Sono un’appassionata ammiratrice di Natalia Aspesi e confesso che, pur essendo abbonata a Repubblica online, ogni venerdì vado dal mio giornalaio di fiducia solo per acquistare il Venerdì (inserto di Repubblica) ed aprire religiosamente la rubrica “posta del cuore” dove mi stupiscono sempre le sue anticonvenzionali riposte. Perciò, leggendo un suo articolo dove recensiva entusiasticamente il libro di Serena Dandini ho deciso di acquistarlo e leggerlo. Riporto di seguito le sue parole:
Non è una biografia, non è un romanzo, non è un romanzo storico: è la storia di un incontro fatale, tra l’autrice di tanti libri, Serena Dandini, e una fotografia, una celebre fotografia, scattata alla fine di aprile del 1945, forse proprio il 30 aprile, il giorno in cui Hitler ed Eva Braun, sua moglie da un giorno, si suicidavano nel bunker berlinese. La scattò David Scherman, fotografo di Life Magazine, al seguito dell’esercito americano.
Leggendo come Natalia racconta Serena che parla di Lee ho provato una grande ammirazione per le donne, quelle che raccontano e l’ altra raccontata.
La Dandini nel suo interessante libro “La vasca del Führer” racconta la storia di questa splendida e sfrontata donna seguendo le sue tracce a Parigi e a New York. Lee dapprima ebbe una una strepitosa carriera di modella, poi, stanca di essere solo una foto, decise di trasferirsi a Parigi dove stabilì un sodalizio sentimentale ed artistico con Man Ray.
“Preferisco fare una fotografia che essere una fotografia” soleva ribadire a chi si stupiva che avesse abbandonato una carriera di modella tanto redditizia per chiudersi in una camera oscura.
Il successo e l’amore non furono sufficienti a farla restare a Parigi. Al culmine della sua fama abbandonò il suo maestro, tornò a New York e aprì uno studio tutto suo ma, ancora una volta cambiò il volto della sua esistenza sposando un miliardario che la portò a vivere in Egitto. Dopo poco tempo fu stanca del il ruolo di moglie e tornò a Parigi dove incontrò il pittore surrealista britannico Roland Penrose, con cui girò l’Europa.
Allo scoppio della guerra intraprese la carriera di fotografa di guerra per Vogue, , incarico all’epoca inusuale per una donna. Collaborò con il fotografo statunitense David Scherman, corrispondente della rivista Life.
Fu proprio la foto di Scherman, che ritrasse la Miller nella vasca da bagno dell’appartamento di Hitler a Monaco di Baviera dopo la caduta della città nel 1945, a dare lo spunto al libro della Dandini.
In guerra Lee scattò le sue immagini più significative documentando i cadaveri sul fronte, i morti nei campi di concentramento, l’Europa devastata.
Nel 1946 si accorse di aspettare un bambino e, divorziando dal marito egiziano, sposò Roland Penrose il 3 maggio 1947 da cui ebbe Il suo unico figlio, Antony, nel settembre del 1947.
Perché ho amato il libro della Dandini e il personaggio di Lee? Perché è sicuramente un modello forte a cui ispirarsi, un modello di vita indipendente per le giovani donne di oggi .
Pur lontana nel tempo dalla Miller, Serena Dandini, come le donne della sua generazione, ha affrontato varie battaglie superando gli stereotipi della donna carina che fa tivù solo per il suo bel faccino, ha vissuto e fatto proprie le battaglie femministe e, con questo libro, ha dato prova di saper raccontare con fedeltà una storia di libertà che appartiene a lei e a tutte noi.

R.
Sicuramente è una narrazione avvincente
E anche noi, donneconlozaino, raccontiamo donne che raccontano donne e che raccontano se stesse, donne viaggiatrici, reali o esistenziali!
Bell’ analisi di un libro che mi piacerebbe leggere!