieri da cui transitavano gli immigrati in cerca di fortuna. Ricorda Dino Giocosa che quelle valli ha ben conosciuto: Ogni autunno, dopo il raccolto delle castagne, le valli erano percorse da lunghe file degli immigrati stagionali in cammino verso il confine, verso la Francia. Dall’alta Valle Varaita, emigravano le famiglie al completo. Si portavano al seguito i neonati, nelle culle, come un trasloco da una casa ad un’altra.
Se passate da queste parti, visitate la Borgata Paraloup, un luogo dove la storia passata illumina ancora il cammino del nostro presente, in cui lo spazio della natura si incrocia con quello delle storie di donne e degli uomini che l’hanno attraversata e dove la cultura e la ricerca sono al servizio dei fruitori di questo luogo, dai ragazzi delle scuole agli appassionati di storia, agli amanti del trekking. Perchè come ci ricorda Nuto Revelli: A Paraloup ho respirato attimi di libertà totale.
MARIA ANNA TOMASSINI
Bibliografia di Nuto Revelli, pubblicati sempre con Einaudi
La guerra dei poveri (1962)
La strada del davai (1966)
Mai tardi (1967)
L’ultimo fronte (1971)
Il mondo dei vinti (1977)
L’anello forte (1985)
Il disperso di Marburg (1994)
Il prete giusto (1998)
Le due guerre (2003)
Enzo Cavaglion. Le tastiere giocano brutti scherzi.
A Cuneo, la Fondazione Nuto Revelli.