“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”(Marcel Proust). Mi piace molto questo aforisma, soprattutto in un periodo come questo in cui è impossibile… cercare nuove terre !
Fa freddo oggi ma c’è un bel sole, una buona occasione per un giro in bici in alternativa alle incombenze domestiche e, cogliendo il messaggio di Proust, con occhi nuovi (e un buon abbigliamento antifreddo), io e le mie compagne di pedali partiamo per una destinazione molto conosciuta nella mia zona: la Brussa.
La Brussa, come noi del posto abbiamo sempre chiamato uno dei pochi tratti di costa adriatica non attrezzata, situata tra Caorle e Bibione, è stata, negli anni della mia giovinezza, la spiaggia delle notti d’estate al chiaro di luna attorno al fuoco (con un immancabile chitarrista) a cantare Battisti, De André e le canzoni di lotta e di protesta. È stata, e lo è tuttora, la spiaggia dei nostri bagni, degli incontri tra amici e delle lunghe passeggiate, in tutte le stagioni dell’anno.
Per arrivarci scegliamo un percorso fuori dalle strade statali, un po’ più lungo, ma che ci consente di pedalare lontano dal traffico.
La campagna in questo periodo è veramente spoglia e monotona, ma in una giornata luminosa come oggi si possono intravvedere le Alpi Giulie, completamente coperte di neve. È uno spettacolo raro vederle da qui e per questo emozionante.
Attraversiamo vaste aree coltivate a frumento, già nato in questo periodo, che dipinge di un bel verde chiaro i campi. Questi si alternano ad altri campi arati da poco sui quali i gabbiani vanno in cerca di cibo e a vigneti che si estendono fin quasi al litorale.
L’avvicinamento al mare attraversa proprio queste vaste campagne, incontrando canali e idrovore risalenti alla bonifica delle preesistenti superfici lagunari salmastre.
Il comprensorio della Brussa infatti, nasce tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso quando, nel ventennio fascista, il governo diede la possibilità di bonificare alcune zone ancora umide per convertirle all’agricoltura. Successivamente, negli anni ’60, sono state avviate opere di trasformazione con ri-allagamento di alcune superfici palustri e una ri-organizzazione del paesaggio agrario.
In questo piccolo litorale di costa adriatica sono rappresentate numerose situazioni ambientali, come dune sabbiose, zone di palude d’acqua dolce e pinete. Oggi la Brussa è un’oasi naturalistica unica per il suo ecosistema, dove hanno trovato habitat molte specie animali, soprattutto uccelli.
Un lunghissimo rettilineo di circa 8 km conduce all’ingresso di quella che oggi è l’oasi naturalistica di Valle Vecchia (che noi chiamiamo impropriamente Brussa che invece è il nome del paesino antistante alla spiaggia). Lungo questa strada si possono trovare oggi alcune strutture ricettive e di accoglienza quali un agriturismo, un ostello della gioventù (ospitato nella dismessa scuola elementare), dei ristoranti e bar specializzati nell’offrire piatti a base di pesce fresco.
Arriviamo finalmente alla spiaggia, completamente deserta. Vi sono detriti portati dal mare e alberi divelti forse da qualche recente nubifragio, il sole è tiepido e ci fermiamo per uno spuntino prima di riprendere la strada del ritorno…
Teo
Anch’io ho parlato di viaggi e dei vari tipi di viaggiatori in questo post: https://wwayne.wordpress.com/2020/07/04/una-vacanza-memorabile/. Che ne pensi?