Una donna interessante che mi ha affascinata molto per le sue battaglie non convenzionali non è qui con noi per raccontare di sé ma merita un posto importante in questa carrellata che è bello presentare al gruppo di donne con lo zaino. Lei avrebbe oggi 93 anni, è morta quattro anni fa, io l’ho conosciuta che aveva 89 anni e sembrava una ragazza. Con la crocchia grigia legata sulla nuca parlava con me infervorandosi nel racconto delle sue lotte e, soprattutto, delle sue vittorie. Avevo sentito di lei dalla mia amica Anna, che le aveva scritto per conoscerla e, dietro le mie insistenze, aveva accettato di portarmi con sé a Montreuil in una casa occupata che in realtà più di una casa era un crocevia di idee, incontri, saperi.
La sua vita era stata lineare, come quella delle sue coetanee, si era sposata giovane, aveva avuto 4 figli. L’unione era stata infelice e Therese divorziò. Il suo percorso di vita la portò a diventare militante femminista e a lottare per la contraccezione e la libertà di aborto. Si stabilì a Montreuil dove tanti la chiamavano “Thérèse di Montreuil” per il suo attivismo. Dovendo assistere per lungo tempo la madre malata, prese a cuore il problema dell’assistenza agli anziani e cominciò la sua battaglia che sfociò nella fondazione della Casa delle donne, dove poter accogliere donne vittime di violenza, e dove le più anziane potessero invecchiare insieme. Lottò a lungo per ottenere i fondi necessari, finché, dopo lunghe battaglie, riuscì ad aprire la “maison de babayagas”, dal nome delle streghe russe. Le “babayagas” sono personaggi mitologici appartenenti alle tradizioni slave. Sono streghe, che alcuni considerano malvagie, altri, donne sapienti che offrono conoscenza, come sanno fare solo le donne che hanno vissuto pienamente.
Perciò Therese valorizzò le donne che non si arrendono alla terza età ma, anzi, vogliono viverla in maniera intelligente. A questo proposito non si preoccupò soltanto di offrire un tetto, fondò l’Università degli studi sulla vecchiaia, perché la casa ospitasse saperi oltre che sapori. Therese per tutta la vita lottò per i diritti degli omosessuali e sfidò l’ultimo tabù sulla morte permettendo che girassero un documentario sulle sue ultime settimane di vita, “Les vies de Thérèse ” proprio per sfatare l’ultimo tabù, quello sui corpi morenti.
Sono riuscita ad intervistarla nella sua casa, Anna le faceva delle domande, lei ha risposto con energia e fierezza, poi ci ha mostrato i suoi appartamenti, ognuno grande circa 40 mq, tutti affittati ad un costo sociale basso ma con l’impegno, per le donne ospitate, di svolgere alcune ore di servizio sociale. Therese nell’intervista ha ribadito i suoi punti chiave: femminismo, autogestione, ecologia, cittadinanza e laicità.
Tante Therese oggi lottano in tutto il mondo per far comprendere che essere vecchi non vuol dire essere malati, che occorre offrire spazi per gli studi e il benessere. Adesso che si assiste allo sfacelo delle RSA, che capita di sbirciare all’ interno di tali angoscianti strutture ci si chiede se la sua rivoluzionaria idea di cohousing non sia una strada maestra per il futuro.
Forse saranno i baby booomers, coloro che sono stati bambini nel boom, adolescenti nell’era del” riprendiamoci la vita”, a riscoprire un nuovo concetto di comune dove poter invecchiare insieme senza morire prima del tempo.