Noi e il nostro corpo

Chi delle donne con lo zaino nate tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’70 non ricorda il famoso libro “ Noi e il nostro corpo”? Tale libro ha segnato la presa di coscienza di molte donne di una sessualità libera, consapevole, protetta da rischi di maternità indesiderate (allora era ancora lontano lo spettro dell’aids.)

Ricordo ancora il momento in cui lo acquistai: giovanissima impiegata di un ufficio pubblico ero uscita per una passeggiata in viale Europa, all’Eur, e lo vidi esposto in vetrina, con la sua copertina nera, lucida, in primo piano due giovani donne. Lo sfogliai avidamente e, senza che lo incartassero, lo infilai nella mia capiente borsa. 

Lo divorai la sera stessa, poi lo consultai più volte, non era solo un manuale, era un amico, un confidente.

Cercai di sapere di più sulle autrici e venni a sapere che il Collettivo della Salute delle Donne  si era formato a Boston nel 1969, agli inizi del movimento femminista; era uno dei primi gruppi di donne che si riunivano proprio per parlare tra donne.

Avevano cominciato organizzando un corso sul corpo femminile, riunendosi in tutti gli spazi che avevano a loro disposizione: case, scuole, uffici, chiese. Raccoglievano  le opinioni di tutte le partecipanti,  si confrontavano, studiavano, poi, a loro volta si riunivano in gruppi più piccoli, condividendo quello che avevano appreso. 

Con i materiali del primo corso, realizzarono un’edizione economica, pubblicata dalla New England Free Press. Tale prodotto ebbe così tanto successo  che presto decisero di pubblicarlo  per ottenere una distribuzione più ampia. Così nacque il primo libro, nel 1971, che all’inizio si intitolò “Le donne e i loro corpi”, poi “Le donne e i nostri corpi”, e infine “Noi e il nostro corpo”, riflettendo in questi cambiamenti di nome i cambiamenti nei sentimenti e nel pensiero delle autrici.

Da quando è uscito la prima volta, non si è mai smesso di leggerlo, di comprarlo e di regalarlo tra donne.
Il libro è frutto del pensiero, del sapere e dei sentimenti di molte donne verso il loro corpo. Alcune si riunirono in gruppi per trattare temi specifici che avrebbero poi costituito un singolo capitolo; altre contribuirono con idee e commenti provenienti da riunioni, da conversazioni, anche attraverso lettere. Il sapere di tante donne,
trasmesso dalle une alle altre, fu raccolto e incluso nel testo. E’ un libro nato dalle relazioni di autorità. Autorità che mette al centro la parola di un’altra donna in cui si ha fiducia perché è necessaria. Il libro fece loro capire che non tutto quello che era scritto nei libri e nelle riviste mediche sul corpo delle donne era valido, perché era scritto senza le donne, invece “Noi e il nostro corpo” fu scritto a partire dalla propria esperienza. Legittimando la loro esperienza,  le donne poterono essere critiche verso la parola degli “esperti”, perché non rifletteva la loro realtà vissuta, e  furono capaci di valutare il servizio che offrivano le istituzioni mediche, le cliniche, gli ospedali, le scuole per infermieri, la formazione medica, servizio che così spesso non si adegua alle necessità della cura della salute delle donne: “All’inizio chiamavamo il gruppo ‘il gruppo medico’. Tutte eravamo passate attraverso frustrazioni e angosce simili provocate dai medici specialisti o dal sistema medico in generale, e desideravamo fare qualcosa contro i medici condiscendenti, paternalisti, sputasentenze e che non informano per niente. Parlando e condividendo esperienze si impara molto. E all’improvviso ci accorgemmo del molto che sapevamo sul nostro corpo”.
Molte di noi che abbiamo letto questo libro, abbiamo imparato qualcosa di più sul nostro corpo, su noi stesse; e anche, e molto, del significato della relazione e dell’esperienza femminile nel mondo.

L’ultima versione offre in maniera semplice e diretta informazioni ed esperienze vissute su una varietà di soggetti, dall’alimentazione alla ginnastica, dalla sessualità alle malattie veneree, dal controllo delle nascite alla gravidanza e al parto. Oltre all’interesse indubbio per il contenuto di questo volume, mi sembra che la sua importanza derivi anche – e forse soprattutto – dall’essere un notevole esempio di un modo diverso di lavorare insieme. Fin dall’inizio sia il gruppo originario del 69 sia le donne che successivamente ne fecero parte, diedero molto peso non solo a ‘cosa’ stavano producendo e a ‘come’ (cioè senza parcellizzare le mansioni e senza concentrare i poteri decisionali nelle mani di un’elite) ma soprattutto al modo in cui l’individuo e il gruppo vivevano il loro lavoro. Non venne cioè trascurato l’aspetto emotivo del lavoro inteso sia come rapporto individuo-mansione, sia come rapporto tra compagne di lavoro. La continua apertura all’esterno fece sì che il libro diventasse sempre più l’espressione non solo delle esigenze individuali delle autrici ma anche di quelle della comunità per cui il libro era scritto. 

