A Santiago del Cile, nel 2001, è stato indetto un concorso per invitare i cittadini a scrivere un racconto sulla città in un massimo di 100 parole. Le storie vincenti erano poi esposte in giro per la città con l’intento di avvicinare la cittadinanza alla letteratura e per inserire piacevoli pause letterarie nel cammino quotidiano dei passanti. L’iniziativa ” Santiago en 100 Palabras” era stata diffusa attraverso manifesti affissi in giro e il passaparola. Le storie venivano stampate e depositate nelle cassette postali installate nelle stazioni della metropolitana. L’ultimo giorno utile per depositare le storie si formavano lunghe file di persone in attesa di lasciare i loro racconti. In quella prima edizione furono ricevute 2.691 storie. Da allora, “Santiago en 100 Palabras” non ha smesso di trasformarsi e crescere. Le buste di carta hanno lasciato il posto a un sistema di partecipazione online e migliaia di cileni e residenti nel corso di questi anni si sono cimentati nella scrittura di un breve ma intenso testo.
“Santiago en 100 Palabras” è diventato un punto di riferimento per gli abitanti di questa città. Dietro l’esercizio di scrivere queste storie non c’è solo il desiderio di vincere ma anche la voglia di riflettere creativamente su episodi salienti della città in cui si vive.
Edizione 2020:
Nel 2005, allora vivevo in Cile e avevo lì la residenza, ho voluto partecipare alla competizione con un racconto che mi piace condividere qui per ricordare un concorso e una città a me molto cari:
Manjar
Sei salito con un salto da monello sulla micro.
Un cenno all’autista e hai percorso la spazio fino a me
sostenendo il lembo di una corda strappata
sul lato di una povera cassetta.
Merende al manjar,
cento pesos, una mousse al latte che vendi
ma non puoi mangiare perché
sei senza incisivi.
Non è giusto avere venti anni ed una bocca divorata da una carie
chiamata povertà.
Impotente, addento i tuoi dolci per poterne comprare ancora,
domani.
Gabriella canta ” Manjar “per tutte noi, donneconlozaino:
Manjar
Subiste a la micro
con un salto de acróbata.
Un gesto al chófer
y caminaste el espacio
que te separaba de mi,
sostenendo una caja
de dulces vieja, ajada.
Dulces de manjar!
Cien pesos por un alfajor de leche
que vendes y que no puedes comer
porque no tienes dientes.
No es justo tener veinte años
y una boca devorada por
una carie llamada pobreza.
Impotente, pongo en mi boca
uno de tus dulces de manjar
para poder comerlos aún
Mañana.
R.
Brava Gabriella …come sempre!!!
Troppo buona