Eccomi di nuovo qui, a distanza di un anno. Osservo da una finestra in Normandia delle bandierine sferzate da un vento battente, le onde impetuose, a sinistra le scogliere a picco sul mare. Tornare a Fécamp per buttarsi alle spalle un anno così… Brutto? Diverso dagli altri, privo di certezze, la salute minacciata sempre dal virus, la sensazione di pericolo incombente, il non dare più per scontato niente, neanche la libertà: troppo male fanno le immagini delle persone attaccate alle ruote di un velivolo in volo, la gente ammassata su un aereo per sfuggire ad un regime lontano, ma che fa paura al mondo intero, soprattutto alle donne….
Da un’altra finestra a Parigi, a rue Lepic, ho visto sfilare, alcuni giorni fa, un drappello di persone arrabbiate che gridavano “Libertà!!!” Libertà da un pass sanitario, libertà da un vaccino, libertà dalle cure … Non posso non affiancare le immagini a quelle di coloro che della libertà, quella vera, sono davvero privi.
Li vedevo sfilare dalla finestra e provavo sgomento.
Avevo cominciato le mie riflessioni per parlare di Fécamp, dei campi di cereali, invece i miei pensieri volano lontano dalla bellezza del paesaggio che vedo dalla finestra di una casa in Normandia.
A dura prova è messa la nostra idea di libertà. Quella idea che nacque con le lotte di studenti e operai che uniti dal sapere e dal saper fare, tendevano ad un unico obiettivo: la liberazione e dei Popoli attraverso la cultura. Quella cultura che rende il pensiero critico, capace di valutare le cose del mondo senza indottrinamenti bensì con il proprio bagaglio di conoscenze e idee.
Noi non ce la facciamo a digerire tutte le negazioni di libertà che dalle più variegate istanze ci vengono propinate.