Arrivare a Monaco con il treno che da Golfe Juan porta a Ventimiglia è sempre un’esperienza stupefacente: il treno costeggia il mare e sembra tuffarsi nel blu.
A Monaco mi accolgono palazzi alti e scoordinati l’uno dall’altro, in una sorta di architettura spontanea dove, a fare da padrone, credo sia il desiderio di guadagnare soldi accrescendo la presenza di una popolazione ricca e desiderosa di non pagare tasse.
La prima tappa del mio tour è stata del tutto casuale. Passando davanti al castello del Principe Alberto ho visto radunata una piccola folla. A mezzogiorno meno cinque un piccolo drappello ben coordinato si è cimentato in una marcia al suono di un rullo di tamburo. Ogni giorno infatti, alle alle 11.55 sulla Piazza del Palazzo si svolge il cerimoniale del cambio della guardia. Si tratta di un rituale immutabile, solenne, che attira tantissimi spettatori da tutto il mondo.
Proseguendo il mio tour ho visitato il Musée Océanographique, uno degli acquari più affascinanti d’Europa.
L’acquario ospita centinaia di specie di pesci, alghe e molluschi provenienti da tutto il mondo, è diviso in tre zone principali: quella mediterranea, quella tropicale e la splendida laguna degli squali, una gigantesca vasca dalle spesse pareti. Al suo interno nuotano squali , cernie, razze e tartarughe di mare.
Nella zona tropicale vengono coltivate decine di specie di coralli, ricreando ecosistemi di tutto il mondo con tecniche innovative. C’è inoltre una zona con grotte e relitti ricostruiti, dove si muovono, sotto lo sguardo di bambini affascinati, cavallucci marini, pesci farfalla e pesci pagliaccio.
La parte dedicata al Mediterraneo ospita più di trecento specie diverse, divise per profondità, da quelle che vivono a pelo dell’acqua fino a quelle degli abissi. Ci sono posidonie, anemoni, gorgonie e coralli, nelle vasche nuotano, apparentemente indisturbate, aragoste, cernie, meduse e sogliole.
Il Museo è stato fondato nel 1906 da Alberto I, soprannominato il “principe navigatore” per la passione che ha sempre nutrito per il mare.
Nel 1957 fu chiamato a dirigere il museo il celebre esploratore francese Jacques-Yves Cousteau, che rimase per quasi trent’anni alla guida della struttura, la rinforzò ampliando notevolmente la ricerca e la tutela delle specie a rischio di estinzione.
Il Museo ospita anche una parte della collezione marina del principe Alberto: ci sono reperti, scheletri di cetacei, mappe, modellini di navi e antichi macchinari per le rilevazioni.
Al secondo piano una terrazza con un panorama mozzafiato sul mare fa dimenticare i brutti palazzi e le gru che affollano le strade. Il ristorante è abbastanza brutto ma i camerieri accoglienti che passano disinvoltamente dal francese all’italiano all’inglese offrono piatti non memorabili ma con un sorriso ed una battuta sagace.
La piazza del casinò brulica di belle macchine e gente di varia specie: ricconi tatuati, signore siliconate e giovani in bermuda. Ho interrogato il portiere all’ingresso che mi ha confermato che non si richiede più il dress code per entrare al casinò. Mi permette di dare un’occhiata all’interno: una dea bendata con sopra una scritta: “Life is a game: play it“.
Non posso fare a meno di pensare alla gente -tanta- che si è rovinata perdendo interi patrimoni.
Ritorno nella mia tana di Golfe Juan percorrendo a ritroso la strada del mattino, il mare è sempre lì, la sua bellezza non mi delude mai.
R.
Stupendo viaggio! Che metaviglia poter riprendere i viaggi!