Tor Bella Monaca
Anni fa, lavoravo in un centro territoriale a Tor Bella Monaca. Dopo un viaggio in metropolitana, al capolinea di Anagnina prendevo il 20 e al capolinea di via Cambellotti mi avviavo in un lungo viale al fine del quale c’era la mia scuola dove incontravo ragazzi che provenivano da tutto il mondo: io insegnavo italiano e quando entravo in classe approdavo in quella che i miei studenti ed io chiamavamo la nostra isola, un’isola dove le lingue si confondevano e mescolavano, per poi diventare la lingua che essi dovevano apprendere per trovare un lavoro, una casa, una nuova nazione in cui vivere.
E poi, le sere d’estate approdavo in un’isola che si stagliava da lontano, vedevo un grande campanile, all’ombra del quale c’era un teatro dove si entrava senza pagare e un cinema all’aperto per le calde sere d’estate dove, a volte ci si portava una sedia da casa, per stare più comodi. Era il teatro di Tor Bella Monaca, da alcuni temuta , da altri chiamata pericolosa periferia, ma dove io invece mi sentivo bene, lì respiravo cultura e voglia di cose belle.
Oggi sono stata invitata da un’amica alla presentazione di un libro e, ancora una volta, sono stata guidata a Tor Bella Monaca da un alto campanile e dall’insegna di un teatro. Lì vicino, una luminosa libreria.
Al centro, su un rosso divano, sedute come su un’ isola, quattro donne: una libraia, Alessandra Laterza, una scrittrice, Loretta Sebastianelli, una giornalista,Federica Meta e una “prestavoce”. Posato su un tavolino davanti a loro, un libro: “L’isola dei gatti scalzi”, presentato appunto da Valentina Nardecchia , donna amante della tecnologia e della poesia che all’autrice del libro, Nannakola, che vuole restare anonima, ha prestato la sua voce.
Sono rimasta incantata a sentire le descrizioni dei suoni maltesi, dei gatti scalzi , del femminismo e dell’ecologia raccontati col tono lieve proprio delle donne che si ascoltano, non si sovrastano: Federica che chiede, Loretta che spiega come da scrittrice abbia affrontato tagli e revisioni, Valentina che racconta una stupenda isola, dove, forse, era approdato Ulisse, Alessandra che dirige le altre col suo microfono brandito come l’asta del direttore d’orchestra.
Risalgo sul bus felice di aver trovato un’altra isola, nella “Torbella” sottovalutata, e di rientrare ancora a casa dopo un viaggio con il 20 e con la metro presi all’ultima stazione. In mano ho il mio libro per correre a scrivere su questo blog , a raccontare a tutte di quell’isola libreria posta lì, a via Amico Aspertini, vicino al capolinea, e di quel libro da diffondere e difendere perché le isole vanno difese ed amate, perché ci si possa approdare come nella grotta di Calypso.

R.