Teonilla e il Nepal

Teglio Veneto (Venezia)

Da piccola sognavo di fare la hostess per volare nei luoghi più lontani e da grande ho sempre destinato una parte del mio stipendio ai viaggi. Dei viaggi mi piace soprattutto la dimensione dell’imprevisto che diventa occasione per imparare e incontrare persone, non mi sono quindi mai rivolta ad una agenzia per organizzarne uno.

Qualche anno fa ho visitato il Nepal con una formula di scambio lavoro/ospitalità che mi ha dato l’opportunità di vivere per un mese presso una famiglia locale in un villaggio nella valle di Katmandu. Ogni giornata di quel soggiorno mi ha riservato sorprese, esperienze , incontri.

Di questi ultimi uno in particolare mi resta vivo nella memoria: da brava insegnante appena andata in pensione, ho voluto un giorno visitare la locale scuola pubblica .

Riporto dal mio diario di viaggio :

“L’edificio ha l’aspetto di una casa senza tetto ,tutto in torno c’è  un marciapiede di cemento, oltre il quale solo terra battuta. Fuori della scuola ci sono alcuni giovani uomini e una ragazza che gironzolano per il cortile e davanti l’ufficio del direttore.

Chiedo a un giovane del direttore, in quel momento stava facendo lezione  e mi invita  ad aspettarlo davanti la porta del suo ufficio.

Le porte di alcune classi erano aperte e si sente il vocio dei bambini.  Dopo poco arriva , mi sorride e mi da la mano mentre io lo saluto col loro saluto tradizionale , namasté !

Mi presento e alla mia richiesta di poter visitare la scuola mi risponde  subito di si con entusiasmo .

Mi dice che tutte le persone lì fuori sono insegnanti , compresa la ragazza e che non hanno tanto da fare perché gli alunni sono pochi. Gli chiedo di vedere una classe e mi accompagna in una di quelle con la porta aperta che vengo a sapere essere degli alunni più piccoli. Entro e vedo 3 bambine da sole che stanno chiacchierando e scrivendo su un quadernetto senza copertina con i fogli tutti stropicciati. Mi dice che di questi tempi ci sono pochi alunni perché molti vanno alla scuola privata. La classe è molto piccola, non ha finestre , solo il balcone, i banchi in ferro e legno sono una struttura fissa con sedile e piano di lavoro . Ce ne sono tre di queste strutture , penso che ci possano stare  , stretti stretti, cinque bambini in ciascuna.

Il soffitto è praticamente il tetto della scuola ed è in lamiera. Alle pareti grigie, qualche lavoro dei bambini : si tratta di colorazioni su disegni già stampati. Mi prende un nodo alla gola, non posso non pensare alle nostri classi luminose, pulite , colorate con lavagna multimediale !Come si fa ad imparare in un posto così !

Il direttore mi invita a fare un disegno alla lavagna (tipo vileda) che le 3 bambine dovranno ricopiare. Mi prende alla sprovvista ! Dico che disegno la mia casa , e faccio il classico disegno stereotipato  della casa tipo colonica, alberi , gatto e una macchina che dico essere la mia. Commento stupìto del direttore : “ah! Tu hai una macchina ?“.  Sto un po’ lì con le bambine e la ragazza che interviene ogni 2 secondi per farle stare zitte urlando qualche cosa nella sua lingua.

Quando la scuola finisce il direttore mi invita nel suo ufficio per mostrarmi con orgoglio delle foto  di un meeting fatto 16 anni  prima con un gruppo di volontari danesi , e poi mi invita a casa sua , che dice di essere poco distante.

L’invito mi lascia un po’ perplessa ma curiosa come sono non mi lascio scappare l’occasione di questa nuova esperienza. Lui è in moto (una vecchia honda) , mi fa salire dietro poi  mette il casco  (in Nepal è obbligatorio solo per il conducente) e partiamo !

In effetti la sua casa è vicina , me la mostra correndo , è di colore arancione situata in alto. Ad un certo punto lascia la strada principale per imboccare un sentiero e ferma la moto praticamente in mezzo ai campi ! Non so cosa pensare , ma continuo a fidarmi.Mi dice che a questo punto bisogna continuare a piedi e  mi fa strada per un sentiero quasi invisibile che si inerpica su per la montagna ,

Durante il percorso mi mostra un capannone vuoto per l’allevamento di polli , una stalla e diversi orti. Tutto suo ! Dopo una faticosa salita  arriviamo finalmente a casa: dal cortile della casa si ha una vista meravigliosa , si vede tutta la valle di Katmandu , illuminata da un sole pallido ormai vicino al tramonto e avvolta nella foschia in lontananza. E’ uno spettacolo mozzafiato!

In un angolo del cortile , accovacciata per terra c’è sua madre che mescola del brodo in un paiolo sopra il fuoco , davanti la porta di casa una donna e un bambino. Mi presenta la madre , che sta facendo appunto un brodo di manzo, poi la moglie e la bambina. Ci sediamo negli immancabili sgabelli davanti lo spettacolo della valle  e prendiamo il te con pop corn e arachidi tostate. Mi racconta che sua madre è molto malata e deve prendere delle  medicine costose, che sua figlia andrà a scuola con lui ( ha solo 2anni!) ed ha bisogno dell’uniforme, quaderni e via di seguito e che il suo stipendio è solo di 18000NRP. Non capisco se mi dice queste cose perché vuole dei soldi ma non credo , ripete spesso che l’ educazione della sua bambina richiede molto impegno ma non capisco ancora cosa voglia dire . Nicchio delle risposte evasive per non fare promesse che non potrei mantenere e decido che è ora di tornare, Mi accompagna fino alla strada asfaltata e poi continuo a piedi lungo questo percorso panoramico fino al villaggio  godendomi il tramonto sulla valle di Katmandu”.

La famiglia del direttore
La scuola di Changu Narayan

Teonilla

Author: Patrizia D'Antonio

Blogger, writer, teacher, traveller...what more? I love to meet and share with people. In my spare time I like reading, swimmming, cycling, listening and playing music . I was born in Rome but I live in Paris  

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