Alessandra, Ostia
Il Novembre 2020 ci ha sconvolto con le sue restrizioni ma ha salvato il Lazio lasciandolo in “zona gialla” e il tempo mite mi ha permesso di dimenticare parenti e amici malati per il breve lasso di tempo di una passeggiata ad Ostia.
Camminando in riva al mare ho sentito una musica in lontananza e ho visto volteggiare qualcosa di azzurro: una donna con lunghi capelli ballava una danza, antica quanto il mondo, seduttiva e passionale. L’ho ammirata per un po’, poi ho continuato la mia passeggiata. Al ritorno, lei era ancora lì e mi sono fermata a vederla ballare al suono di uno strano strumento musicale, ho voluto sapere chi fosse, cosa facesse, chi le avesse insegnato a ballare e perché quella danza…
Alessandra:
Ieri ho ricevuto questo vestito da un’amica di Torino e ho voluto provarlo qui in spiaggia, mi stupisco sempre quando la gente si ferma a guardarmi, so di richiamare l’attenzione ma io mi sento me stessa in questi veli, per me sono una seconda pelle.
Ballo la danza orientale da quando ero piccina, mi muovevo con movimenti istintivi. Tutto è cominciato da una sitcom vista in tivù : “Strega per amore”. C’era un signore che lavorava alla Nasa e un’odalisca che faceva apparire le cose, io mi estasiavo davanti allo schermo, poi, prendevo le camicie da notte di mia madre e mi esibivo davanti a mia nonna.
Diventata adulta, ho scelto per me una disciplina assolutamente diversa dai veli: il bodybuilding che, invece di veli e vestiti scintillanti mi ha regalato un marito e tante competizioni, da sola ed in coppia.
Alla danza orientale sono tornata per caso quattordici anni fa dopo aver letto un cartello nella piscina dove avevo accompagnato mia figlia: una lezione di prova ed ero completamente persa, innamorata della disciplina, dell’insegnante e del gruppo di danzatrici. Non c’è rivalità tra noi, ci chiamiamo la famiglia Djamilah dance group e balliamo spesso al Teatro Farà Nume di Ostia dove facciamo anche lezione e allo Sporting Club lido. Adesso è la spiaggia la mia palestra.
Alessandra mi indica lo strumento che ha richiamato la mia attenzione: si chiama darbouka( darbouka significa battere, picchiare) e la accompagna nelle sue esibizioni.
Torno a casa incuriosita, io e Alessandra ci siamo scambiate i numeri di telefono e la chiamo per sapere se le sue giornate siano sempre all’insegna della danza e delle passeggiate al mare.
Grande è il mio stupore quando lei mi dice che ha quattro figli e che lavora all’interno dell’aeroporto non come odalisca che distribuisce campioni di profumi ma come addetta alla sicurezza antiterrorismo. Mi resta difficile immaginarla mentre controlla i documenti, perquisisce o interroga passeggeri sospetti per verificare l’esattezza delle informazioni.
È proprio vero…noi donne con lo zaino serbiamo sempre un mucchio di sorprese, non siamo solo multi tasking ma multi faccia….
R.
https://www.facebook.com/Djamilah-DANCE-GROUP-663230983696393
Questo articolo l’ho condiviso con mia figlia x essere sicura che lo legga.
BELLO!
Esprimere senza inibizioni la propria attitudine alla comunicazione corporea; saper cogliere l’occasione di riappropriarsi o acquisire competenze a noi più di congeniali per poi condividere con il Mondo, ci affranca dal peso dei doveri di tutti i giorni.
Brava la nostra Sirena che pur stando con i piedi per terra, sa donare a se stessa e a chi la guarda tanta armonica leggerezza!!!❣️🌹
Storia stupenda 💜💜💜