In questo periodo in cui ci ritroviamo a fronteggiare una nuova ondata di propagazione del virus, pubblichiamo la poesia di Simona Polvani, scritta alla fine del lockdown lo scorso maggio e che “testimonia il suo stato del corpo e non solo dello spirito”. Simona vive a Parigi insieme a molte nostre amiche, amici, familiari; con solidarietà pensiamo alla Ville Lumière spenta dal coprifuoco ed a tutti quelli che, con resilienza e tra mille difficoltà, affrontano la difficile situazione. Spaventati per la salute nostra e altrui, per le difficoltà finanziarie, per la vita resa sempre più difficile nel quotidiano e nella progettualità; condividiamo paure e speranze, distanti ma sempre insieme, al di là delle frontiere.
P.
Deflagrano risate
risate
deflagrano fuori
dalla finestra
Sonore sillabe gutturali rotonde rotanti
Dalla finestra fuori
irrompono seminando filamenti scie brusii
borboglii
Scardinato ormai è il regno del Silenzio Inamovibile
Talvolta nella distanza – cento metri a volo d’uccello –
accade
una parola non si infrange nell’aria
penetra allora intera di senso nel tuo orecchio – bon, enfin, putain, champagne, virus, covid
vie vie vie
Loro festeggiano – sagome shekerate dentro rettangoli luminosi nella notte pesta – La cacofonia della felicità riesumata
Tu ancora
segregata nell’appartamento rimani sempre
più lontana dalla (ad)domestica(ta) vita di un tempo – antropocene ridisegnato con un compasso senza centro
e incomprensibile è la gioia
strozzata dalla paura
Niente è più rassicurante nel presente
ciò che prima era sembra perduto per sempre
l’incoscienza – e il tatto l’olfatto il gusto persino la vista
Il corpo – tradito dal respiro –
è divenuto diffidente e fa barriera
I piedi recalcitranti ti negano la soglia – oltre
NO EXIT
(Neppure l’estate esplosa tutta il 19 maggio)
©Simona Polvani 2020