Un altro aspetto interessante di questo lavoro riguardava  il modo in cui l’impegno di queste donne a ‘non sacrificare al lavoro i rapporti fra noi’, come avviene spesso agli uomini quando lavorano insieme; cioè ad offrire l’un l’altra sentimenti di solidarietà e sostegno reciproco, dando loro la possibilità di aiutarsi a crescere e a realizzarsi. Seguendo l’ideologia femminista che dà molta importanza a come le persone sono, si trattano e interagiscono tra di loro, oltre a ciò che fanno, esse hanno applicato alcuni dei principi che sono al centro del processo creativo di gruppo. Uno dei metodi psicologici più efficaci nel favorire la creatività di gruppo, chiamato Synectics arriva infatti a liberare le forze creative di ogni individuo e a coordinarle in un’elaborazione collettiva stabilendo alcune regole che favoriscono il formarsi di un clima di fiduciosa cooperazione. Le regole obbligano i membri a trovare qualcosa di positivo in ogni idea espressa da chiunque su un argomento prescelto, prima di poter discutere su cosa manca all’idea per essere valida. In tal modo si cerca di diminuire l’abitudine (acquisita da quasi tutti noi in questa società competitiva e individualistica) a stroncare il contributo degli altri facendone subito risaltare i dati negativi. Di solito criticando i nostri simili ed essendone ugualmente prontamente rimbeccati, noi blocchiamo in noi stessi e in loro la genesi di nuove idee e sensazioni. Solo in un clima in cui l’individuo non ha paura di rendersi ridicolo e di essere giudicato, può lasciarsi andare ad esplorare idee magari strambe ma che possono contenere il germe di una soluzione efficace. Inoltre un’ atmosfera di cooperazione e mutuo sostegno permette di aggiungere a una prima idea rozzamente espressa il contributo di altre idee affini, in modo che il prodotto diventi veramente una creazione collettiva. Avendo saputo creare e mantenere quest’atmosfera, nonostante gli inevitabili conflitti e problemi, il gruppo di Boston ha saputo produrre qualcosa di valido per tutte noi. In questo senso il loro operato offre ancora, a distanza di tanti anni, precise indicazioni su come possiamo lavorare insieme per meglio crescere individualmente e al tempo stesso operare efficacemente in quanto forza politica per i necessari cambiamenti sociali.

R.

Author: ragaraffa

Blogger per passione e per impegno, ama conoscere e diffondere le voci delle donne che cambiano.  

4 Replies to “Noi e il nostro corpo”

  1. Patrizia D'Antonio says: 19/11/2020 at 8:40 am

    Un vero testo sacro per noi che, giovanissime in quegli anni, cercavamo risposte ai tanti quesiti sulla sessualità delle donne che fossero frutto di una ricerca, e di uno scambio reale e paritario. Noi che diffidavamo e mettevamo in discussione la mentalità tradizionalmente maschilista e patriarcale e ci battevamo per la legge sul divorzio, sull’aborto, sull’apertura dei consultori e per la contraccezione libera e gratuita… Una chiave di volta, un libro che ha fornito materiale di informazione, controinformazione, riflessione ed un punto di partenza per tanti dibattiti e scambi nei collettivi femministe e non solo…. Grazie Raf, splendido articolo!

  2. Patrizia D'Antonio says: 19/11/2020 at 8:41 am

    Un vero testo sacro per noi che, giovanissime in quegli anni, cercavamo risposte ai tanti quesiti sulla sessualità delle donne che fossero frutto di una ricerca, e di uno scambio reale e paritario. Noi che diffidavamo e mettevamo in discussione la mentalità tradizionalmente maschilista e patriarcale e ci battevamo per la legge sul divorzio, sull’aborto, sull’apertura dei consultori e per la contraccezione libera e gratuita… Una chiave di volta, un libro che ha fornito materiale di informazione, controinformazione, riflessione ed un punto di partenza per tanti dibattiti e scambi nei collettivi femministi e non solo…. Grazie Raf, splendido articolo!

  3. Enrica Gambardella says: 19/11/2020 at 8:43 am

    In quegli anni fu il “testo sacro” delle donne. La prima edizione italiana edita da Feltrinelli risale a giugno del 1974.Io acquistai l’edizione del 1977 e, dopo oltre 35 anni, per me, rappresenta ancora una fonte di consultazione

  4. Maria Teresa says: 22/11/2020 at 11:37 am

    Analisi del libro esauriente e completa e come,solo Raffaella, s
    a scrivere e rendere fruibile a tutti qualsiasi argomento su cui rivolge la sua penna.Brava Raffa e sempre utilissimo il libro.Ogni volta che mi capita di riprenderlo in mano,scopro di leggere qualcosa che nelle precedenti visitazioni mi era sfuggita.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

This field is required.

You may use these <abbr title="HyperText Markup Language">html</abbr> tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*This field is required.